Costatato che non vi erano i numeri per poter essere decisivo, preso atto che in una nuova elezione Forza Italia correrebbe il rischio di scomparire e che i parlamentari di Forza Italia avevano voglia di affrontare nuove elezioni come Dracula la luce del giorno, ha dovuto realizzare di non contare niente
– Enzo Ciaraffa –
Al giornalismo – che per compito istitutivo ha quello d’informare con oggettività – non si addicono gli eccessi perché questi certamente galvanizzano i partigiani di una tesi politica o di un partito, ma uccidono la sua attendibilità.
Su di Berlusconi, ad esempio, i media passano frequentemente da una iperbole all’altra: o lo dipingono come la causa di tutti i mali italiani dell’ultimo quarto di secolo, o ne fanno una sorta di martire. Siamo persuasi che l’ex Cavaliere non sia stato né l’una, né l’altro e che, in realtà, abbia rappresentato soltanto la prosecuzione e/o degenerazione del craxismo. Ma questo è un altro discorso.
Veniamo a questi giorni. Dopo il voto del 4 marzo, e nonostante una legge elettorale assurda, è apparso in tutta evidenza che la maggior parte degli elettori si sia espressa per un governo M5S–Lega e che l’unico ostacolo a questa formazione era rappresentato dalla presenza di Berlusconi, quale alleato di Salvini, nella coalizione del Centrodestra. Ciò perché i Cinque Stelle, che già si stavano calando le braghe col Pd del loro nemico numero due, il riottoso Renzi, non potevano abdicare anche al principio che Berlusconi sia stato il loro principale nemico, l’incarnazione stessa del Male.
Berlusconi, d’altro canto, costatato che non vi erano i numeri in Parlamento per potere essere decisivo per un governo Di Maio – Salvini, preso atto che in una nuova elezione Forza Italia correrebbe il rischio di scomparire dal panorama politico e che, pertanto, i parlamentari di Forza Italia avevano voglia di affrontare nuove elezioni come Dracula la luce del giorno, ha dovuto realizzare di non contare più niente. Ecco allora il beau geste: «Nulla contro la formazione di un governo Di Maio – Salvini».
Come all’indomani del 4 marzo non si capì se le ambigue parole di Matteo Renzi fossero delle dimissioni reali o meno da segretario del Pd, non si è capito se il placet di Berlusconi sia di appoggio, di astensione o di sfiducia ad un probabile governo M5S -Lega. Ebbene, soltanto perché l’ex Cavaliere ha dovuto prendere atto di contare come il due a briscola nella formazione di un nuovo governo, molti media lo stanno dipingendo in questi convulsi giorni come una specie di pater patriae dell’antichità latina! Ma è davvero così difficile scrivere che il nostro uomo ha semplicemente fatto l’unica cosa che poteva fare?
Noi non sappiamo, e non crediamo, che Berlusconi abbia mai pensato di poter diventare il padre della Patria nonostante i suoi affollati ginecei, ma sta di fatto che egli padre lo è per davvero, di Marina Berlusconi. Ebbene, stando ad alcuni quotidiani di oggi, questa sarebbe stata fortemente contraria alla decisione del genitore di tirarsi fuori dalle trattative, pensando evidentemente ai riflessi negativi che la sua assenza potrebbe avere sulla legge di riordino delle televisioni e sul conflitto d’interessi.
Se per davvero le cose stanno così, siamo doppiamente contenti che Berlusconi sia stato costretto a mettersi da parte: le sorti dell’Italia non possono dipendere dalle decisioni della sua famiglia!