La Sinistra – Pd in bilico tra post comunismo e socialdemocrazia

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Lungi dell’evolvere in un partito socialdemocratico sul modello nordeuropeo, e avendo preso a bordo la maggior parte dei nipotini della vecchia Democrazia Cristiana, l’attuale Pd è diventato, nei fatti, un partito di Centrodestra che finge di far cose di Sinistra per problemi di equilibri interni e per giustificare la sua esistenza in vita ma in realtà difende soltanto lo status quo in Italia e in Europa, come dire una politica bancaria vicina allo strozzinaggio e le tasse ad oltranza quale unico mezzo per sanare il bilancio dello Stato che ha contribuito a depauperare

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Come solitamente facciamo, ci siamo confrontati con molte opinioni sulla sconfitta del Pd alle elezioni politiche del 25 settembre scorso, anche se non tutte in linea col nostro punto di vista a riguardo. E la ragione della non collimazione è semplice: a differenza di noi, la maggior parte degli analisti fa iniziare la crisi della Sinistra – Pd in Italia dalla caduta del muro di Berlino, mentre per noi essa è nata già con una tara ereditaria che poi ha trasmesso ai suoi eredi, e parliamo dell’utopismo, ovvero un’idea di marxismo astratta quando non addirittura immaginaria.

Ci provò Pierre-Joseph Proudhon a riportare i marxisti a dimensioni concrete, come dire alla costruzione di un “socialismo scientifico” che fosse calato nella realtà dei tempi e nella storia dei popoli ai quali si rivolgeva, per edificare una società governata dalla ragione, ma non vi riuscì visto il fungino proliferare di comunisti, trotzkisti, leninisti, stalinisti, maoisti, e chissà dove arriveremmo a voler contare tutte le trasformazioni del socialismo, dalle origini ai nostri giorni.

La prima scissione nel movimento socialista non poteva che avvenire in Italia, eterna contrada di Guelfi e Ghibellini dove, nel gennaio del 1921, la fazione che avversava il riformismo di Filippo Turati, nel corso del XVII congresso tenuto a Livorno, si scisse dal Partito Socialista per dar vita al Partito Comunista Italiano, dal quale, dopo svariati contorcimenti ideologici durati un secolo, è nato l’attuale Pd. E quella non sarebbe stata l’unica scissione: ne seguirono almeno altre quattro, che determinarono la nascita di partiti uno più disastroso dell’altro per la causa del socialismo democratico e per il nostro Paese.  

Purtroppo, l’attuale Sinistra italiana, troppo presa a costruirsi intorno un partito referenziale come steccato, troppo tardi si è resa conto della progressiva trasformazione del proletario che è diventato portatore di desideri e di aspirazioni borghesi. In paradossale contraddizione, complici le diverse crisi economiche e le spinte inflazionistiche che hanno anemizzato gli stipendi fissi, il piccolo borghese si è, invece, proletariatizzato, solo che non si è affidato a un Pd guardiano del “sistema” che non lo protegge, si è rivolto ai partiti anti – sistema e questo si rifletterà negativamente sulla tenuta dell’ordine sociale.

Come dire che la Sinistra italiana, seppure al cospetto di situazioni e personaggi diversi, ha commesso gli stessi errori del passato, laddove avrebbe avuto copiosi elementi di giudizio e di valutazione per capire in tempo di aver perso per strada il popolo proletario. Oggi l’elettore di Sinistra è oberato da pressanti bisogni e se ne fotte delle ideologie, dei principi politcally correct e perfino della transizione ecologica peraltro dettata al partito da una ragazzina svedese semianalfabeta. Al piddino medio non interessa neppure la pagliacciata della voltura al femminile dei termini neutri, il Ddl Zan o lo ius scholae ma, semmai, il tetto al prezzo del gas e della luce, il freno all’inflazione e agli aumenti delle derrate alimentari, l’ordine pubblico in città diventate giungle per una ragione che la Sinistra non vuole neppure iniziare a prendere in considerazione: per l’immigrazione selvaggia, per il laissez faire dell’ultimo reggitore del dicastero degli Interni e dei sindaci di metropoli importanti come Milano, Roma, Palermo e Napoli, dove la violenza e gli stupri sono all’ordine del giorno.

 Forse è giunta l’ora che anche la Sinistra trovi il coraggio e le ragioni per dire che, così come viene fatto entrare nel nostro Paese e successivamente (non) “amministrato”, l’immigrato è una tragedia nazionale! Per dirlo in termini ancora più chiari, l’elettore medio della Sinistra non è più disposto a pagare con la propria pelle il tentativo del suo partito di sostituire il proletario transitante nel ceto medio con il proletario d’importazione. 

Lungi dell’evolvere in un partito socialdemocratico sul modello nordeuropeo, e avendo preso a bordo la maggior parte dei nipotini della vecchia Democrazia Cristiana, l’attuale Pd è diventato, nei fatti, un partito di Centrodestra che finge di far cose di Sinistra per problemi di equilibri interni e per giustificare la sua esistenza in vita ma, in realtà, difende soltanto lo status quo in Italia e in Europa, come dire una politica bancaria vicina allo strozzinaggio e le tasse a oltranza come unico rimedio per sanare il bilancio dello Stato da essa accresciuto con politiche folli e depauperatrici. A riguardo, non abbiamo dimenticato che, con l’acquiescenza dei sindacati di Sinistra, negli anni Ottanta socialisti e democristiani mandarono la gente in pensione a 39 anni. La riprova del fatto che il partito di Letta sia diventato il partito della conservazione l’abbiamo avuta quando il Pd ottenne il massimo consenso elettorale con Matteo Renzi, che lo aveva trasformato in una sorta di Forza Italia versione rosso sbiadito e con lo stesso numero d’inquisiti, di corrotti, di voltagabbana e d’incapaci.

Sicché, in questo momento, a Sinistra esistono due grandi partiti: uno che in quattro anni ha più che dimezzato i propri voti e si dichiara quasi vincitore delle elezioni, il M5S; un altro che non è andato lontanissimo dalle previste cifre di consenso, il Pd, che invece vorrebbe addirittura sciogliersi e buttare il simbolo nel cesso. E per fare che cosa, ci domandiamo noi, posto che la sua sconfitta non è nei numeri ma nell’incapacità di saper interpretare il suo ruolo e, quel che è peggio, questo momento storico.

Peraltro, dalla Bolognina in poi, alla Sinistra in generale non ha giovato continuare a cambiare simboli e segretari, anche perché la maggior parte delle volte che è stato al governo in questi ultimi trent’anni lo ha fatto senza mandato popolare, con l’aiutino del sistema di potere, compresa l’acquiescenza di presidenti della Repubblica non proprio super partes, come Scalfari e Napolitano. E così ritorniamo da dove siamo partiti: in questi anni al Pd è mancato il popolo! E questo era fatale che accadesse perché per il Pd, protetto dalle corazzate del potere come media, stampa, certa Magistratura e perfino la Chiesa, la volontà del popolo era divenuta un orpello quasi inutile.

Noi, però, siamo sostenitori della democrazia dell’alternanza, quella che mette a disposizione del cittadino almeno due offerte politiche e, pertanto, non ci fa piacere vedere il Pd prossimo all’implosione. Ciò perché, checché se ne pensi, esso potrebbe far da argine alle follie populiste (quelle sì…) del Movimento Cinque Stelle che, sotto la guida della diarchia GrilloConte, è diventato ancora più pericoloso del passato, quando agitava soltanto i vaffanculo e le chiavette delle scatolette di tonno, mentre adesso va concionando di “brigatisti”, jacquerie nel Sud d’Italia, in caso di inevitabile ridimensionamento del reddito di cittadinanza, e di marce più o meno pacifiche che, in realtà, saranno aizzate con il Centrodestra che manco è ancora al governo.

Ecco, è sarebbe l’occasione buona affinché il Pd molli gli ex diccì così come i post comunisti e ritorni a parlare al suo popolo con realismo e convinzione, invece di lasciarlo in preda alle suggestioni seminate a piene mani dai due peggiori demagoghi mai comparsi sulla nostra scena politica i quali, in quanto a moderazione, ci faranno rimpiangere, temiamo, perfino Giggino Di Maio.

In definitiva, suggeriamo al Pd di trovare, finalmente, il coraggio di evolvere in senso socialdemocratico, liberandosi gradualmente degli ex democristiani, che potranno accasarsi con Calenda e Renzi, e soprattutto dei comunisti irriducibili che, secondo noi, sono i peggiori di tutti perché negano la storia e le decisioni della volontà popolare, sicché faranno del tutto per militarizzare le piazze contro il prossimo governo. Per come stanno evolvendo le cose nel mondo e in casa nostra, soltanto una Sinistra di marca socialdemocratica e una Destra autenticamente liberale, che si legittimino a vicenda riconoscendosi nei valori fondanti della Costituzione, potrebbe essere la medicina giusta per il futuro di questo Paese che, in tutta onestà, intravediamo più nero della mezzanotte.

(La copertina è di Donato Tesauro)

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