Nancy Pelosi, ci risiamo con l’impeachment!

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I democratici americani, come quelli italiani, sono tali solo se la democrazia favorisce i loro interessi politici. Infatti, la più grande sponsor di Trump, ovvero la mistica dell’impeachment, nonché presidente della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, tanto per cambiare, ha già ipotizzato la possibilità di attivare, strumentalmente, la procedura dell’impeachment contro il presidente e il Ministro della Giustizia per bloccare una nomina alla Corte Suprema, un proponimento  davvero poco commendevole per Notre-Dame dell’impeachment
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In più occasioni ci è stato chiesto perché ci soffermiamo spesso a commentare alcuni aspetti e personaggi della campagna elettorale americana, che in fondo non ci riguarderebbe. Una domanda così posta ignora il legame storico esistente tra gli USA e l’Italia, un legame che risale addirittura agli ultimi anni dell’Ottocento. Sicché l’assioma di Metternich, secondo il quale quando Parigi starnutisce l’Europa prende il raffreddore, calza meglio ai nostri amici d’oltreoceano perché tutto ciò che accade da quelle parti ha il potere d’influenzare non soltanto le vicende italiane ma quelle del mondo intero.

Nello specifico, ci interessiamo della campagna elettorale in corso negli USA perché vi cogliamo alcuni rituali, personaggi  e tendenze che sono tipici della politica italiana. Tali similitudini le cogliamo nei “democratici”, in modo ancora più particolare nella presidentessa della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi, ossessionata a quanto pare dall’idea che Donald Trump stia contaminando la purezza della Casa Bianca (purezza dove hanno regnato Buchanan Jr, i Kennedy e Nixon?)  e che per questo dovrebbe esservi sloggiato a furia di impeachment.

Insomma, a voler fare dei paragoni diretti, Nancy Pelosi ci ricorda i presidenti Scalfaro e Napolitano che si misero l’animo in pace soltanto quando, sovvertendo il responso delle urne, riuscirono a far fuori Berlusconi con l’aiutino della magistratura e dell’UE.  Ma la Pelosi ha dimostrato di essere un personaggio ancora più astioso di loro, perché  non si lascia sfuggire nessuna occasione per poter imbastire una telenovella dove il presidente deve sempre avere il ruolo del fetente. Andiamo a dare una scorsa all’ultima performance in tal senso di Notre-Dame dell’impeachment.

Donald Trump ha fatto sapere che, entro la fine della settimana, assegnerà un nuovo giudice della Corte Suprema per sostituire la defunta Ruth Bader Ginsburg, nominata dal presidente democratico Bill Clinton nel 1993. Insomma si farà come si è sempre fatto negli USA da centinaia di anni: un presidente democratico nomina un giudice democratico della Corte Suprema, mentre un presidente repubblicano vi nomina un giudice repubblicano. Dunque, niente di strano fin qui nelle complesse dinamiche della democrazia stelle e strisce.

Ma si sa, i democratici americani, come quelli italiani, sono tali solo se la democrazia agevola i loro interessi politici. Infatti, la più grande sponsor per la rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, ovvero la mistica dell’impeachment nonché presidente della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, tanto per cambiare, ha già ipotizzato la possibilità di attivare strumentalmente (di nuovo!) una tale procedura contro il presidente in carica e il Ministro della Giustizia per bloccare la suddetta nomina … ciò perché un presidente e un ministro in stato di accusa non possono nominare nessuna carica istituzionale. Insomma un modo sleale, quello della Pelosi, per bloccare la nomina di un giudice della Corte Suprema da parte del presidente.Un proponimento davvero poco commendevole dal punto di vista etico, ammesso che in politica vi sia rimasto ancora qualcosa che possa definirsi “etico”.

«Abbiamo le nostre opzioni. Abbiamo frecce nel nostro arco», ha dichiarato a riguardo l’acerrima nemica di Trump. Ed è subito sopraggiunta a darle man forte la giovane deputata un po’ socialista, un po’ green e un po’ immigrazionista, Alexandria Ocasio-Cortez, con una macedonia di motivazioni senza né capo, né coda perché non direttamente attinenti alla specifica problematica: «Ci sono in gioco i diritti delle donne, i diritti del lavoro e i diritti alla salute». Mancava soltanto che vi includesse anche i diritti dei gatti ciechi cinesi per compattare, ancor di più, il ceto medio e i conservatori americani intorno al presidente uscente.

Ovviamente, il comitato elettorale di Trump ossequia e ringrazia queste due signore della politica americana.