Nelle urne gli elettori hanno dato più credito alla concretezza delle cose fatte dal governo in sette mesi, non ultima quella di reperire, in poche ore, due miliardi per le zone alluvionate nelle pieghe del bilancio, e ai partiti che lo sostengono, che non agli slogan sessantottini della segretaria del Pd che, tra l’altro, nei prossimi giorni dovrà probabilmente fronteggiare i tentativi di un suo ridimensionamento che, grazie anche al poco brillante risultato elettorale, saranno in molti a volere nel partito
*****
Si sono appena chiuse le urne per il ballottaggio in quarantuno Comuni dell’Italia continentale, i quali non erano riusciti a eleggere il sindaco nella prima tornata, tra cui sette capoluoghi. A questo risultato si è aggiunto anche quello del primo turno in centoventotto Comuni siciliani e trentanove della Sardegna.
Ebbene, stando ai dati forniti dalle prime proiezioni, sembrerebbe che neppure questa volta gli elettori abbiano premiato il Pd e la Sinistra in generale, e che l’ineffabile Effetto Schlein, che già non aveva prodotto risultati brillanti nelle urne lo scorso 15 maggio, si sia ulteriormente scolorito nelle tumultuose acque dei fiumi dagli argini malcurati che hanno ridotto a un pantano maleodorante l’Emilia Romagna.
È vero che trattasi di un ballottaggio di elezioni amministrative che ha coinvolto soltanto 1.340.688 elettori ma il risultato è pur sempre indicativo. Una delle ragioni di di quest’altro flop è stato, secondo noi, il fatto che, nella veste di vice presidente della Regione Emilia Romagna e di assessore al clima e al welfare, la Schlein avrebbe dovuto realizzare il Patto per il Clima di quella Regione, vale a dire che avrebbe dovuto provvedere quantomeno al “Coordinamento interassessorile delle politiche di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici e per la transizione ecologica”. Mica una roba da poco, che puoi liquidare con uno slogan ad effetto!
A buon vedere, la fatuità dei (non) programmi della segretaria Pd hanno questo di caratteristico: sono destinati ad andare in crisi ogni volta che dovranno misurarsi con la realtà tipo, ad esempio, un’alluvione. E sì, perché un cittadino può anche essere fautore del sesso fluido, della trasformazione del globo in un mondo gay, dell’utero in affitto e dell’immigrazione clandestina ad oltranza come la nostra Elly, però, quando nel liquido reale rischia di finirci lui, si rivolge a coloro che possono fornirgli i mezzi per sopravvivere e non a chi sostiene che tassare ancora la casa di proprietà è cosa buona e giusta e che malusare il proprio fondoschiena sia bello. Di contro, il governo di Giorgia Meloni che è stato impeccabile, concreto e tempestivo nel reperire tra le pieghe del bilancio i due miliardi di primo utilizzo per l’alluvione.
Vero è che quando era in Regione Emilia Romagna e vice del suo governatore, c’era un’altra persona a ricoprire la carica di assessore all’ambiente e non Elly Schlein, ma è altrettanto vero che quel coordinamento interassessorile del quale ella era responsabile non vi è stato visto quanto è successo e come è successo. Questo nervo scoperto spiegherebbe anche la ritrosia della nuova segretaria del Pd a farsi vedere nelle zone disastrate, anzi possiamo addirittura sostenere che, da quando Giorgia Meloni è tornata precipitosamente dal G7 di Hiroshima per seguire da vicino la situazione, accanto al presidente della Regione Bonaccini si è vista più lei, l’avversaria politica in ogni sede, che la segretaria dello stesso partito del governatore e suo ex braccio destro.
L’analisi scientifica del voto la faranno gli esperti tra qualche giorno e non ci stupiremmo se il PD avesse perso voti anche in zone notoriamente rosse; noi al momento ci limitiamo ad osservare che nelle urne la maggioranza degli elettori ha dato più credito alla concretezza delle cose fatte dal governo in sette mesi, che non agli slogan sessantottini della Elly.
Ma immaginiamo che, a partire da oggi, la segretaria del Pd avrà ben altre gatte da pelare perché dovrà presumibilmente fronteggiare i tentativi di ridimensionamento della sua strategia (?) che, grazie anche al poco brillante risultato delle urne delle amministrative, saranno in molti a tentare nel suo partito, specialmente gli ex democristiani che non tollerano più il suo radicalismo di sinistra.
Ma, tutto sommato, i suoi avversari esterni si augurano che la segretaria del Pd resti dov’è perché i suoi slogan, le sue inziative, il suo feeling con il capo delle sturmtruppen del sindacato, Landini, sembrano fatti apposta per terrorizzare coloro che hanno realmente il potere (e i soldi) in mano nel nostro Paese, come dire la Chiesa, Confindustria, la borghesia e i padroni dell’informazione che talvolta hanno sì il cuore a sinistra, ma il portafogli è sempre rigorosamente a destra. Sicché, di questo passo, il Centrodestra dovrà quanto prima coniare un nuovo slogan elettorale: «Elly per sempre!».
(Copertina di Laura Zaroli)
Potrebbe interessarti anche Una ragazza pericolosa