Prendiamola a ridere

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Ogni anno di novembre, in un paese della Romagna si tiene una fiera da cui, si dice, si tengono lontane le persone che hanno motivo di sospettare d’essere portatori di corna o di essere essi stessi dei poco virtuosi. Ciò a causa di un paio di corna di bue e dei campanacci appesi e che al loro passaggio si metterebbero a suonare, rendendo pubblici i sussurri e le maldicenze

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Santarcangelo è una cittadina della provincia di Rimini che ha dato i natali al papa Clemente XIV e che è sovrastata da una delle molte rocche fatte costruire in Romagna dalla signoria dei Malatesta. Secondo alcuni storici fu proprio nella rocca di Santarcangelo, e non in quella di Gradara, distante una quarantina di chilometri, che sarebbe avvenuto l’uccisione dei cognati – amanti più celebri della storia, Paolo Malatesta e Francesca Da Polenta, per mano del marito di costei, il doppiamente sfortunato Gianciotto in quanto sciancato e pure cornuto.

Per quanto fior di poeti, musicisti e scrittori di tragedie lo abbiano successivamente trasposto in chiave romantica, quello di Paolo e Francesca fu un fattaccio di volgarissime corna come, peraltro, ammettono i diretti interessati quando, nel Canto V dell’Inferno della Divina Commedia si fermano a parlare con Dante: «Amor condusse noi ad una morte/Caina attende chi a vita ci spense…».

Con tali precedenti storici era fatale che la “Sagra dei cornuti” trovasse giusta ospitalità presso la Fiera di San Martino, che si tiene a Santarcangelo di Romagna dal 9 all’11 novembre di ogni anno. Questa variopinta fiera si snoda all’insegna della compravendita di bestiame, di musiche, di balli, di specialità gastronomiche e di fiumi di Sangiovese ma dalla quale, tuttavia, si tengono alla larga le persone che sospettano di essere dei portatori di corna o, peggio, di essere essi stessi poco virtuosi in fatto di fedeltà al partner.

Foto Radio 105

Infatti, la tradizione vuole che per tutta la durata della fiera sotto l’arco della piazza si lascino penzolare delle corna e dei campanacci di buoi che, al passaggio di coloro che hanno (od hanno causato…) qualche problema frontale, le corna di bue si mettono a pendolare e i campanacci a suonare. E questo avviene tra il divertimento dei paesani e la vergogna, è il caso di dire, degli interessati.

Con tali dinamiche che la contraddistinguono non deve stupire che la fiera che ogni anno si tiene nella cittadina romagnola sia stata dedicata a San Martino, giacché questi è ritenuto il patrono dei cornuti a causa di una sorella che, secondo la tradizione popolare, trovava il modo di darla a tutti nonostante la sua occhiuta vigilanza.

E se neppure i santi sono certi di essere immuni dalle corna è bene che nessuno di noi, lubrici peccatori e/o induttori di peccati carnali, si trovi a girare per Santarcangelo dal 9 all’11 novembre.

Basta questo accorgimento per stare tranquilli?

Beh, dipende.

Da che cosa?

Dalla lunghezza delle corna che si vogliono occultare.