Perché Israele non si fida più di nessuno

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Gli ebrei sono stati spesso traditi nel corso della loro storia. La prima volta dagli inglesi i quali, dopo l’ambigua dichiarazione del ministro britannico Arthur Balfour nel 1917, che prometteva loro un focolare nazionale, dovettero affrontare il supplizio della shoah e oltre trent’anni di sanguinose lotte per potersi ritagliare un piccolo Stato dove vivere liberi e in pace con i propri vicini

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Volere analizzare i comportamenti del moderno Stato d’Israele fin dalla sua nascita nel 1948, senza conoscerne la storia bimillenaria è metodologicamente sbagliato. Ma è addirittura indecente voler giudicare la lotta all’ultimo sangue che esso ha dovuto ingaggiare con i terroristi di Hezbollah e di Hamas senza farla partire almeno dall’orrida macelleria di civili messa in atto da quest’ultima organizzazione a Kerem Shalom,  ad Erez, a Sderot, a Re’im e ad Ofakim il 7 ottobre dell’anno scorso. Che poi, diciamo la verità, è quanto stanno facendo l’Onu e molti dei Paesi che la tengono in ostaggio i quali, nella migliore delle ipotesi, pretendono da Israele una risposta “proporzionale” contro Hamas e Hezbollah, cioè verso chi ha perfino statuito di volerla cancellare dalla faccia della terra. Poi ci sono quei Paesi finti pacifisti che, in realtà, sono più estremisti degli estremisti islamici, che accusano il governo israeliano di genocidio nella striscia di Gaza. Ciò soltanto perché il suo esercito sta picchiando duro contro dei terroristi che stanno martirizzando la popolazione israeliana con quotidiani lanci di missili da anni ormai e che, dopo aver colpito, si nascondono sottoterra (assieme alle loro famiglie…) mentre in superficie si fanno semplicemente scudo della popolazione civile e di Unifil.

Ma se il governo israeliano dovesse attenersi ai suggerimenti dei benpensanti, se dovesse veramente reagire in modo proporzionale contro i suoi nemici, non dovrebbe attuare il loro stesso programma? E cioè cancellarli dalla faccia della terra? E meno male che Israele è un Paese civile al quale, a volere essere coraggiosi e onesti, bisognerebbe conferire perfino la palma della moderazione. Questo non significa che ci lasciano indifferenti le vittime civili palestinesi e libanesi, alle quali va il nostro pensiero e rimpianto, una volta chiarito, però, che sono stati i terroristi a farsene scudo e non Israele. Ovviamente il nostro accorato ricordo va anche ai civili israeliani massacrati dai terroristi il 7 ottobre del 2023 e dei quali non si parla quasi mai.

Nei giorni scorsi un carro armato israeliano e dei bulldozer corazzati hanno abbattuto alcuni muri, torrette e telecamere della base Onu – Unifil di Naqoura sotto il controllo dei militari italiani della Brigata “Sassari” e di altri Paesi, ferendo lievemente, e indirettamente, quattro operatori stranieri con l’elmetto azzurro. Mentre scriviamo i carri armati israeliani continuano a pressare da vicino Unifil, e il premier Netanyahu ha chiaramente chiesto all’Onu e ai Paesi direttamente interessati di ritirare i militari perché Hezbollah se ne sta facendo scudo, avendo scavato chilometri di tunnel sotto le loro postazioni e dalle quali attacca quotidianamente Israele. È chiaro che l’azione israeliana non è diretta contro i caschi blu, ma semmai tesa a salvarli e, allo stesso tempo, lasciarsi mano libera nelle operazioni di terra alla frontiera meridionale del Libano perché, anche se molti fanno finta di non capirlo, da quelle parti c’è una vera guerra in atto e le guerre si vincono distruggendo il dispositivo nemico.

Ma alla fine della fiera, perché Israele non si fida dell’Onu e delle sue forze d’interposizione? Oddio, di ragioni per non fidarsi ne avrebbe tante, anche se richiameremo soltanto quelle più chiarificanti. Con i terroristi di Hamas, che il 7 ottobre 2023 stuprarono le donne e uccisero vecchi, bambini e perfino neonati nelle loro culle, è stato accertato che si erano intruppati anche corrispondenti di prestigiose testate giornalistiche e dodici membri dell’Unrwa che, guarda caso, è un’agenzia delle Nazioni Unite. Ma gli israeliani non si fidano soprattutto del segretario generale dell’Onu, Guterres, che ritengono un filopalestinese e, soprattutto, non si fidano del mandato, delle regole d’ingaggio di Unifil, stabilite dal Consiglio di Sicurezza con le risoluzioni 425 e 426 del 1978 e con quella successiva, la numero 1701, regole d’ingaggio mai realizzate.

Eh sì, perché il compito che le suddette risoluzioni assegnarono ai militari di Unifil era praticamente impossibile da realizzarsi: disarmare le milizie di Hezbollah! Infatti, la forza dei caschi blu dislocata nel Libano Meridionale è di 10.000 unità complessive, mentre quella dei terroristi libanesi, che avrebbe dovuto disarmare, è di circa 70.000 effettivi e con un parco missili spaventoso. Senza contare che Hezbollah ha in mano alcuni dicasteri importanti del governo libanese, il che ha reso improduttiva qualsiasi richiesta di Unifil all’esercito regolare (seppure esiste!) per assolvere il mandato. Insomma gli ebrei, che avrebbero tutto l’interesse a mantenere la pace ai loro confini, sono stati presi per il culo o, se volete, traditi dall’Onu ormai in mano a Cina, Russia e Paesi arabi, con un gingillo costoso, inutile e pericoloso, ovvero con una forza d’interposizione che non può funzionare stante lo scenario descritto… allora meglio ritirarla! Ma non è la prima volta che Israele viene tradita nel corso della sua storia.

Gli ebrei sono stati traditi per la prima volta dagli inglesi i quali, dopo l’ambigua dichiarazione del ministro degli esteri britannico Arthur Balfour nel 1917, che prometteva loro un “…focolare nazionale”, dovettero affrontare il supplizio della shoah e oltre trent’anni di sanguinose lotte (anche contro gli stessi inglesi) per potersi ritagliare un piccolo Stato nella terra dei padri, senza pregiudicare i diritti delle comunità non ebraiche, come recitava la richiamata dichiarazione di Balfour.

Gli ebrei sono stati traditi la seconda volta quando tutti i Paesi europei e d’Oltreatlantico finsero di non vedere cosa stavano subendo nella Germania nazista negli anni che vanno dal 1933 al 1945, tirandosi fuori dalla condanna della storia con la solita e abusata frase: «Non sapevamo». Una menzogna colossale. Sapevano eccome! Soltanto che non volevano in casa gli ebrei in fuga dai nazisti quando questi sottomisero mezza Europa e, fino a quando fu loro conveniente, preferirono girare la testa dall’altra parte. D’altronde, per documentarsi bastava che all’epoca s‘informassero da Charlie Chaplin (Charlot) che nel 1940, nel film “Il grande dittatore”, rappresentò alla perfezione che cosa stavano subendo in Germania i figli di Davide, i nostri fratelli maggiori come chiamò gli ebrei il papa Giovanni Paolo II.

Gli ebrei sono stati traditi per la terza volta quando tra i giudici dei processi di Norimberga, che dovevano giudicare i criminali nazisti e le loro colpe nella Shoah, non sedette nessun magistrato in loro rappresentanza, ma (e questo la dice lunga sulla “giustizia” esercitata dal quel tribunale) un giudice francese, di quella Francia che nei quattro anni di Vichy era stata la più grande persecutrice degli ebrei dopo la Germania. Senza parlare dei giudici dell’Unione Sovietica, terra di pogrom antisemiti e di coloro che avevano iniziato la Seconda Guerra Mondiale assieme alla Germania che dovevano giudicare.

Gli ebrei sono stati traditi per la quarta volta dall’Onu, chiaramente schierata a favore dei terroristi che, per le loro efferatezze, ricorrono alla foglia di fico dei diritti – pure giusti per carità – del popolo palestinese, al quale (i terroristi e non Israele) stanno sottraendo miliardi da anni per inseguire il folle sogno della cancellazione dello Stato ebraico dalla faccia della terra. Pertanto, non bisogna meravigliarsi più di tanto del fatto che, senza inibizioni di sorta, Israele continui a portare avanti la lotta senza quartiere ai terroristi e voglia mandare via le inutili truppe di Unifil in Libano che – fallimento totale del loro primario compito – si sono fatti scavare chilometri di tunnel e di grandi depositi di armi fin sotto le loro basi senza accorgersene.

Bene ha fatto il governo di Giorgia Meloni ad alzare la voce contro l’omologo israeliano dopo “l’incidente mirato” alla base Unifil di Naqoura, ma attenzione ai toni e ai paroloni tonitruanti in libera uscita… potrebbero risvegliare nella base giovanile di FdI le pulsioni antisemite che, fino alla svolta di Fiuggi, erano nel Dna dell’allora Movimento Sociale da cui nacque Alleanza Nazione, da cui nacque Fratelli d’Italia del quale lei è anche leader. Infatti, è pericoloso adoperare i toni di Napoleone alla battaglia della Beresina come ha fatto il comandante della Brigata Sassari: «Se messi in pericolo sapremo rispondere. L’Italia non teme nessuno».

In realtà l’Italia deve temere innanzitutto i fanfaroni e la sua classe politica che spesso sono la medesima cosa. Infatti, parlare di crimine di guerra per l’abbattimento di un muro e di alcune torrette dei compound di Unifil, come ha fatto il ministro della Difesa Guido Crosetto, è una grande sciocchezza, una sciocchezza che è diventata una sorta di (drammatica) barzelletta quando il suddetto ministro ha aggiunto con veemenza che Unifil prende ordini soltanto dall’Italia e, peggio ancora secondo il nostro punto di vista, dall’Onu. Verità gerarchicamente incontrovertibile, per carità, ma prima di parlare con gli stessi toni di Fratoianni e Bonelli, il signor ministro avrebbe fatto bene a ricordare che il problema è tutto qui, nel senso che gli israeliani è soprattutto dell’Onu che non si fidano. E con molte giustificazioni: storiche e contingenti.

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