Siate luce per l’anima e non l’ombra di un’amicizia

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Un aforisma al giorno toglie il medico di torno

Un rapporto tra persone amiche, eccetto che per l’aspetto carnale, dovrebbe seguire le stesse leggi di una relazione amorosa, ovvero basarsi sulla sincerità e sugli stimoli creativi derivanti da interessi comuni, ma anche da posizioni diverse capaci di confrontarsi senza traumi. Insomma, l’amicizia non dovrebbe indurci a diventare la carta copiativa delle posizioni di un’altra persona allo scopo di non darle un dispiacere, o per farsi accettare o, peggio, per realizzare un inconfessabile interesse.

È vero pure che un siffatto modo di portare avanti un’amicizia sarebbe pacato e privo di corti circuiti, pacato come, però, lo sono i viali di un cimitero nel periodo di chiusura. Ma quando si diventa la monotona ombra dei pensieri e delle azioni di un amico è come mettere in ombra anche lo specchio dei propri limiti e difetti, oltre che dei suoi, negando così a entrambi la sublime gioia di “entrare” in un’altra anima.

Il pensiero di Plutarco al centro dell’aforisma odierno è inserito nel trattato morale “Come distinguere l’adulatore dall’amico”. L’opera, rivolta ad Antioco Filopappo, si concentra sulla necessità di saper distinguere gli amici dagli adulatori, per evitare di cadere nel tranello delle belle parole, spesso menzognere. 

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