Signor Nicola Turetta,
contravvenendo ad una quinquennale tradizione e consapevole di non stare a fare un gesto che incontrerà molti favori tra chi ci segue, questo Natale non scriveremo la solita letterina esortativa dedicata a qualche figura delle istituzioni (anche perché sarebbe tempo sprecato) ma piuttosto a lei, a sua moglie Elisabetta e all’altro vostro figlio, Andrea. E non lo facciamo per “carità cristiana”, una locuzione dietro la quale si nascondono, di solito, ipocrisia e commiserazione, ma per un elementare senso di giustizia. Eh sì, perché, dopo che vostro figlio Filippo si è macchiato di un orrendo delitto uccidendo a coltellate Giulia Cecchettin lo scorso 11 novembre in quel di Fossò, su di voi si è riversata una lava di fuoco, di dolore e di critica per delle colpe che non avete. E quand’anche fossero critiche plausibili, quale genitore che non si trovi al cospetto di fatti eclatanti riesce a realizzare subito che suo figlio è uno psicopatico, che è un frutto bacato del suo albero sano? E, poi, oggi che è l’era del nichilismo più ottuso diviene davvero difficile impedire ai figli, anche a quelli solitamente “normali”, di commettere azioni tremende delle quali si pentiranno per tutta la vita, ma che nel frattempo accorciano e angustiano la vita di noi genitori.
Vede, ci hanno molto colpito la nettezza e il dolore con i quali ha condannato il folle gesto di Filippo, pur non volendolo rinnegare del tutto in quanto sangue del suo stesso sangue, anzi, invocando addirittura per lui una giusta punizione ed evitando, con grande onestà intellettuale e nettezza morale, d’intorbidire le acque a suo favore mediante le ruffianerie mediatiche di solito suggerite dagli avvocati difensori per orientare psicologicamente l’opinione pubblica e i giudici che dovranno giudicare un familiare assassino.
Ma si fermano qui le nostre considerazioni su questo accadimento che ha sgomentato l’intero Paese e nel quale hanno già ravanato in molti, in troppi, anche perché adesso a scendere in campo devono essere due entità che non possiamo influenzare con le nostre chiacchiere e i nostri giudizi: la magistratura e la coscienza di Filippo, che immaginiamo lo inseguirà ogni notte e ogni giorno della sua vita. Non si offenda, dunque, signor Turetta se le dico che provo una grande pena per la sua famiglia che questo Natale avrà un grande vuoto nel cuore e un posto in meno a tavola: se sapessi farlo, mi creda, questo giorno pregherei anche per lei, soprattutto per lei, perché se anche in casa Cecchettin ci sarà un posto vuoto a tavola, Giulia è presente nell’affetto degli italiani e la sua famiglia lo è nella nostra solidarietà; mentre lei sarà bollato per sempre come il padre del mostro di Fossò. E questo non è giusto.
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