La libertà nella solitudine uccide

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Se in questo deserto tecnologico che è diventata la nostra vita fatta di clic e di bip-bip, un adolescente si convince di poter far coincidere le pulsioni animalesche con la “sua” morale, allora siamo ritornati sul bordo delle selve primordiali dalle quali emergemmo con le sembianze di scimmie milioni di anni fa

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Molte cose che non vanno nella nostra società, con un sacco di problemi che ci angustiano l’esistenza e che la classe politica non è stata capace di risolvere, anzi sono anni che essa ci gioca sopra rimpallandosi – tra le maggioranze e le opposizioni del momento – il fatto di esserne la causa. Parliamo della sicurezza connessa alla delinquenza d’importazione, della tutela della proprietà privata, degli stipendi che non crescono, del Servizio Sanitario gratuito che va sparendo per gli italiani ma diventa gratuito per gli immigrati, del lievitante ribellismo che serpeggia tra le masse aizzate da una Sinistra irresponsabile, di una Destra senza il coraggio di riformare il Paese, dei giovani ormai fuori da ogni rotta morale. Insomma, a voler definire la nostra attuale situazione sociopolitica con una felice sintesi partenopea, potremmo dire: stamme ‘nguaiate! 

Eppure, sarà perché come sosteneva Indro Montanelli gli italiani vorrebbero fare la rivoluzione col permesso della Questura, sarà perché siamo un popolo che si lascia scivolare addosso ogni nequizia, abbiamo sempre guardato avanti con un pizzico di ottimismo un tantinello epicureo. E per forza! Come si sarebbe potuto fare diversamente? Potevamo educare i nostri ragazzi, aiutarli a crescere instillando nel loro animo dubbi, paure e incertezze? Certo che no, anche perché, almeno fino a oggi, un filo di speranza in un domani migliore non aveva mai abbandonato del tutto noi anziani, convinti come eravamo che coloro i quali incarnano il futuro del mondo fin dalle sue origini, cioè i giovani, alla fine avrebbero ritrovato il loro storico ruolo propulsivo, quella capacità immaginativa sulla quale si è sempre costruito il futuro: il nuovo che sostituisce e migliora il vecchio.

Infatti, con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, il mondo che i nostri avi avevano edificato nei secoli si dissolse nello sgomento generale degli orgogliosi latini, fino a quando i loro figli e nipoti non s’industriarono per sopravvivere agli invasori barbari, inventandosi una nuova religione e la sua Chiesa, il Medioevo e i Comuni. E, giusto per fare un salto temporale di millecinquecento anni, i giovani che dal 1821 al 1860 avevano dato vita alla Carboneria e alla Giovine Italia di Mazzini, sacrificando tutto nelle sommosse contro lo straniero o nelle fila garibaldine, poi ci consegnarono l’Italia Unita.

Lo scorso 19 settembre, però, qualcosa è cambiato nella nostra percezione dei giovani e del futuro del mondo perché un diciassettenne di Viadana, dopo aver consumato un rapporto sessuale mercenario con una certa Maria Campai di 42 anni nel garage condominiale, l’avrebbe poi uccisa a mani nude perché, secondo quanto riportato dalla Gazzetta di Mantova, «Volevo scoprire che cosa si prova a uccidere». Dopodiché, il giovanissimo assassino avrebbe trasportato il corpo della donna nel giardino di una vicina villetta sfitta, ricoprendolo con delle foglie secche, come fosse una cacca di cane da nascondere alla vista, senza preoccuparsi, a quel punto, neppure del fatto che al primo refolo di vento il cadavere della sventurata sarebbe stato scoperto. E già questo particolare la dice lunga sulla personalità squilibrata e superficiale del giovane, una personalità che, in questa sede, non possiamo analizzare perché non ne abbiamo le competenze anche se, secondo noi, il diciassettenne di Viadana ha segnato un punto di non ritorno sulla strada dell’inversione morale degli adolescenti.

A riguardo sono anni che la maggior parte di psicologi, psicanalisti e psichiatri ci dicono che dobbiamo prepararci al peggio, perché gli adolescenti non riescono più a sviluppare quel senso interiore che potrebbe donar loro un maggiore equilibrio e una migliore percezione della vita e del prossimo. Sicché, attossicati anche dalla fatuità dei social che ormai hanno sostituto il senso del reale, essi vorrebbero fare e possedere molte cose e facoltà, ma in realtà non sanno cosa perché non sono più in grado di amare, di vivere e soprattutto non sanno più desiderare. Attenzione, abbiamo detto desiderio e non possesso, perché un accentuato senso del possesso porta a smarrire vergogna, emozioni e trasalimenti, e questo smarrimento è l’aspetto più preoccupante del problema, perché se un adolescente, un futuro uomo, smarrisce il senso del bene e dei limiti morali della società (quale, verrebbe da domandarsi), allora siamo già ritornati sul bordo delle selve primordiali dalle quali emergemmo con le sembianze di scimmie milioni di anni fa. 

Maria Campai è stata uccisa dall’adolescente di Viadana proprio perché questi era intriso di un primordiale, animalesco senso di possesso: ti ho pagata e quindi sei mia, posso fare di te ciò che voglio. Possiamo fare ancora qualcosa per aiutare i nostri ragazzi a crescere equilibratamente e a recuperare, così, almeno la seconda generazione di adolescenti? Certo che possiamo: dovremmo iniziare col crescere noi, i cosiddetti adulti, invece di metterci in concorrenza col loro a chi possiede il telefonino più smart. Succederà? Ne dubitiamo. Prepariamoci al peggio.

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