È probabile che con le sue tardive rivelazioni sulla strage di Ustica il topo – Amato di Forattini volesse gettare una trave tra le gambe di questo governo visti i suoi già ispidi rapporti con la Francia di Macron e fare, così, un favore alla Sinistra italiana e francese che, stando ai sondaggi, per le elezioni europee non sono messe proprio bene. Guarda caso, subito dopo la sua insolita performance, la subcomandante Elly è andata a Parigi per cercare la “verità” dai compagni francesi
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L’ex braccio destro di Bettino Craxi, ex sottosegretario, ex presidente del Consiglio, ex parlamentare, ex ministro ed ex presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, in un’intervista rilasciata a Repubblica qualche giorno fa, ha rivelato che il 27 giugno del 1980 a colpire per errore il DC9 dell’Itavia con 81 persone a bordo nei cieli di Ustica fu il missile lanciato da un aereo militare francese decollato dalla Corsica che, di concerto col comando Nato, aveva la missione di abbattere il Mig sul quale si supponeva stesse viaggiando il dittatore libico Mu’ammar Gheddafi. Però, sempre stando alle parole di Amato, Gheddafi si salvò grazie a una soffiata di Bettino Craxi, come dire che, tra le tante colpe attribuitegli, l’allora leader socialista era anche un traditore del suo Paese e dell’Alleanza Atlantica. Questa rivelazione impone, però, una domanda: come faceva il capo di un partito politico a sapere dell’operazione top secret da svilupparsi nei cieli del Mediterraneo? A meno che la soffiata salvifica per Gheddafi non gli venne suggerita direttamente dal Quirinale dove allora sedeva un altro socialista: Sandro Pertini. Ma un’evenienza del genere la riteniamo molto improbabile stante la caratura morale di Pertini.
Sulle rivelazioni di Amato è intervenuto per una precisazione uno dei figli di Craxi, Bobo: “É già scritto anche sui libri di Storia che mio padre avvertì Gheddafi che lo avrebbero bombardato. Ma nel 1986”. Evidentemente Bobo si riferisce all’operazione El Dorado Canyon con la quale gli Stati Uniti la notte del 14 aprile del 1986 tentarono di eliminare il dittatore mediante un bombardamento aereo sulla Libia, in particolare sul suo palazzo di Tripoli.
Come sempre avviene in questi casi, dopo l’intervista di Amato è partita tutta una serie di rievocazioni più o meno cervellotiche che tirano in ballo servizi, magistrati, giornalisti, Generali e politici, tra i quali Francesco Cossiga, all’epoca capo del governo, che non accettò mai l’ipotesi della bomba a bordo del DC9 inabissatosi. Orbene, per un fatto generazionale noi conosciamo poco il figlio di Craxi ma bene Giuliano Amato per potercene fidare. D’altronde non è che Amato non piaccia soltanto a noi oggi, visto che Giorgio Forattini, che di “tipi umani” se ne intendeva, nelle sue folgoranti caricature era solito rappresentarlo con le sembianze di un topo e, come si sa, questi roditori si muovono bene nelle chiaviche.
Tra l’altro abbiamo ragione di ritenere che anche la data fornita da Bobo sia priva di presupposti: perché, come ritorsione immediata per il bombardamento subito da parte degli Stati Uniti nella citata operazione El Dorado Canyon della notte precedente, Gheddafi avrebbe dovuto lanciare due missili SS-1 Scud contro i radar della Nato dell’isola di Lampedusa il 15 aprile 1986, mentre a capo del governo italiano c’era proprio il suo “salvatore” Bettino Craxi? Siamo sicuri che a lanciare quei due missili siano stati i libici e non i russi che all’epoca avevano il controllo delle rampe di lancio fornite a Gheddafi? Troppi controsensi, troppe date sbagliate e troppi personaggi buttati alla rinfusa nel sacco del sensazionalismo da un politico che, per gli incarichi ricoperti in questi ultimi quarantatré anni, dovrebbe conoscere a menadito gli avvenimenti dei quali parla. Da parte nostra non escludiamo affatto che ad abbattere per errore il DC9 dell’Itavia nei cieli di Ustica possa essere stato un missile dei francesi, ciò che non capiamo è l’obiettivo che si prefigge Giuliano Amato con le sue tardive (e indimostrate) rivelazioni. Ma forse il suo obiettivo è talmente chiaro, così sotto gli occhi di tutti da passare quasi inosservato.
L’ha fatto per mettersi a posto con la coscienza? Un tizio come Giuliano Amato non sa neppure dove sta di casa la coscienza. È più probabile che il topo forattiniano, quello che di notte, nel 1992, assalì i conti correnti degli italiani, volesse gettare una trave tra le gambe di questo governo per quanto riguarda i suoi già ispidi rapporti con la Francia di Macron e fare, così, un favore alla Sinistra italiana e francese che, stando ai sondaggi, per le elezioni europee non sono messe proprio bene. Guarda caso, subito dopo le rivelazioni di Amato, la subcomandante Elly è andata a Parigi per cercare la “verità” su Ustica dai compagni francesi, riuscendo dove in quasi mezzo secolo hanno fallito capi di Stato e di governo, giornalisti d’inchiesta, ministri e alti comandi nazionali e internazionali. Probabilmente se ne tornerà in Italia sventolando (come fece Chamberlain al ritorno da Monaco nel 1938) un qualche accordo col radicale della sinistra francese Mélenchon in vista delle euro-elezioni e niente di più.
E la verità su Ustica? Ma veramente credevate che i francesi (boriosi e sciovinisti) prendessero sul serio la dilettante del PD?
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