A differenza di noi che siamo sempre pronti a rinunciare alle nostre libertà al comparire del primo duce o ducetto, per gli americani la proprietà privata, il diritto a non dover vivere nella paura, il lavoro, e non i sussidi, sono una religione. In questo senso è paradigmatico il fatto che mentre in Italia il direttorio dei virologi, che non sono riusciti nemmeno a prevederli gli effetti del coronavirus, se potessero ci farebbero uscire di casa l’anno prossimo, i cittadini di molti Stati americani stanno scendendo a protestare nelle piazze per far cessare il lockdown e tornare a lavorare
– Enzo Ciaraffa –
Da quando si è insediato alla Casa Bianca Donald Trump tutto ciò che avviene negli USA è acriticamente considerato sbagliato e sbeffeggiato da gente che, il più delle volte, di quel Paese sa poco o niente e, quel che è peggio, pensa di poter analizzare le vicende americane col metro dei nostri bizantinismi intellettuali. Costoro, solitamente sempre della stessa parte politica, sono vocati a presentare gli Stati Uniti come una terra di cow boy dove tutti i cittadini sono armati e non vedono l’ora di ammazzarsi tra di loro, una terra dove vige la legge del più forte, dove il cittadino non avrebbe le medesime garanzie democratiche degli italiani ad esempio… e meno male! E sì, perché riguardo alla democrazia “vissuta”, ai diritti individuali e alle libertà garantite, gli ordinamenti USA potrebbero insegnarci, specialmente in questo periodo, molte cose e ne indico soltanto quattro: la facoltà del Congresso di andare oltre la volontà dell’esecutivo nel votare eventuali nuove tasse, come dire che la tassazione è stabilita dal popolo e non dal governo; una Corte Suprema il cui capo è nominato a vita dal presidente ma a differenza dell’Italia col CSM non può coincidere con la figura dello stesso presidente; una Carta dei Diritti dalla quale germinò la Costituzione americana.
Ma per farsi almeno un’idea di quanto siano diversi nella sostanza i nostri ordinamenti da quelli statunitensi, bisogna osservare che la Carta dei Diritti fu elaborata per proteggere, tra le tante, la libertà di parola, di religione e il diritto di difendersi, cioè il diritto del cittadino perbene di possedere e di portare armi.
Lo scorso marzo, e cioè in piena pandemia da Covid-19, i nostri media, invece di occuparsi di che cosa non stava andando bene in Italia nella strategia di lotta al coronavirus, che fino ad oggi ha fatto 24.000 vittime con una media di 350 morti al giorno, invece di soffermarsi sulle code degli italiani davanti al banco dei pegni per poter racimolare qualche euro per mangiare, ci hanno informati sul fatto che gli americani erano “… in coda per comprarsi un’arma: sale il timore di disordini, boom di vendite”. E, ovviamente, anche quando la notizia conteneva qualche lieve accenno di riflessione sociologica, affiorava tra le righe la solita tiritera dell’America violenta dell’era trumpiana, dimostrando per l’ennesima volta che i media nostrani non riescono ad andare più in là del copia-incolla dei lanci di agenzia, peraltro con una supponenza da primato intellettuale che essi non posseggono, che nessuno possiede più nell’era della globalizzazione. Ma volendo porre la questione in termini più semplici, possiamo semplicemente dire che in Italia non abbiamo capito una mazza dei nostri amici divoratori seriali di Hot dog.
Nella memoria storica degli americani, infatti, è indelebilmente fissato il grande incendio di Chicago del 1871, il terremoto di San Francisco e il successivo incendio della città del 1906, i disordini e le proteste per i diritti civili degli afroamericani, i cosiddetti Freedom Riders del 1961. Ebbene, ognuna di queste circostanze impose la legge marziale, tante furono le violenze che si perpetrarono, dovute principalmente alla saldatura dei problemi contingenti con giuste ma violente rivendicazioni sociali degli afroamericani e dei bianchi meno abbienti, rivendicazioni che spesso sfociarono in assalti alla proprietà privata, in uccisioni e in saccheggi. Sebbene in formato ridotto, episodi simili accaddero anche in tempi più recenti, come a New York durante il blackout elettrico del 1965 e del 1977.
Il ricordo di tutto questo giustifica la corsa ad armarsi dei cittadini americani in un momento così complicato? Certamente no, ma lo spiega benissimo! E poi, a differenza di noi che siamo sempre pronti a rinunciare alle nostre libertà al comparire del primo duce o ducetto, per gli americani la proprietà privata, il diritto a non dover vivere nella paura, il lavoro (e non i sussidi) sono una religione. In questo senso è paradigmatico un raffronto: mentre in Italia il direttorio dei virologi, che non sono riusciti nemmeno a prevederli gli effetti del coronavirus, se potessero ci farebbero uscire di casa l’anno prossimo, i cittadini di molti Stati americani stanno scendendo a protestare nelle piazze per far cessare il lockdown e tornare a lavorare.
Se è vero, com’è stato fino ad oggi, che tutto quanto accade in America poi si replica anche in Europa, specialmente in Italia, le riflessioni da farsi in questo momento dovrebbero essere, secondo noi, altre: non è che anche gli italiani vogliono riacquistare al più presto le loro libertà e ritornare a lavorare? I disordini, i rivoltamenti sociali che temono gli americani si svilupperanno anche da noi quando, dopo due mesi senza lavorare, ci accorgeremo che sono finiti i soldi per mangiare e non abbiamo più niente da portare al banco dei pegni?
Queste sono le domande sulle quali i media dovrebbero interrogarsi e pungolare il governo che, abdicando completamente al proprio ruolo decisionale, ha nominato la bellezza di dieci Task Force composte complessivamente da un mezzo migliaio di “esperti”, i quali, come il governo che li ha nominati, non sanno che pesci prendere per ripartire… il guaio è che nel nostro Paese, media e potere, sono gli uni figli dell’altro. Pertanto non ci capiterà mai di vedere due giornalisti incalzare il capo del governo con domande “scomode” o – agognato evento! – costringerlo alle dimissioni con un’inchiesta come avvenne in America con Nixon.
Che volete, al posto dei giornalisti d’assalto dobbiamo accontentarci dei minchioni d’assalto, come l’attore-medico Walter Ricciardi il quale, in piena pandemia e nell’impegnativa veste di “esperto” del governo italiano, ha twittato un video con violenze su di un manichino rappresentante il presidente Trump nostro alleato.
A proposito di pulci…