La Sinistra italiana, che pur avendo in antipatia l’America e i valori che essa esprime si sente la dépendance europea del partito democratico a stelle e strisce, essendo ancora in pieno marasma post-traumatico dopo la strabiliante, imprevedibile e impreveduta vittoria di The Donald, è ancora lontana dall’apprendere l’insegnamento che viene da quella elezione
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Quando Donald Trump fu sconfitto nelle elezioni presidenziali del 2020, il pittore Donato Tesauro gli dedicò una copertina che facesse da corredo a un articolo dal titolo “Addio, mister president”. Ebbene, adesso che il Tycoon sta per ritornare alla Casa Bianca trionfalmente, il nostro amico ha ripreso la copertina di quattro anni fa e l’ha miscelata con un’altra a tale scopo disegnata, affinché risultasse nitido, anche iconicamente, ciò che è avvenuto in appena 48 mesi di storia americana, e in un mondo che nel frattempo ha visto espandersi i suoi diversi problemi sociopolitici. A proposito di un’altra espansione il fisico Antonino Zichichi sostenne che il nostro universo sta andando da qualche parte, anche se non si sa dove. Ecco, secondo noi, l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca dovrebbe essere inquadrata alla luce di questo convincimento del suddetto professore perché, anche se non sappiamo con certezza assoluta quali effetti produrrà sull’incasinato palcoscenico della politica globale, la sua elezione delinea comunque uno spartiacque, un prima e un dopo.
A riguardo ci sentiamo di andare perfino un pochino più in là, sostenendo che la straordinaria elezione del Tycoon è l’ennesima riprova che – soprattutto per merito delle politiche della Sinistra globale – questo in corso sarà ricordato come il secolo dell’affermazione dei conservatori. A fronte di ciò, la Sinistra italiana ha almeno cominciato a realizzare che, al contrario di lei che coltiva soltanto le proprie idee, un conservatore sa trarre il meglio da tutte quelle che sono sul tappeto? Ha finalmente approntato un piano organico di governo del Paese in alternativa a quello dei conservatori? Si è acconciata a lanciare segnali di collaborazione al governo sulle politiche sociali che ci riguardano tutti, o preferisce seguire la strada della rivolta sociale auspicata dal segretario della Cgil Landini? Ha iniziato un qualche riesame della sua disastrosa propensione per una dissennata politica immigrazionista? Manco po’ cazzo! Direbbero a Napoli. E, poi, ritornando ancora alla Cgil, qualcuno dovrebbe ricordare al capopopolo Landini che i suoi patronati esteri, quelli che dovrebbero rendere gratuitamente alcuni servigi agli italiani residenti in altri Paesi (e che per questo beccano mezzo miliardo di finanziamento pubblico ogni anno), pare abbiano più di qualche scheletro negli armadi (https://www.ilgiornale.it/news/politica/patronati-cgil-allestero-spuntano-anomalie-dubbi-sui-2393728.html).
Purtroppo, la Sinistra italiana, che pur avendo in antipatia l’America e i valori che essa esprime si sente la dépendance europea del partito democratico americano, essendo ancora in pieno marasma post-traumatico dopo la strabiliante vittoria di The Donald e lungi dal capitalizzare l’insegnamento che viene da quella elezione, ha ricominciato con lo sport che le è più congeniale: spostare l’attenzione dell’opinione pubblica su problematiche politiche esterne, allo scopo di nascondere la sua inconsistenza nella politica nazionale. Per capacitarsene basta ascoltare la segretaria del Pd Elly Schlein, o leggere almeno i titoli dei soliti, noti quotidiani nostrani… zeppi di parole d’ordine, di luoghi comuni e di disonestà intellettuale. Ed è con questo stesso spirito che è ripartito il tiro al bersaglio della Sinistra, non tanto su Trump, che risultati elettorali alla mano può tranquillamente fottersene, ma sulla squadra che egli sta mettendo insieme nella sua residenza privata di Mar-a-Lago, in primis su Elon Musk la cui personalità eccentrica e geniale sembra fatta opposta per provocare un blocco mestruale alle represse zitellone della Sinistra al caviale, come l’ha di recente definita Giorgia Meloni. E perché poi? In fondo Musk è un autentico futurista perché, a voler fare un ripassino di storia a riguardo, in fondo è soltanto un Tommaso Marinetti sudafricano e con molti più soldi dell’originale italiano.
Al momento pensiamo che dal giorno dell’elezione di Trump la guerra in Ucraina abbia i giorni contati e che, per arrivare alla pace, Zelensky sarà indotto a fare un bagno di realismo sulla perdita della Crimea avvenuta nel 2014, peraltro persa anche grazie all’acquiescenza del campione dei democratici americani, Barack Obama, che all’epoca regnava alla Casa Bianca. Crediamo che lo slogan trumpiano “Make America Great Again” non induca a sonni tranquilli neppure la Corea del Nord, la Cina e l’Iran, il cui ministro degli esteri Abbas Araghchi, proprio in questi giorni, ha lanciato un ramoscello d’ulivo a Trump che ancora non è entrato alla Casa Bianca, purtuttavia resistiamo alla tentazione di addentrarci in analisi premature… lasciamo questo compito ai dottoroni che – è dimostrato ormai – non ne imbroccano una. Piuttosto preferiamo soffermarci su di un particolare che è sfuggito ai più e che, secondo noi, la dice lunga sulla differenza di visione politico-esistenziale corrente tra i moderni conservatori e i progressisti che, in verità, troviamo convenzionali e un po’ fané.
Questi ultimi, a parole sono per il progresso, per il lavoro, per il benessere della classe operaia e, udite – udite, per la parità di genere, quella cosa secondo la quale sul lavoro e nella progressione della carriera non vi dovrebbe essere nessuna differenza operativa e retributiva tra maschi e femmine. Salvo, poi, che i loro governi hanno massacrato di tasse i datori di lavoro che si sono rifatti sugli operai, in particolar modo sulle operaie, sull’abolizione degli asili nido di fabbrica e di altre facility per le mamme lavoratrici; hanno assistito inani alla distruzione dell’industria automobilistica grazie alle loro follie green, con relativa perdita di migliaia di posti di lavoro, e hanno costruito una parità di genere più folclorica e petalosa che efficace, anzi in questo campo hanno dovuto inseguire i conservatori che, per la prima volta nella storia d’Italia, si sono dati un capo di governo donna. Ma perfino quello che secondo le Sinistre sarebbe il super maschilista globale, Donald Trump, si è rivelato più avanti di loro nel campo delle pari opportunità perché, nel preparare la sua squadra di governo, e per la prima volta (un’altra prima volta dei conservatori) nella storia degli Stati Uniti, ha nominato proprio una donna, Susan Wiles, quale Chief of staff della Casa Bianca, che poi sarebbe l’equivalente civile di un Capo di Stato Maggiore. Altro che il donnino-segretario che dal Largo del Nazareno non riesce a farsi obbedire neppure dal capataz campano De Luca sul terzo mandato!
Crediamo, e in un certo modo ce lo auguriamo, che Trump ci riserverà molte sorprese positive andando, così, a rafforzare il nostro convincimento secondo il quale per provvedere al governo di un mondo di folli come il nostro, ci vuole un altro folle, magari con un ottimo staff e un tantino più realista degli illusi della Sinistra.
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