La Sinistra da Freud, i media all’inferno

Share
La frustrazione e la paura del proprio passato hanno impedito alla Sinistra italiana di auto analizzarsi politicamente ed acquisire, così, la consapevolezza che, come per il nazifascismo, gli atteggiamenti e le esperienze politiche del passato non possono riprodursi al presente. Di quel passato, infatti, non è sopravvissuto niente, poiché sono svaporati i regimi, sono state stravolte le classi sociali, sono cambiati gli equilibri geostrategici mondiali, è cambiato il sentire dei popoli, gli statisti – se possiamo ancora chiamarli così  – hanno lasciato il posto ai twittatori furbi
– Enzo Ciaraffa –

Per alcuni anni dopo la II Guerra Mondiale furono in molti ad inseguire la leggenda che Hitler non si fosse suicidato il 30 aprile del 1945 nel bunker della Cancelleria ma che fosse scappato, sotto mentite spoglie, in Sudamerica da dove avrebbe preparato la rivincita del nazismo. In realtà il dopoguerra fu, nella storia dell’umanità, il periodo di massima affermazione della democrazia in Germania e in Europa, almeno in quella occidentale.

La leggenda dei nostri giorni, invece, è la rinascita del fascismo perché, con la caduta del muro di Berlino e l’implosione dei regimi comunisti, si è creato nella sinistra italiana – che aveva quale obiettivo politico proprio la realizzazione del paradiso comunista in terra – la stessa frustrazione dell’orfano, del bambino che perde il papà. Essa, infatti, come fa di solito un orfanello continua a negare la realtà, ossia la morte dell’ideologia comunista, lasciandosi cullare dall’illusione di aver trovato un sostituto del “padre” nell’antifascismo militante.

La verità è che la vittoria del capitalismo  sul comunismo ha generato un senso di frustrazione nella Sinistra che, non potendo opporre ai modelli di vita capitalisti un altrettanto allettante modello di sinistra, da anni si è rinserrata nel culto della Resistenza, in assurde teorie antisviluppiste (e l’Ilva di Taranto ne è un esempio…), nella parossistica ricerca di un “nemico” che ne giustifichi l’esistenza in vita nella realtà sociale di oggi. La frustrazione e l’inconscia paura del proprio passato hanno impedito alla Sinistra italiana di auto analizzarsi politicamente ed acquisire, così, la consapevolezza che, come per il fascismo, gli atteggiamenti e le esperienze politiche del passato non possono riprodursi al presente. Di quel passato, infatti, non è sopravvissuto niente, poiché sono svaporati i regimi, sono state stravolte le classi sociali di riferimento, sono cambiati gli equilibri geostrategici mondiali, è cambiato il sentire dei popoli, gli statisti hanno lasciato il posto ai twittatori furbi.

Sicché, nella sua fuga dalla realtà, la Sinistra continua a vedere il fascismo in ogni richiesta di autodeterminazione dei popoli – il che è uno stridente paradosso stante la sua “sinistrità” – in ogni richiesta di ritornare alla sovranità degli Stati nazionali, in ogni affermazione elettorale dei partiti della destra parlamentare, in ogni peto di qualche imbecille che ami giocare con i simboli del fascismo. Con tali presupposti l’alleata naturale della Sinistra non poteva che essere l’Unione Europea la quale, per quanto sia oggi più malferma di ieri sulle gambe, è ancora governata dagli alleati naturali della Sinistra: i socialisti, gli euro-convinti o se preferite, i sinistra-nascondenti.

È stato per tale concorso di fatti che la Sinistra ha potuto inventarsi la crociata contro il fascismo, in ciò entusiasticamente supportata da quei sistemi d’informazione, nello specifico il Corriere della Sera e la Repubblica, che per reggerle il gioco sono arrivati a definire il Generale della Wermacht Erwin Rommel feroce gerarca nazista (il quale, invece, fu una vittima di Hitler) e a moltiplicare esponenzialmente il numero dei messaggi antisemiti ricevuti da una senatrice scampata ai campi di sterminio nazisti.

E questa dei due principali quotidiani italiani sarebbe informazione antifascista oppure fascista? Volere imbrigliare i social, come inclina a fare la politica, operare la censura preventiva, come impunemente già fanno i responsabili dei predetti social, impedire ai cronisti di chiamare “clandestino” un clandestino, omettere dalla cronaca la nazionalità dei rei se essi sono extracomunitari – secondo il principio mussoliniano che in Italia tutto deve andare a meraviglia – è antifascista oppure fascista? Tentare di impedire con la violenza la libertà di manifestare pacificamente degli avversari politici è antifascista oppure fascista? Arrogarsi il diritto di nominare una commissione straordinaria – questo aggettivo ci fa orrore perché ricorda i tribunali straordinari fascisti – per combattere gli incitatori all’odio e alla violenza, è antifascismo oppure fascismo? E quando, oppure chi dovrebbe stabilire chi sono gli incitatori alla violenza e all’odio?

E, tuttavia, per lo strame che si sta facendo della libertà, non ce l’abbiamo tanto con la Sinistra che, povera disgraziata, ancora non è riuscita a liberarsi dalle scorie del suo passato, quanto con i media che hanno da lungo tempo abdicato alla loro equidistanza dai centri del potere economico e della politica, senza rendersi conto della loro follia, dal momento che  essi saranno le prime vittime della dittatura comunista, camuffata da antifascismo. Saranno, infatti, proprio loro i primi a perdere la libertà ed a poter scrivere soltanto le effemeridi e i necrologi.

Non si illudano i servizievoli di oggi delle redazioni… le catene, anche quando sono d’oro, fanno lo schiavo.