Per la dezinformatsiya Zelensky si sta bombardando da solo

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Per allontanare i sospetti, confondere le idee all’opinione pubblica e fornire argomenti di confutazione ai propri corifei, che in Italia non sono pochi, i russi hanno messo in campo un’arma che padroneggiano come nessun’altro sa fare, ovvero la dezinformatsiya o scienza della disinformazione. Questa scienza, se così possiamo ancora chiamarla, fonda sul presupposto che una bugia ripetuta con martellante, scientifica costanza, diventa una verità o, quantomeno, inizia ad ingenerare dubbi e confusione anche negli analisti più equidistanti e obiettivi

– Enzo Ciaraffa –

Se, come sosteneva lo scrittore francese Albert Camus, l’assurdo è la più straziante di tutte le passioni coscienti, allora, ribaltando un sacco di luoghi comuni sul nostro modo di essere, possiamo sostenere che gli italiani non sono per niente passionali perché essi nell’assurdo ci sguazzano da millenni e, in alcuni casi, ne hanno fatto addirittura una forza travolgente, un mito civilizzante. Fu per tale ragione che il figlio di una monaca, Rea Silvia (che aveva rotto il voto di castità), essendo stato allattato da una lupa, ed essendo stato tirato su da una prostituta (Acca Larenzia), dopo avere organizzato il primo stupro collettivo della storia (il ratto delle Sabine), fondò un villaggio di pastori tagliagole che sarebbe diventato, però, la caput di un mondo: Roma. Miti assurdi quanto volete però essi si svilupparono esattamente così. Adesso, però, stiamo esagerando con le cose assurde.

Lo scorso 24 febbraio l’esercito russo ha attaccato l’Ucraina secondo l’ormai chiaro disegno di Putin di voler riportare nell’orbita della federazione russa tutti i Paesi che un tempo costituivano l’impero comunista o, per dirla alla Ronald Reagan, l’impero del male che sta compiendo, sotto gli occhi del mondo, atrocità degne del peggior nazismo, non nuove per la “tradizione” militare dei russi quando si trovano in zona di occupazione. Infatti, nel periodo 1945 – 1947, nella zona della Germania occupata dall’Armata Rossa, i militari di Stalin stuprarono oltre un milione e mezzo di donne, tant’è che lo storico inglese Antony Beevor (che all’epoca prestava servizio in Germania) parlò del “…più grande fenomeno di stupro di massa nella storia”. Dunque, ci inorridiscono ma di certo non ci stupiscono le notizie di esecuzioni sommarie dei prigionieri civili, di cannonate sulla popolazione e di stupri seriali provenienti dalle zone occupate dai russi in Ucraina: è il loro antico marchio di fabbrica!

Ma una delle tante cose che Putin non aveva previsto quando si è imbarcato in questa folle avventura è che oggi, vuoi per il proliferare di telefonini, vuoi per i satelliti di ogni tipo che si muovono sulle nostre teste, vuoi per l’audacia dei corrispondenti dall’estero delle varie testate giornalistiche, non v’è avvenimento che accade nel mondo che non venga documentato da qualcuno. Ecco, allora, che per allontanare i sospetti, confondere le idee all’opinione pubblica occidentale e fornire argomenti di confutazione ai propri corifei che in Italia non sono pochi, i russi hanno messo in campo un’arma che padroneggiano come nessuno sa fare, fin dai tempi di Lenin, ovvero la dezinformatsiya o scienza della disinformazione. Questa scienza, se così possiamo ancora chiamarla, fonda sul presupposto che una bugia ripetuta con martellante, scientifica puntualità, diventa una verità o, quantomeno, inizia ad ingenerare dubbi e confusione anche negli osservatori equidistanti, perché anche i media indipendenti se ne lasciano intimidire, mentre quelli schierati trovano nuovi appigli per poter fare lo sporco lavoro di fiancheggiatori di una causa infame.

Purtroppo, lungi dal ricordare che, fino a poche ore prima di dare il via ai suoi generali, Putin assicurava di non avere nessuna intenzione di invadere l’Ucraina, i filorussi italiani hanno continuato a prendere per oro colato tutte le assurde stronzate che diffonde la propaganda russa, orchestrata da un uomo che – evidentemente – è un mentitore seriale di scarsissima affidabilità. Per carità, non escludiamo che anche dalla parte ucraina vi possano essere ogni tanto “gonfiamenti” di alcune verità allo scopo d’incentivare aiuti da un occidente che prima li ha irretiti e oggi tenta di abbandonarli al loro destino, mentre i russi, che ormai hanno perso ogni credibilità politica e militare, almeno nel campo della disinformazione sono vincenti.

Grazie alla dezinformatsiya, infatti, i russi non starebbero uccidendo civili, non starebbero facendo stupri, non starebbero eliminando i rappresentati locali del potere e, se qualche missile colpisce l’ospedale pediatrico di Mariupol seppellendovi centinaia di mamme e bambini, è tutta una messinscena degli ucraini. Se poi missili a testata multipla o bombe a grappolo schiantano la popolazione civile di Odessa, Kiev, Izium, Dnipro, e Leopoli, beh, in quel caso si tratta certamente di missili ucraini, come dire che il presidente Zelensky sta radendo al suolo il suo Paese, sta uccidendo migliaia di suoi connazionali e sta mettendo ogni giorno a rischio la sua vita al solo scopo di fare un dispetto a Putin. Suvvia, neanche un bambino crederebbe a una minchiata del genere.

A quanto pare non in Italia, dove i filo-putiniani li trovi tanto a sinistra quanto a destra, anche tra giornalisti, storici, M5S, tra i nuovi comunisti e tra i diversi opinionisti. A essi, di giorno in giorno, si vanno aggiungendo i generali, alcuni dei quali non erano proprio dei fulmini di guerra quando erano in servizio, mentre adesso si ritrovano tutti tele-strateghi. Lo è diventato perfino quel generale sostenitore della teoria secondo la quale le scie rilasciate dagli aerei che volano ad alta quota farebbero parte di un complotto (da parte di chi non si è mai capito) per manipolare la meteorologia e prendere, così, il controllo della popolazione mondiale, mediante il controllato quantitativo di acqua fatta sgorgare dal cielo. Fantozzi la chiamerebbe una cagata pazzesca.

Fatta, dunque, la tara alla reale consistenza professionale di alcuni esperti di strategia nostrani, bisogna dire che per la Lega e una certa destra il nuovo zar è stato sempre attrattivo perché evoca la figura dell’uomo forte che essi hanno nel loro Dna. Non si capisce, però, l’attrattività che l’inquilino del Cremlino esercita sulla sinistra comunista, quella che dovrebbe lottare per i diseredati e per i proletari di tutto il mondo. Un esempio? Il professore Luciano Canfora, noto e vecchio arnese del Partito comunista italiano, è arrivato a dare della neonazista a Giorgia Meloni soltanto perché si è schierata dalla parte delle vittime ucraine.

Abbiamo iniziato questo articolo con un assurdo storico e i comunisti nostrani ci offrono il destro per conchiuderlo allo stesso modo: neppure il suddetto professorone ha colto l’assurdo insito nel fatto che la sinistra comunista si è schierata al fianco di un regime che vorrebbe ripristinare il vecchio modello sovieto-comunista appoggiato dagli oligarchi, come dire dagli uomini più ricchi del mondo che, in modo illecito, si sono appropriati dei proventi del gas, un patrimonio che evidentemente appartiene a tutto il popolo russo. Lo stesso Vladimiro Putin è ricchissimo grazie a tali, illeciti, proventi.

Che altro dire sennonché, ancora una volta, i comunisti si sono posti sul versante sbagliato della storia, esattamente come il fascismo e il nazismo tanti anni fa, eppure continuano a definirsi “progressisti”, mentre oggi l’unico e vero progressista europeo, Zelensky, si trova a Kiev, sotto le bombe degli oligarchi russi, perché, tra il comodo vassallaggio a un tiranno e la lotta per la libertà del suo popolo, ha scelto la libertà. Pur sapendo che, probabilmente, non uscirà vivo da questa battaglia.

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