Sapevate che Mattarella e Mazzini sono dei pericolosi sovranisti?

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Secondo quanto affermato da una giornalista de La Stampa, il Tricolore che sventola sul torrino del Quirinale dove risiede il presidente della Repubblica, che poi è lo stesso della “Giovine Italia” di Mazzini e quello dei nostri militari che si stanno facendo sparare addosso in Libano per mantenere l’impegno della loro missione di pace, è da ritenersi un simbolo sovranista

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Molti magistrati, giornalisti e presentatori di spettacolo e d’avanspettacolo tutti poi passati alla politica, ogni giorno dovrebbero portare un cero sulla tomba di Silvio Berlusconi perché, senza il maniacale accanimento giudiziario e mediatico contro di lui dalla discesa in campo fino alla morte, sarebbero passati su questa terra e manco ce ne saremmo accorti. La stessa cosa sta accadendo da quando al governo c’è Giorgia Meloni che, però, ha i fianchi giudiziali meno scoperti della buonanima del Cavaliere. Ciò posto, sarà che non leggiamo volentieri il giornale sul quale ella scrive, La Stampa di Torino, dobbiamo confessare che fino a qualche giorno fa non conoscevamo proprio per niente la giornalista Francesca Schianchi e avremmo continuato volentieri a ignorarne l’esistenza se, approssimandosi la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, la signora non fosse intervenuta sul tema del patriarcato, nella trasmissione Propaganda Live su La7.

Nella circostanza, oltre a prendersela col ministro dell’Istruzione Valditara che, in forza di storia e di statistica aveva osservato che il patriarcato nel nostro Paese lo stanno accrescendo gli immigrati, la signora se l’è presa anche col presidente del senato, Ignazio La Russa e, cosa per noi intollerabile, con la bandiera italiana. La ragione del livore? Il povero La Russa aveva fatto semplicemente installare una panchina rossa nel giardinetto del Senato con la prima doga della spalliera tricolore. Queste le parole di Francesca Schianchi per stigmatizzare l’iniziativa del mefistofelico Ignazio: «Il presidente del senato ha posato un tricolore sulla panchina rossa. Un gesto che si poteva evitare. Quella bandiera è un simbolo sovranista. Si vuole dividere, si vuole spaccare l’opinione pubblica anche su un tema come questo, quello del patriarcato. Alcuni valori come la lotta alla violenza contro le donne sono nella nostra Costituzione, come l’antifascismo, quindi qual è il motivo di dover poggiare la bandiera su quella panchina?». Il fatto singolare della reprimenda di questa signora è che ogni sua critica aveva già in sé la risposta. Vediamo… la doga tricolore sulla panchina voleva dimostrare l’impegno delle istituzioni contro la violenza di genere; certo, i valori della lotta alla violenza contro le donne sono nella Costituzione, ma pure il nostro Tricolore (che secondo la signora sarebbe sovranista) è previsto e codificato da quella stessa Costituzione, precisamente all’articolo 12. Allora, che facciamo… anche la Costituzione è sovranista?

E non solo, perché a questo punto sarebbe un simbolo sovranista anche il Tricolore che sventola sul torrino del Quirinale dove risiede il presidente della Repubblica, che poi è lo stesso della “Giovine Italia” di Mazzini e quello dei nostri militari che in questi giorni si stanno facendo sparare addosso in Libano, come ieri in Iraq e in Afghanistan, per mantenere l’impegno della missione di pace. Per la maggiore erudizione della suddetta signora, ricordiamo che il Mazzini amante del Tricolore era così poco sovranista che nel 1834 fondò una società patriottica sovrannazionale che chiamò Giovine Europa.

Ma è sul patriarcato che la nostra sputasentenze ha dimostrato faziosità e scarso coraggio perché qualche parolina, mica un discorso organico per carità, poteva spenderla per ricordare che una delle più grandi famiglie patriarcali al mondo, quella degli Agnelli, è anche proprietaria del giornale sul quale scrive. Magari ricordando che l’azienda nazionale dell’auto, la (ex) Fiat, non è stata mai guidata da un’appartenente al gentil sesso pur avendo avuto gli Agnelli in seno grandi donne, intelligenti e indipendenti. Insomma, delle femministe ante litteram come, per ricordare la più importante, Virginia Bourbon del Monte, alla quale il fascistissimo patriarca (quello sì che lo era!) Giovanni Agnelli fece togliere i figli soltanto perché, rimasta vedova, voleva risposarsi con lo scrittore Malaparte. Virginia fu una donna spregiudicata, moderna e indipendente, altro che certe scribacchine di oggidì che, se ogni tanto non mettessero in scena la fiera delle cazzate, non se le filerebbe nessuno. Ecco perché, oggi 25 novembre giornata internazionale contro la violenza sulle donne, questo articolo lo dedichiamo a Virginia  Bourbon del Monte, una donna che pur avendo subito altri tipi di violenze non ebbe paura di essere indipendente quando esserlo era considerato inaccettabile da famiglie e società.

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