Le contraddizioni della Chiesa bergogliana

Share
Alla Chiesa bergogliana vanno bene i soldi delle donazioni dei fedeli utilizzati per tappare i buchi delle speculazioni immobiliari londinesi del cardinale Becciu, vanno bene gli interessi che, al netto degli scandali epocali, si producono nello Ior, ma non una donazione della Leonardo Spa a favore dei piccoli ricoverati del Bambin Gesù, affetti da un terribile male

*****

Secondo una credenza molto diffusa nella Chiesa pare che, soprattutto durante l’elezione di un papa, sul Conclave aleggi lo Spirito Santo per orientarne scelte sagge e, immaginavamo, adeguate ai tempi, nel senso che ogni papa dovrebbe essere scelto per diventare pastor et nauta del suo tempo. A riguardo, su questo blog un po’ di tempo fa, scrivemmo che il 13 marzo del 2013 lo Spirito Santo doveva essersi preso qualche giorno di ferie se dalle palline del Conclave era venuto fuori il nome dell’argentino con origini italiane, Jorge Mario Bergoglio, che scelse di chiamarsi come il frate di Assisi, Francesco. Infatti, dopo un papa politico e giramondo, quindi piuttosto lontano dai problemi interni della Chiesa, come Karol Wojtyla, e un fine teologo piuttosto lontano dalle dinamiche del mondo globalizzato, come Joseph Ratzinger, lo Spirito Santo, se fosse stato presente, avrebbe dovuto ispirare l’elezione di un papa consapevole di trovarsi a capo di una Chiesa secolarizzata e tentennante, in un secolo senza fede e senza più freni morali in qualsiasi campo.

Una delle prime uscite pubbliche di papa Francesco sull’etica della Chiesa di fronte ai variegati problemi del nuovo millennio, come per esempio l’omosessualità, chiarì subito ai cattolici tradizionalisti in che mani era finita la fede cristiana. Infatti, interrogato dai giornalisti sul rapporto dei gay con la Chiesa, questa fu la risposta di Bergoglio: «Se una persona è gay [quindi incapace di procreare – nda] e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?». Qualcuno avrebbe dovuto fargli notare che era semplicemente il papa, e invece tutti pensarono ammappete, che papa moderno! E il precetto divino crescete e moltiplicatevi della Genesi, dove se ne andava a finire? Gli undici anni di pontificato di Bergoglio sono pieni di parole in libertà, come di un seminarista sprovveduto, d’incoerenza storica e dottrinale. Per una questione di spazio ne elenchiamo soltanto due, a nostro avviso, tra i più deleteri provvedimenti da lui presi: la sconcertante profanazione della Basilica di San Pietro con l’adorazione della Pachamama, un idolo degli antichi popoli Incas e l’abbandono dei cattolici perseguitati in Cina e in Nicaragua. Fino a oggi, dunque, l’incoerenza è stata la cifra del papato di Bergoglio, nonostante la sua popolarità di pretacchione di campagna.

Quando all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina un nutrito gruppo di Paesi decise di destinare il 2% del Pil all’acquisto di armi per la propria difesa, il papa li definì pazzi. Invece, alla conferenza Cop28 di Dubai sui cambiamenti climatici negli Emirati Arabi (che da soli producono oltre tre milioni di barili di petrolio ogni giorno) ci è andato più soft: «Con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e realizzare attività che promuovano lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri, contrastando il cambiamento climatico». Come dire che i soldi degli Stati, che li mettono insieme inquinando l’atmosfera, sono bene accetti se destinati a opere buone come la transizione ecologica. Eppure, non appena un ente statale italiano prestigioso, che produce tecnologia aerospaziale e sistemi di difesa, ha colto in parte il suo invito a destinare più soldi alle buone opere sottraendoli agli armamenti, il papa, sebbene indirettamente, gli ha sbattuto la porta in faccia.

È accaduto che a dicembre scorso l’azienda ex Finmeccanica, oggi Leonardo Spa, voleva donare in beneficenza la cifra di un milione e mezzo all’ospedale pediatrico del Bambin Gesù di Roma (che è di proprietà del Vaticano) per l’acquisto di una Pec – Tac, una macchina che è all’avanguardia nella diagnostica e cura dei tumori. Voi non ci crederete, ma in tempi in cui nessun grande marchio fa donazioni così generose, se non alla subdola maniera dei Ferragnez, l’ospedale pediatrico romano ha rifiutato i soldi, anche se la maggior parte dei media si dice convinta che il “non possumus” sia partito dalla casa madre, ovvero dalla Segreteria di Stato vaticana, dal papa insomma. La Leonardo, però, non si è fatta scoraggiare dal gran rifiuto e, dimostrando di essere più coerente della Chiesa bergogliana, ha dirottato la donazione sull’istituto di ricerca per le malattie infantili, il Gaslini di Genova.

Ovviamente non sappiamo con dettagliata certezza come siano andate realmente le cose ma, deduttivamente, se un’azienda con la serietà e la reputazione della Leonardo si è vista costretta a cambiare all’ultimo momento l’ente destinatario di un’importante offerta di denaro, è stato perché il diretto interessato ha rifiutato l’offerta. Come dire che alla Chiesa vanno bene i soldi delle donazioni dei fedeli utilizzati per tappare i buchi delle speculazioni immobiliari londinesi del cardinale Becciu, vanno bene gli interessi che, al netto degli scandali epocali, si producono con lo Ior, ma non una donazione a favore di bambini affetti da un terribile male. Che avesse ragione Ratzinger, quando sostenne che «Ci sono troppi esempi di Papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto»? Ma, purtroppo, come abbiamo anticipato all’inizio, il giorno dell’elezione di Bergoglio al soglio pontificio lo Spirito Santo si era preso un giorno di ferie.

Potrebbe interessarti anche I rituali fascisti di Acca Larentia sono figli anche del fallimento delle politiche di Sinistra