Stavolta la Sinistra se la prende con l’alzabandiera dei ragazzi

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L’alzabandiera militari-ragazzi a Gioia del Colle non è piaciuta alla signora Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra oltre che moglie dell’onorevole Nicola Fratoianni, segretario della stessa Sinistra, la quale, tanto per dire una cosa nuova, nella circostanza ha evocato il ritorno del fascismo e dei Campi Dux

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Per celebrare con gli italiani del futuro – cioè i ragazzi – il 227° compleanno del nostro Tricolore qualche giorno fa nella piazza del Plebiscito di Gioia del Colle è stata riproposta la cerimonia dell’alzabandiera, organizzata dal Reggimento Logistico Pinerolo di Bari in collaborazione con le autorità gioiesi, alla quale sono state invitate anche alcune scolaresche assieme a insegnanti e genitori. Per far conoscere ai ragazzi i loro militari, come spesso avviene a margine di siffatte iniziative, il Reggimento Logistico ha allestito anche una mostra statica e un’area di “Military fitness” per insegnare ai ragazzi i comportamenti fisici virtuosi per mantenere la buona salute. Ma, a quanto pare, tale manifestazione non è piaciuta alla signora Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra oltre che  moglie dell’onorevole Nicola Fratoianni, segretario della stessa Sinistra, la quale, tanto per dire una cosa nuova, ha evocato il ritorno del fascismo, dei Campi Dux insomma: «Pensavamo che il tempo delle marce a scuola e dell’inquadramento militare di bambini e bambine fosse una triste pratica da consegnare ai libri di storia, testimonianza di un passato oscuro e da dimenticare».

Alle parole dell’onorevole Piccolotti (nomen omen?) si potrebbe replicare in mille modi, ma dato che come asseriva Montanelli plagiare se stessi non è un reato, troviamo più esaustivo farlo con le impressioni e i sentimenti che provò una giovane recluta al suo primo alzabandiera e riportate al capitolo ventiquattresimo di un mio libro il cui titolo vi risparmio: «La bandiera sale lentamente sul pennone, mentre le note dell’Inno di Mameli si propagano per il piazzale dove noi siamo irrigiditi sull’attenti. È una limpida mattinata d’inizio estate eppure non sento né canti di uccelli, né quei rumori tipici della caserma, è come se la natura avesse smesso all’im­provviso di respirare assieme a noi. Tutto ciò sembrerebbe irreale se non fosse per il lamentoso cigolio della carrucola del pennone: poche ore fa ero un borghese zazzeruto e adesso sono già un soldato! Mentre il Tricolore continua a salire e la musica a dif­fondersi per la caserma, mi viene da pensare – e non ne capisco il perché – alle figure dei miei libri delle scuole elementari. Come se sfogliassi ancora il sussidiario mi passano davanti agli occhi le pagine con gli aeroplani dai quali i piloti sorridenti e pacifici allungavano il braccio per salutare i contadini al lavoro nei campi. Rivedo anche le figure di fabbriche dalle ciminiere fumanti, di campane dondolanti in campanili sorvolati da rondini e rivedo, infine, me stesso tra scolari col grembiule nero che schiamazzando escono da scuola. Penso anche alla mamma, al paese e ai vecchi seduti all’ombra del grande tiglio della piazza, ai bambini vocianti che inseguono un pallone sgangherato, al maresciallo dei Carabinieri in bicicletta. Buongiorno, Italia mia». Era la mattina del 18 giugno del 1968 e la recluta era chi scrive.

Adesso che sono vecchio capisco bene il perché dei pensieri che si rincorrevano nella mia mente quella mattina di cinquantasei anni fa, e vorrei tentare di spiegarlo alla scandalizzata onorevole, anche se immagino che sarà fatica sprecata. Quella dell’alzabandiera, egregia signora Piccolotti-Fratoianni, è la cerimonia con la quale, ogni mattina, il soldato dice “Buongiorno” al suo Paese, ai morti in guerra, ai suoi compatrioti, ai suoi affetti, al presidente della Repubblica per i quali, all’occorrenza, darà la sua vita per intima e libera scelta: quindi, anche per lei, onorevole. E, soggiungo, per una paga al limite della sopravvivenza, niente a che vedere col doppio e pingue stipendio che, con le nostre tasse, paghiamo ogni mese a lei e al suo onorevole marito per un totale complessivo di oltre 20.000 euro. Ecco, onorevole difensore del verde e del popolo lavoratore, si scandalizzi di questa cifra invece che dell’alzabandiera dei militari con i ragazzi di Gioia del Colle. Lo so, la capisco perfino, lei è abituata a trasalire soltanto d’avanti alla bandiera rossa e a quella dei palestinesi di Hamas, ma proprio per questo è un bene che i bambini della nostra Repubblica si liberino al più presto del vostro veleno ideologico e imparino a conoscere una toccante, nobile usanza nata secoli prima dell’avvento del fascismo da lei scioccamente evocato per la circostanza. Lunga vita al Tricolore!

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