Una spy story da premio Decio Cavallo

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I giovani certamente non lo ricorderanno, Decio Cavallo era un turista italo-americano danaroso e un po’ fessacchiotto che, nel film Tototruffa 62, acquistò in denaro contante la fontana di Trevi dall’inveterato duo d’imbroglioni interpretati da Nino Taranto e dal grande Totò, entrambi al meglio della forma cinematografica
– By Cybergeppetto –

Il recente episodio spionistico che ha coinvolto due ufficiali, un capitano di fregata italiano e un attaché militare presso l’ambasciata russa in Italia, entrambi colti in flagranza di tradimento il primo e di acquisto di segreti militari il secondo, suggerisce, immédiatement, l’istituzione del premio Decio Cavallo.

I giovani certamente non lo ricorderanno, Decio Cavallo era quel turista italo-americano danaroso e un po’ fessacchiotto che, magistralmente interpretato dall’attore Ugo D’Alessio nel film “Tototruffa 62”, acquistò in denaro contante la fontana di Trevi dall’inveterato duo d’imbroglioni interpretati da Nino Taranto e dal grande Totò.

Pur lasciando all’autorità giudiziaria il compito di definire la corrispondenza tra la fattispecie astratta e quella concreta della suddetta spy story italo-russa, la vicenda mi suggerisce di evidenziare la pervicacia con la quale i nostri eroi sono riusciti ad interpretare, con inconsapevole, eroico e grande sprezzo del ridicolo, una fiction spionistica da guerra fredda nell’epoca, però, della pace calda e del vaccino Sputnik.

Perché la spy story romana sarebbe ridicola? Un po’ di pazienza e Cybergeppetto ve lo spiegherà.

Intanto, perché pagare una spia per carpire segreti militari? Nell’era di Internet, chiunque voglia sapere qualcosa di segreto sui sistemi d’arma dei vari eserciti, deve solo aprire le riviste specializzate in queste diavolerie per trovarvi spiattellata ogni tipo di informazione, anche quelle classificate: bisogna soltanto sapersi destreggiare nel mare magnum della rete. Se, invece, volete sapere dove sono ubicati i comandi delle forze armate di un dato Paese, basta aprire Google Map che vi fornirà pure l’indirizzo.

Perfino per conoscere i segreti dell’inarrivabile Cia basta chiedere alla biografa del suo ex direttore, il generale Petraeus, quella signora che per particolari e non meglio indagati meriti si era fatta dare le credenziali per leggere le segretissime e-mail del suo capo.

Ancora più facile è conoscere i segreti dei comandi militari della Nato: basta che lavoriate, o siate amico di qualcuno che vi lavori, nei bar dei dintorni dei reparti e unità dove, di solito, gli spioni vanno a lamentarsi dei loro capi.

E se proprio volete sapere quando avverrà il prossimo attacco di una certa alleanza militare, basta che lo chiediate alle escort che sollazzano i vip di quell’alleanza.

In tutto questo casino, è proprio il caso di dirlo, i due figuri che a Roma giocavano a fare gli 007 della mutua sono più ridicoli di Franco e Ciccio spie a Berlino, un altro famoso film comico degli anni Settanta.

Però l’ufficiale italiano, oltre che per spionaggio, dovrebbe essere indagato anche per truffa, visto che non si riesce proprio a capire quali segreti siano custoditi in Italia che lui potesse vendere in un Paese, il nostro, dove il segreto come diceva il Manzoni è tale soltanto se lo spifferi a qualcuno.

Pertanto, il premio Decio Cavallo testé istituito viene assegnato a quel fessacchiotto dell’ufficiale russo che ha pagato 5.000 euro per il classico pacco con il mattone al posto della radio a transistor che, anni fa, veniva ammollato al turista incauto nei mercatini napoletani di Forcella il quale, turista, almeno fino al ritorno in albergo, era convinto di aver fatto un affare per poche lire.

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