Non diventate la fotocopia dei peggiori

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È la mente libera da pregiudizi che rende unici i ragazzi, che fa diventare gruppo affiatato persone diverse e diversamente creative; mentre altri, invece, nel gruppo vedono soltanto una banda omologata e violenta come i cosiddetti maranza che vanno in giro stringendo in una mano il tirapugni e nell’altra lo smartphone

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Oggi che si parla con una certa facilità e quasi sempre a sproposito di libertà conculcate, se non addirittura di ritorno del fascismo per il fatto che con una libera elezione è stato votato un governo di Centrodestra alla guida del Paese, forse è giunto il momento di spiegare ai ragazzi come stanno realmente le cose. Purtroppo, una Sinistra che ha perso il senso della sua missione storica e un sindacato che le va acriticamente a rimorchio, la Cgil, stanno esasperando i toni della lotta politica rinfocolando un clima di odio in stile anni Settanta del secolo scorso, e addirittura si esorta a sparare al capo del governo Giorgia Meloni. Per carità, una testa di minchia che va scrivere sulle vetrine “Spara a Giorgia” in Italia lo trovi sempre, ma il fatto grave è che la Sinistra non se ne indigni e, anzi, continua a soffiare sul fuoco senza peraltro rendersi conto che, ove dovesse scapparci veramente un attentato, essa sparirebbe dal panorama politico nazionale perché, con i tempi foschi che già stanno attraversando, la maggior parte degli italiani non le perdonerebbero gli estremismi piazzaioli dei quali, al meglio, si è resa spettatrice silente e compiaciuta.

Siccome i più sensibili a certe malsane suggestioni sono i giovani, questo lavoro vogliamo dedicarlo proprio a loro, andando a soffermarci sull’articolo 33 parte prima, titolo secondo, rapporti etico-sociali della nostra Costituzione: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento…” perché è proprio in questo punto che la Suprema lex stabilisce le norme sull’istruzione nelle scuole statali di tutti gli ordini e gradi. Però, essa afferma anche che i privati hanno diritto di istituire scuole e istituti di educazione senza oneri per lo Stato, e che la legge deve assicurare a esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali. Ebbene, se da un lato si comprende che questo dualismo pedagogico è libertario perché consente agli studenti di diversificare le loro scelte, dall’altro non se ne ravvede la gratuità, quel “… senza oneri per lo Stato”, ma questo è un discorso da affrontarsi in un altro contesto.

Sta di fatto che la Costituzione si è premurata di garantire la libertà all’insegnamento dell’arte e della scienza: perché ha avvertito questa necessità? Non sarebbe stato più conveniente anche per lo Stato democratico lasciarsi le mani libere per poter esercitare una qualche forma d’indirizzo su queste due espressioni culturali, affinché lo fiancheggiassero nella costruzione e gestione della nuova società democratica? Evidentemente no, perché così saremmo ritornati ab antico, a un improponibile passato, cioè al fascismo che, come si sa, esercitava un asfissiante controllo sulla scuola e sull’arte. E qual è stato il risultato? Il fascismo, il nazismo e in generale le dittature comuniste che cosa ci hanno lasciato nel campo scientifico e artistico? Niente, se escludiamo la bomba atomica e le altre armi di distruzione di massa, perché la scienza libera e l’arte spontanea si nutrono di dubbi, di confronti, di discussioni, di critiche, di comparazione, in altre parole di libertà di pensiero e di ricerca multidisciplinare. Ecco perché la nostra Costituzione ha posto la libertà come presupposto indispensabile del loro perseguimento. E noi italiani, i geni della libertà (quando non proprio dell’anarchia…) li portiamo nel Dna, perché siamo culturalmente figli prima della Grecia, poi di Roma e infine del Rinascimento che ci traghettò dal Medioevo all’Età Moderna in ogni campo dello scibile umano.

Nella Grecia classica la libertà era intesa come la facoltà di un cittadino di poter esprimere le proprie opinioni senza, però, violare le leggi della polis-Stato. Nell’antica Roma, invece, il cittadino era prima di tutto un soldato e, in quanto tale, doveva essere dedito agli interessi della patria, come dire che la sua vita doveva essere dedicata allo Stato più che alle scelte personali. Peraltro, prendersi cura dello Stato per il cives romano significava prendersi cura di se stesso e, implicitamente, dei propri diritti, e ne aveva alcuni importanti garantiti dal Senato come la giustezza delle leggi e, tramite i tribuni, il controllo sul potere esecutivo e giudiziario. Col Rinascimento, invece, riscoprimmo la centralità dell’essere umano e della natura che ci circonda, sebbene fosse una scoperta compressa negli angusti confini tracciati dal pensiero dominante che era ancora quello della Chiesa post-tridentina.

Oggi, invece, parliamo di “pluralismo ideologico”, ovvero di una condizione grazie alla quale è possibile esprimere una molteplicità di opinioni diverse in nome delle libertà inviolabili del cittadino, sia come singolo che come gruppo sociale. Ma, se fino al ventesimo secolo il pericolo per la libertà era rappresentato dai regimi assolutistici e totalitari, oggi – e questo sorprenderà non pochi – il pericolo è la tecnologia, che non è più in mano a gruppi di potere come nelle dittature classiche, ma in mano a oligarchie tecnologiche prive di inibizioni morali perché sono come delle meretrici che vanno con tutti. Parliamo di oligarchie che un po’ alla volta ci stanno sottraendo spazi sempre più ampi di libertà fingendo di regalarci dei servizi. In effetti ogni servizio che ci viene offerto, anche se non è a pagamento, ci toglie qualcosa, perché non siamo più liberi di fare niente. Non siamo più liberi di guardare un film nel modo e nei tempi che vorremmo decidere con la scusa che ci viene offerto “gratis”. Non siamo liberi di aprire la posta elettronica senza dover prima cancellare quintalate di pubblicità che, nonostante il nostro furioso spammare, continuano ad arrivarci senza tregua. Non abbiamo più la libertà di esprimerci liberamente perché, se parlando in presenza del telefonino accenniamo a un particolare tipo di dolce, pochi minuti dopo ci arrivano sullo stesso telefonino decine di pubblicità di ditte che producono quel dolce. Dobbiamo perfino aver timore di rispondere al telefono o a una e-mail perché la truffa online è sempre dietro l’angolo. Ma, allora, se perfino le nostre conversazioni private vengono intercettate senza ritegno tramite degli algoritmi, come non pensare che anche le nostre creazioni artistiche, le nostre intuizioni scientifiche lo siano? Se è così, dove va a finire l’articolo 33 della Costituzione “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”? Che cosa fare per invertire la rotta, ma soprattutto è ancora possibile invertirla?

A riguardo vogliamo dire con forza e convinzione ai giovani che la salvaguardia di tutte le libertà garantite dalla Costituzione (anche e soprattutto quella informatica) è nelle loro mani, a condizione che imparino a utilizzare la potente arma che hanno a loro disposizione tutti i giorni: la mente. E, credeteci ragazzi, questa esortazione è meno stucchevole di quanto possa sembrare, dal momento che è la mente a rendere unico ognuno di voi, che all’occorrenza vi fa diventare un gruppo di persone diverse e diversamente creative, laddove altri preferiscono la banda dai comportamenti omologati e gratuitamente violenti come i cosiddetti maranza che vanno in giro stringendo in una mano il tirapugni e nell’altra lo smartphone. Ebbene, ogni tanto provate a guardare fuori dai perversi confini che tracciano per voi i cattivi maestri e le oligarchie tecnologiche, perché “fuori” c’è tutto un mondo che vi aspetta, un mondo che ha sete di pace e di giustizia. E queste le potete conquistare ed offrire a voi stessi e al Paese con l’acerbo entusiasmo della vostra età, con quella nettezza morale che noi vecchi abbiamo da lungo tempo perduto. Smettete, perciò, di copiare gli altri nei peggiori comportamenti, onde evitare che, come sosteneva un vostro coetaneo morto ad appena quindici anni, quello che per la Chiesa è il Beato Carlo Acutis «Tutti nasciamo come degli originali, ma molti di noi muoiono come fotocopie». È questo che volete essere: una fotocopia del male?

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