Dopo essere stato ministro del Lavoro e degli affari esteri, Luigi Di Maio, dopo la trombatura alle elezioni dello scorso 25 settembre, potrebbe diventare inviato speciale dell’Unione Europea per la regione del Golfo Persico dove sta per scoppiare l’iradiddio tra l’Iran e l’Arabia Saudita e da dove provengono petrolio e gas, manco fosse il frutto di un incrocio tra Lawrence d’Arabia e Golda Meir
– Enzo Ciaraffa –
Luigi Di Maio non mi è mai stato antipatico con quella sua faccia di gonzo di buone maniere, anzi da quando ha mandato affanculo Giuseppe Conte e Grillo mi è diventato addirittura simpatico, ma questo non significa che sceglierei lui come docente di lettere antiche per la facoltà frequentata dai miei nipoti. Tantomeno lo sceglierei come inviato speciale (molto speciale dati i brutti tempi che corrono…) dell’Unione Europea per la regione del Golfo Persico dove sta per scatenarsi l’iradiddio tra l’Iran e l’Arabia Saudita, da dove provengono gli approvvigionamenti di petrolio e gas per mezzo mondo.
Ciò perché, per andare utilmente a operare in quell’area così incandescente e vitale anche per l’Europa, bisognerebbe essere come minimo il frutto di un ben riuscito incrocio tra Lawrence d’Arabia e Golda Meir, mentre Di Maio è soltanto Giggino nonostante gli vada riconosciuto un certo impegno per farcelo dimenticare.
Eppure, per l’alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, uno degli uomini idonei a ricoprire l’incarico d’inviato speciale nel Golfo potrebbe essere proprio il nostro Luigi. Forse per il fatto che, in qualità di ministro per gli Affari esteri, non ha fatto niente di eccezionale ma neppure nessuna cazzata in verità.
In meno tempo di lui agli Esteri, Salvini al ministero degli Interni aveva già fatto molti danni! Anzi, credo che, se il segretario della Lega avesse tenuto la bocca chiusa invece di usare toni trionfalistici mentre erano in corso le trattative tra Francia e Italia per il collocamento dei migranti, forse non si sarebbe neppure scatenato il putiferio che è ancora in corso con i nostri boriosi cugini transalpini. Ecco, la differenza tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio è che il primo è irrimediabilmente sciocco, il secondo un inesperto di successo. E dall’inesperienza si può guarire, dalla stupidità no.
Tuttavia, il punto debole di Giggino (ed eventualmente di Borrell) è tutto di natura politica perché, dopo aver rinnegato un intero percorso nella banda grillina, dopo aver sostenuto che “uno vale uno”, dopo essere passato da nemico ad amico dell’Ue, è stato trombato dagli elettori che non lo hanno più voluto in Parlamento. Non si capirebbe, infatti, perché un signore che gli italiani hanno cacciato dal Parlamento nazionale debba poi rappresentarli nei palazzi di Bruxelles per cooptazione.
Oddio, in politica tutto può succedere: se in Ucraina un attore comico di serie B è diventato, in pochi mesi, un grande condottiero del suo popolo e sta facendo sputare sangue agli invasori russi, perché il Di Maio funzionario europeo non potrebbe portarci a casa un po’ di petrolio e di gas a prezzi sostenibili? Dubito che ci riesca, ma non è impossibile.
Comunque, ove Giggino non dovesse fare nessun miracolo in fatto di energia e prezzi, potremo sempre augurargli una buona vacanza a spese dei contribuenti europei ricordandogli, magari, quanto andavano dicendo lui e il suo ex capataz Beppe Grillo fino a pochi anni fa: «L’Ue è il Club Méditerranée dei trombati».
Oddio, anche noi cittadini perseguitati dalla mala politica e dalla sfavorevole contingenza internazionale, noi che non riusciamo più a pagare neppure le bollette di luce e gas, siamo dei trombati. Però senza il Club Méditerranée.
(Copertina di Donato Tesauro)
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