Quando divenne maggiorenne, una delle prime cose che fece il campione altoatesino non appena incominciò a far soldi con i premi delle gare e con la pubblicità, fu quella di spostare la residenza anagrafica, e soprattutto fiscale, nel Principato di Monaco dove non vi sono imposte sul reddito delle persone fisiche
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Dopo una poderosa rimonta sulla terra rossa, l’altoatesino Jannik Sinner di ventidue anni ha sconfitto anche il russo Daniil Medvedev negli Australian Open 2024 e conquistato, così, il primo titolo della sua carriera in un torneo del Grande Slam, diventando anche il primo tennista del nostro Paese a riuscirvi dopo Adriano Panatta nel Roland Garros del 1976. Sintetizzando al massimo, questo è quanto accaduto lo scorso 28 gennaio a Melbourne: Sinner, in svantaggio per quasi due ore, ha conquistato via via il campo e la fiducia in se stesso, ribaltando il match con una prestazione che, secondo i commentatori specializzati, è stata più che straordinaria, grazie a una condizione fisica impeccabile.
Bene, però noi, che di tennis non capiamo niente, non vogliamo parlarvi di set, di rimonte, di ranking e di scambi, ma del fattore “U” dei campioni, quel fattore uomo che non sempre è pari alla loro grandezza atletica. Per riuscire nel nostro intento, pur consapevoli che nella vita di tutti i giorni i paragoni sono da evitarsi per quanto possibile, accenneremo a una comparazione dell’emergente personalità di Sinner con quella dell’altro grande tennista italiano Matteo Berrettini. D’altronde, sono anche i paragoni a dar sapidità allo sport e alle sue sfide, in qualunque disciplina, senza trascurare il fatto che viviamo nella terra degli eterni rivali come Bartali e Coppi per il ciclismo, Pietrangeli e Panatta per il Tennis, Rivera e Mazzola per il calcio, Mina e Milva per la canzone, Corrado e Mike Bongiorno per i conduttori della televisione. E meno male che non siamo partiti dagli eterni guelfi e ghibellini, eterni perché dopo settecento anni li citiamo ancora come esempio del nostro prendere partito in ogni circostanza.
Ebbene, al contrario di Matteo Berrettini, romano con ascendenze brasiliane che a noi appare solare, spontaneo, sanguigno e pure donnaiolo, proprio in questi giorni che i media sono dediti alla sua glorificazione, il fresco campione rosso malpelo dell’Alto Adige non convince molto sul piano della genuinità perché ci appare troppo in tutto: troppo misurato, troppo poco spontaneo, troppo calcolatore, in altre parole troppo “costruito”.
Sicché, non ci ha meravigliato apprendere che una delle prime cose che fece Sinner non appena incominciò a far soldi con i premi delle gare e con la pubblicità, fu quella di spostare la residenza anagrafica, e soprattutto fiscale, nel Principato di Monaco dove non vi sono imposte sul reddito delle persone fisiche. A informarci di cotanta furbata fu l’Adige.it nell’edizione del 22 novembre 2020, con un titolo che più chiaro non poteva essere: “Sinner non è più italiano – Residenza (anche fiscale) trasferita a Montecarlo”.
Sarà perchè siamo degli inguaribili e sprovveduti romantici, rimaniamo convinti che un campione nello sport debba esserlo anche nella vita e, soprattutto, negli esercizi civici, sicché i due maggiori rappresentati della Patria in questo momento, il presidente Mattarella e la premier Giorgia Meloni, come solitamente fanno con i campioni al loro rientro, stanno per ricevere (o hanno ricevuto) un signore che, per interesse, ha scelto di diventare figlio di un’altra patria, ovvero il suddito di Sua Altezza Serenissima Alberto II di Monaco. Vabbè che le nostre istituzioni hanno la memoria corta, ma non fu proprio il presidente della Repubblica che nel suo messaggio di fine anno agli italiani ricordò che la Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte? Ecco, sarà proprio lui che, dopo la Meloni a Palazzo Chigi, riceverà al Quirinale un campione del tennis che è anche un disertore scientifico della leva fiscale in Italia.
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