Amiamo pensare che da quelle macerie depositatesi nell’alveo del fiume Polcevera oggi sorga, come un fiore, il ricordo di uno dei tre bambini morti nel crollo del ponte per esortarci a non dimenticare, a non dimenticare la tremenda lezione che ci viene dal ponte
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18 agosto 2018 – Oggi che si celebrano i funerali delle vittime dello sbriciolamento del ponte Morandi di Genova, abbiamo il cuore pesante ma anche la consapevolezza che non possiamo più rimanere sospesi tra le illusioni del presente e la negazione del futuro. Dobbiamo decidere una volta per tutte che cosa vogliamo fare di questo Paese: lo vogliamo condannare ad un nuovo Medioevo tecnologico? Lo vogliamo dare in appalto ai burocrati dell’Unione europea? Lo vogliamo svendere alle multinazionali? O vogliamo semplicemente imparare a “gestirlo”?
Questo, però, dobbiamo deciderlo oggi, sulle bare di quelle trentotto persone che, tra funerali rabbiosamente privati e di Stato, non siamo riusciti ad affratellarli a noi tutti neppure da morti. Di ragioni per essere arrabbiati come quelle che hanno optato per i funerali privati dei loro cari ve ne sono certamente tante, ma oggi non è il tempo della rabbia, è il momento delle meditazioni e del ricordo. Ma è comunque su questa rabbia, sullo schifato distacco che essa esprime, che dovrebbero meditare i politici.
Assieme al vignettista Donato Tesauro noi de “Il Rullo” amiamo pensare che da quelle macerie depositatesi nell’alveo del fiume Polcevera oggi sorga, come un fiore, il ricordo di uno dei tre bambini morti nel crollo, per esortarci a non dimenticare, a non dimenticare la tremenda lezione che ci viene dal ponte.