Un cane vuole essere trattato da cane

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Non dobbiamo lasciarci fuorviare dal convincimento che, giacché il cane vive a stretto contatto con l’uomo, i loro modi di vivere siano sovrapponibili, perché sia l’uno che l’altro amano vivere secondo la propria natura: l’uomo da uomo e il cane da cane. Molte persone, per affetto o per egoismo, tendono invece a “umanizzare” il cane non capendo che, così facendo, vanno contro l’ordine naturale delle cose

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Per quasi mezzo secolo nel mio giardino, nel mio cortile, c’è sempre stato un cane da caccia libero, almeno fino a quando non sono andato ad abitare in appartamenti condominiali dove un cane, abituato a grandi spazi, si sarebbe sentito messo in prigione dal suo migliore amico, col quale aveva avuto un rapporto alla pari secondo una tradizione venatoria che affonda le radici nel pleistocene superiore. Infatti, stando ai reperti fossili ritrovati in varie parti del mondo, già 12.000 anni fa i cani vivevano assieme agli esseri umani, e possiamo anche dedurre che, poiché quell’era fu caratterizzata dalla glaciazione e visto che ancora oggi essi vivono insieme, l’Homo sapiens e il Canis familiaris furono tra le specie che riuscirono ad adattarsi meglio al severo cambiamento climatico.

Oggi i cani nel nostro Paese sono all’incirca quattordici milioni (fonte: banca dati anagrafe animali) e, per quanto bisognevoli di vasti spazi, il più delle volte vivono in appartamenti di pochi metri quadrati, con un chip nel sottocute, sono nutriti con delle schifezze definite “cibo bilanciato” e quasi sempre subiscono il supplizio della castrazione. A questo punto viene naturale porre una domanda ai loro padroni: «Siete sicuri di conoscere i vostri cani?». A noi sembra di no, ma prima di andare avanti consentiteci di ricordarvi quanto scritto sul cane dal naturalista svedese Carl Nilsson Linnaeus, Linneo in Italia: «Il cane mangia carne, animali morti, sostanze vegetali, farinacei. Digerisce le ossa; si purga rigettando dopo aver mangiato erba […] È docile, capace di cercare oggetti perduti, di fare la guardia, di annunciare l’arrivo dei forestieri, di badare al bestiame e ai campi, di proteggere buoi e pecore dalle fiere, di scovare la selvaggina, di strisciare, di portare la preda al cacciatore senza mangiarla».

Dalle parole di Linneo emerge una verità che i proprietari di cani farebbero bene a tener sempre presente… il cane non è un animale da appartamento. E non dobbiamo lasciarci fuorviare dal comodo convincimento che, giacché egli vive a contatto con l’uomo, i loro modi di vivere siano perfettamente sovrapponibili, perché ogni essere vivente ha il diritto di vivere secondo la propria natura: l’uomo da uomo e il cane da cane.

Molte persone, per affetto o per egoismo, tendono invece a “umanizzare” il cane (ma anche il gatto che per sua fortuna non ci stima molto), non capendo che così facendo vanno contro l’ordine naturale delle cose. Il cane, che d’inverno è costretto a vivere in appartamenti con una temperatura di 23°, non è un animale amato, semmai maltrattato, perché il suo organismo si è evoluto per vivere all’aperto in ogni stagione. Pertanto, sballottolandolo tra un ambiente ben riscaldato e il gelido parco dove d’inverno lo portate a fare la pipì, per lui ammalarsi di bronchite canina è soltanto questione di tempo. E, poi, smettetela di portarlo in giro con addosso delle ridicole copertine o con ciuffi di peli legati da variopinti nastri, o con un foulard al collo, così ne fate dei fenomeni da baraccone, non certo degli animali felici.

A questo punto i casi sono due: o non sapete che il cane discende dall’astuzia del lupo, dall’adattabilità del coyote e dalla robustezza della iena, oppure lo sapete e, allora, dovete confessare che certe “protezioni” servono ai vostri esibizionismi, non certo a lui, che ne farebbe volentieri a meno. E non pensate che egli sia stupido soltanto perché docile e soggiace alle vostre discutibili attenzioni, lo fa soltanto perché vi ama. E voi, proprietari di cani, siete sicuri di poter dire altrettanto?

(Copertina di Donato Tesauro)

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