Gattuso, filosofo della Magna Grecia

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In questo articolo ripropongo un’intervista fatta a Gattuso nel 2015, allora che dirigevo un periodico cartaceo del Varesotto. Mi piace riproporla perché in questi tre anni l’uomo di Corigliano Calabro è la bella persona di sempre, anche se è diventato più sicuro di sé

– di Vincenzo Ciaraffa –

Di Gennaro, Ivan Gattuso troviamo un sacco di notizie su Internet ma pur sempre poche per far conoscere ai nostri lettori anche, e soprattutto, l’uomo-Gattuso, ecco perché ti abbiamo richiesto quest’intervista vis-à-vis e ti ringraziamo fin da subito

per averla concessa. Non per voler fare preliminarmente i piacioni, credici, ma sei molto meglio di persona perché le foto e la televisione non ti rendono giustizia dal momento che sei alto e ti fanno sembrare basso, sei magro e ti fanno apparire cicciottello. Ovviamente non siamo venuti per lodare le tue qualità fisiche, né per parlare del grande calciatore che è ancora nei nostri cuori di immarcescibili tifosi del Milan, ma per incontrare l’imprenditore. Oddio, qualche domandina sul calcio finirà per scapparci avendo a portata di voce il grande centrocampista della nostra squadra del cuore. Ma veniamo a noi: com’è che nasce la tua passione per la gastronomia.

Non ci crederete ma questa passione mi è nata in Scozia, esattamente quando giocavo nei Rangers di Glasgow dove, peraltro, ho conosciuto mia moglie Monica. In quella città, infatti, la famiglia di mia moglie gestiva un ristorante e vai oggi, vai domani… sai come succede.

Sì, vecchio mio, succede che ci si sposa! Certo, però, un calabrese che va a sposarsi in Scozia è piuttosto raro…

Cosa vuoi, un calabrese è un cittadino del mondo, anche se molti giornali pensano di fare una maggiore tiratura dipingendo la mia regione d’origine come la terra d’individui in perenne debito di onestà rispetto all’altra parte del Paese. Ed io, invece, sono orgoglioso di essere stato il testimonial degli spot turistici dalla Calabria.

E’ più prudente passare oltre, credo. Devi ammettere che fare l’imprenditore nel campo della gastronomia è un po’ diverso dal fare il centrocampista, specialmente se si hanno trenta dipendenti sparsi tra un ristorante a Milano, un negozio di prodotti ittici freschi, di gastronomia e di catering, oltre che di una pasticceria, a Gallarate…

Trenta dipendenti sono soltanto tre squadre di calcio, in fondo, e ci vuole la stessa costanza, presenza e sensibilità che deve avere un leader o, se volete, un allenatore. Nel campo della ristorazione, però, non ci si può cullare sugli allori della gloria che fu perché chi, ad esempio, va al nostro ristorante “Posteria San Rocco” di Gallarate per la prima volta si sente magari gratificato di stare a mangiare nel ristorante di Ringhio-Gattuso ma se mangia male, o spende troppo, state tranquilli che non ci ritorna più. Quindi, come sul campo, anche in questo settore devi essere se non il migliore almeno competitivo. 

Analisi da esperto di marketing… e poi qualcuno sosteneva che eri un sempliciotto! Quella tua è anche l’analisi di un uomo che nonostante il benessere, la fama e la buona fortuna è rimasto con i piedi ben piantati a terra, pur non sottraendosi alle difficoltà del presente ed alle sfide del prossimo futuro. Sbagliamo?

No, è proprio così. I tempi stanno rapidamente cambiando e noi dobbiamo cambiare assieme ad essi se vogliamo essere in palla sulle cose che avvengono intorno a noi. Prendi ad esempio la nostra cucina: dove sta scritto che alla 14,00 deve per forza chiudere? Non viviamo più in una città di operai tessili dove tutto era da rapportare al tempo che gli operai avevano a disposizione per mangiare. Ora la società è molto più varia perché l’operaio, l’avvocato, l’agente immobiliare, l’impiegato e il negoziante hanno orari differenti per pranzare e che, praticamente, vanno da mezzogiorno al pomeriggio. E’ questa gente qualche attenzione in più se la merita perché è essa che mantiene in piedi il Paese!

Essere stato un campione nello sport aiuta ad esserlo anche come manager del settore della ristorazione?

In qualsiasi attività il nome, almeno agli inizi conta, poi però devi darti da fare per aver successo e per dimostrare che non vivi “di rendita”. Pensa che giro il mondo per apprendere tutte le novità nel campo della ristorazione, in modo da offrire un servizio sempre migliore e al miglior prezzo. Sì, ragazzi, il futuro di qualsiasi attività imprenditoriale in Italia si giocherà esclusivamente sul progressivo abbassamento dei prezzi e sul miglioramento della qualità. Certo, così si riducono i margini di guadagno però si va avanti: basta che andiate a guardare il costo e la varietà dei nostri menù per rendervi conto di che cosa voglio dire. A “Ittica e Gastronomia” dove ci troviamo adesso, per esempio, si cucina, si mangia, si compera pesce fresco e cibo cotto ma che cosa sentite se non una mescolanza di profumi stuzzicanti? E questo, ragazzi, succede quando si trattano prodotti freschi e della migliore qualità. 

Diamine, quanta foga ci metti, poi non ti lamentare se ti chiamano Ringhio! 

Vabbuò, su Ringhio ci passo sopra, anche se è vero che sono abituato a parlare franco e che non mi faccio mettere in bocca le cose da dire, figurati che quando giocavo i dirigenti avevano il terrore di mandarmi in conferenza stampa. Sai io sono di Corigliano Calabro che è un paese di pescatori dove la franchezza è di casa da secoli perché la gente deve misurarsi con cose concrete come il tempo, la marea, la luna e la natura selvaggia del mare. 

Il pescatore di famiglia, allora, è tuo padre?

Ma no, mio padre era mastro d’ascia, un falegname insomma.

Sarà mica la mamma che s’intende di cucina? 

Non ci hai preso neanche adesso. Mia mamma, che sicuramente s’intende di cucina, fa la casalinga però. 

Ma allora, si può sapere come ti è venuto in mente di metterti a fare l’imprenditore di settore e perché hai scelto di aprire gastronomia, pescheria e ristorante proprio a Gallarate? A quante persone, ad esempio, date da mangiare ogni giorno nel multi – ristoro dove ci troviamo adesso?

Il perché mi venne la passione per il settore della ristorazione te l’ho già detto, il perché del mio impegno a Gallarate è perché la città è vicino a Milano dove anche ho interessi nel settore della ristorazione e, poi, perché il mio sodalizio professionale con Andrea Bianchi [il socio – n.d.d.] è perfetto sotto ogni aspetto. Ogni giorno serviamo da mangiare a, più o meno, 150 persone. 

Come vi siete conosciuti tu e Andrea Bianchi? 

Io e quel galantuomo di Andrea ci siamo conosciuti per caso: andavo a fare colazione nella pasticceria Bianchi di Gallarate: amaretti e caffè. Guarda che ci andava anche Inzaghi e Ivan Basso. 

Sappiamo che hai due ragazzi, Gabriella e Francesco … sei Ringhio anche con loro?

Come avrai capito, i miei genitori, le sorelle più piccole, le modeste origini sono sempre molto presenti nella mia vita, come sempre presente è l’ottimo rapporto che ho avuto con mio padre che, bada bene, non era un mollaccione ma il classico calabrese serio e taciturno ma con un cuore grande come il mare. Come vedi non potrei essere Ringhio con i miei figli neppure se lo volessi, non ne sarei capace per mancanza di precedenti.

Insomma ti è facile fare il papà

Per niente, diciamo che ci metto impegno, amore e, tutte le volte che possiamo, io e mia moglie cerchiamo di essere presenti, di stare accanto ai nostri ragazzi. Sai a fare dei figli dei disadattati spesso siamo proprio noi genitori perché ne affidiamo la crescita al computer o alla televisione. Hai mai visto la televisione o un computer dire a un ragazzo «Questo non si fa!». Ecco poi perché nasce il bullismo e il disadattamento dei nostri giovani.

A proposito dei giovani, dove sono i nuovi talenti del calcio e dello sport in generale?

I talenti sono spariti assieme ai ragazzi della strada. Ai tuoi tempi [ma questo mi crede coetaneo di Garibaldi?  – n.d.d.] e ancora ai miei, avevamo per palestra la strada e le piazze cittadine dove, da mattino a sera, giocavamo a perdifiato facendo in un solo giorno la stessa attività fisica che fa in una settimana di palestra (a pagamento) un ragazzo di oggi, se pure ci va in palestra.

Sappiamo, però, che per i ragazzi ti dai tanto da fare profondendo un sacco di soldi.

Sì, ma di questo non voglio parlare: quando si può, il bene si fa e basta.

Due domande ancora e poi ti lasciamo in pace. Ti vedi in futuro allenatore del Milan? 

Non saprei dirti (e non è pretattica…), come ho già dichiarato in un’altra intervista, oggi non sarei pronto perché ho ancora molto da imparare anche se riornare al Milan è uno dei miei intendimenti.

Se abbiamo capito bene, per quanto riguarda il calcio per adesso il tuo motto potrebbe essere “Aspetta e spera”. E, invece, per la tua attività d’imprenditore della ristorazione che cosa ci dici; se dovessi dettare uno slogan per invogliare la gente a frequentare i tuoi esercizi quale sarebbe?

 È semplice: «Venire per provare/Se il caso ritornare».

Altro che Ringhio…  sei il filosofo della forchetta, il centrocampista della ristorazione. Ma sei così vero.

Vincenzo Ciaraffa