A distanza di tre anni dalla vicenda del Papeete, i fatti di questi giorni stanno dando ragione al segretario della Lega allorquando si sfilò dal governo gialloverde perché, al cospetto di problemi grandi quanto l’Everest, Conte e i grillini si stanno segnalando come la peggior banda di litigiosi incompetenti e d’incoscienti mai comparsi nel nostro panorama politico dalle guerre puniche a oggi
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Ci voleva quel genio di Giuseppe Conte e la sua banda di grillo-spostati per conferire una qualche dignità perfino al Papeete, assurto ormai a simbolo di sciatteria, narcisismo e follia politica del segretario della Lega, che nell’agosto del 2019 uscì dal governo, che aveva costituito assieme ai grillini, per ragioni che a noi non sono mai sembrate molto chiare. Salvini, allora, sperava in elezioni anticipate che gli avrebbero consentito di monetizzare il 34,3% ottenuto dalla Lega alle elezioni europee di pochi mesi prima? O forse fu l’adesione degli europarlamentari grillini alla maggioranza Ursula in Commissione Europea a disgustarlo irreparabilmente? Oppure ancora si fece fare semplicemente fesso da Renzi e/o Mattarella?
Sta di fatto che, una volta scodellata la frittata dell’inopinata rottura, Salvini motivò la sua decisione con l’inaffidabilità dei grillini. Eppure li conosceva benissimo anche prima.
Ebbene, a distanza di tre anni, i fatti di questi giorni stanno dando ragione al segretario della Lega perché, al cospetto di problemi grandi quanto l’Everest, Conte e i grillini si stanno segnalando come la peggior banda di litigiosi incompetenti e d’incoscienti mai comparsi nel nostro panorama politico dalle guerre puniche a oggi. Insomma, oggi Salvini può dire «Avete visto che avevo ragione io?».
Noi non possiamo sapere che cosa succederà domani alle Camere, né sappiamo se Draghi manterrà il suo proposito di dimettersi ma, in ambedue le circostanze, vorremmo dare un consiglio a Salvini: «Datti una calmata, in questa circostanza la moderazione è l’unica arma che hai per dare un senso (ora per allora) alla tua uscita dal governo nel 2019, per acquisire credibilità in Europa, tra gli elettori moderati e, soprattutto, perché l’Italia ne ha bisogno. E, infine, ricorda che la Lega di oggi non è più quella delle fumose osterie padane, dei Borghezio col corno in testa per capirci».
Oggi c’è la Lega in doppiopetto di Giorgetti, quella territoriale di Zaia e la pragmatica di Fedriga: sarà Salvini capace di recuperare consensi al Sud e farsi lui stesso sintesi di queste quattro anime?
Se vi riuscisse sarebbe la sua prima vittoria dal Papeete a oggi.
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