Tanto per iniziare, c’è alle viste una valutazione importantissima che il governo con più comitati scientifici della storia avrebbe già dovuto fare e riguarda il farmaco anti-Covid che è in avanzata, e positiva, fase di sperimentazione presso i laboratori AstraZeneca in Inghilterra. La solita Inghilterra che per le sue ricerche non è costretta ad appiattirsi sui dettati dell’UE, operando secondo l’adagio che chi fa da sé fa per tre. Ebbene, questo farmaco potrebbe rivelarsi molto importante per coloro i quali, per diverse ragioni, non potranno, o non vorranno, essere sottoposti a vaccinazione
– *Maria Angela Buttiglieri –
La mattina di Natale mi sono svegliata come in una città abbandonata dei film western: deserta, silenziosa, poche luminarie sui balconi e, fatto insolito, in giro non si vedevano neanche le persone che di solito a quell’ora, portano fuori il cane. Insomma regnava un silenzio che, però, era più assordante di un tuono. A dire il vero non è che quest’anno avessi lo spirito giusto per una rumorosa festività natalizia, viste le oltre 71.000 vittime della pandemia e i 276 colleghi morti per soccorrerle, ma per un Natale più marcatamente cristiano sì. Anzi, a dirla tutta, proprio quest’anno caratterizzato da dolore, morti e incertezza sul futuro mi sarei aspettata una maggiore vicinanza fisica della Chiesa ai suoi fedeli. E invece, niente messa a mezzanotte, niente canzoncina di Natale diffusa, come gli altri anni, dai microfoni dei campanili in segno di sobria letizia per il massimo evento della cristianità, ma la Chiesa ha scelto di appiattirsi sui Dpcm del governo.
Queste sono le mie riflessioni di donna e madre cristiana che, però, non può dimenticare di essere anche un medico e che, in quanto tale, deve inseguire la chiarezza come forma mentis e come metodo di lavoro, una chiarezza che, a quanto pare, è pressoché sconosciuta a questo governo che è riuscito a rovinare il Natale degli italiani senza, tuttavia, tutelarne l’incolumità visti i numeri di cui sopra. E questo non lo sostengo io ma, indirettamente, lo stesso governo con i suoi bollettini di guerra che, con la costante lievitazione del totale di morti, danno più o meno gli stessi numeri ogni giorno nonostante le draconiane disposizioni governative: forse è stato per questa ragione che Conte ha smesso di decantare il suo “modello italiano che tutti ci invidiano”.
In realtà – ed è in questo il nostro dramma – un modello italiano per combattere la pandemia non lo abbiamo elaborato, preferendo indugiare in misure demagogiche, costose e discutibilissime sotto ogni profilo come il bonus monopattino e i banchi scolastici con le rotelle. Per fortuna che per un piano vaccinale anti Covid-19 sul territorio si stanno organizzando le Regioni con i loro dipartimenti sanitari.
Nell’articolo dello scorso 19 dicembre stigmatizzai la faciloneria con la quale il super commissario all’emergenza, Domenico Arcuri che è un commercialista e non un medico, assicurò che le vaccinazioni su larga scala sarebbero iniziate il prossimo 7 gennaio trascurando tutti gli aspetti logistici del progetto come, per citarne qualcuno il numero dei medici vaccinatori insufficienti, il reperimento delle strutture, i frigoriferi idonei e l’organizzazione sul terreno di un evento sanitario che, quasi in contemporanea, riguarderà la bellezza di 60 milioni di persone. Ma, alla fine, anche Arcuri ha dovuto fare i conti con la mancanza di un modello, di un progetto, tant’è che è dovuto ricorrere all’aiuto dell’organizzazione logistica delle Forze Armate che con l’Operazione Eos, quasi certamente caveranno le castagne dal fuoco al super commissario il quale, con la solita, beffarda arroganza, neppure in conferenza stampa ha ritenuto di dover fornire qualche delucidazioni su alcune discutibili, antieconomiche scelte in materia di acquisti connessi alle vaccinazioni. Come dire che coloro i quali mettono i soldi per i vaccini, cioè i contribuenti, non hanno il diritto di sapere come vengono spesi. Raffinatezze democratiche del super commissario, inanità di un giornalismo incapace di fare le pulci al potere e strabismo di una magistratura capace d’indagare degli scienziati per non aver previsto un terremoto e lasciar correre, invece, delle situazioni che meriterebbero quantomeno una verifica di merito.
Tra mancanza di un piano anti pandemia aggiornato, arroganti super funzionari ed esperti che non sempre parlano la stessa lingua, emerge un’altra paradossale verità: il governo prima nomina le task force e poi ne ignora le direttive, oppure decreta a zig – zag prendendo per buone una volta le tesi di una, una volta le tesi dell’altra anche quando fanno a pugno tra di loro. Con l’arrivo del vaccino, però, e nonostante le poco esaltanti premesse operative, il governo non potrà continuare a sottrarsi alle proprie responsabilità politiche perché adesso deve prendere delle decisioni che abbiano una prospettiva medio-lunga dal momento che gli italiani vogliono riprendersi la propria vita, le proprie abitudini, il proprio lavoro.
C’è alle viste, ad esempio, una valutazione importantissima che il governo con più comitati scientifici della storia avrebbe già dovuto fare e riguarda il farmaco (non vaccino) anti-Covid che è in avanzata, e positiva, fase di sperimentazione presso i laboratori AstraZeneca in Inghilterra, la solita Inghilterra che per le sue ricerche non è costretta ad appiattirsi sui dettati dell’UE. Ebbene, questo farmaco potrebbe rivelarsi molto importante per coloro i quali, per diverse ragioni, non potranno essere sottoposti a vaccinazione. Ma già immagino, e spero di sbagliare, le diverse posizioni che avranno sull’argomento ministri, sottosegretari, task force e virologi – guru! Eppure non dovrebbe essere molto difficile per il governo immaginare delle riunioni di coordinamento allargate tra i suoi stessi organi, fermo restando che poi è la parte politica a doversi prendere la responsabilità delle decisioni, cioè il governo medesimo e i ministri che, anche quelle rare volte che decidono qualcosa autonomamente, non se ne capisce la ratio.
Nel giorno di Natale sono arrivate in Italia 9.750 dosi di vaccino Pfizer-Biontech provenienti dal Belgio e distribuite per mettere su la sceneggiata del V-day, ovvero il simultaneo inizio ufficiale della vaccinazione in tutta l’Europa comunitaria. A parte il discutibile tragitto che ha fatto l’automezzo vettore dei vaccini per arrivare in Italia e visto che con meno di diecimila dosi non si riesce a vaccinare neppure una borgata (la Germania è partita con 150.000 dosi …), non era meglio aspettare qualche altro giorno e aumentare, così, il numero delle dosi a noi inizialmente spettanti posto che le spese per il trasporto sarebbero state le stesse?
Ma immagino che anche questo interrogativo rimarrà senza risposta. Confido almeno che noi medici si riesca a saperne un po’ di più sulla logistica da mettere in campo e che la spettacolarizzazione ad usum fabricae delle vaccinazioni non abbia, come invece fortemente temo, la precedenza sull’organizzazione.
Sarebbe davvero intollerabile.
* Specialista in anestesia, rianimazione e medicina preventiva; responsabile di FdI del dipartimento salute della Lombardia e consigliere comunale a Busto Arsizio
(Copertina a cura di Donato Tesauro)
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