La pecora e il lupo

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Se il Pd va al governo con i M5S nella speranza di riprendersi i voti andati a finire in casa dei pentastellati, fa come la pecora che entra nella tana del lupo sperando di far preda ed uscirne anche viva

– Enzo Ciaraffa –

Dal giorno dopo la sua rovinosa sconfitta alle elezioni dello scorso 4 marzo, l’analisi più acuta uscita dalla segreteria del Pd si può compendiare in due frasi: «Gli italiani ci vogliono all’opposizione – Chi ha vinto le elezioni ha il diritto dovere di governare». Salvo poi tentare di mettersi d’accordo con Di Maio per governare anche loro, loro che hanno perso le elezioni.

Le stesse, identiche parole aveva pronunciato il segretario del Pci-Pds, Achille Occhetto, all’indomani della solenne batosta elettorale con la quale, nel 1994, Silvio Berlusconi mandò alla sfasciacarrozze la “Gioiosa macchina da guerra”, come il segretario aveva definito la coalizione politica da lui capeggiata.

Nel frattempo è andato in crisi il bipolarismo all’amatriciana; i partiti sono entrati in un pre-coma dal quale non riescono ad uscire; sono cambiati quattro presidenti della repubblica; dodici capi del governo; è nato un movimento pseudorivoluzionario evocativo della vecchia marca di sigarette “Tre stelle”; il debito pubblico ha continuato a lievitare; Berlusconi è stato cacciato dal Parlamento.

Ebbene, se dopo cotanti avvenimenti e a distanza di un quarto di secolo gli eredi del Pci- Pds-Ulivo si ritrovano a ripetere le stesse parole del povero Occhetto per giustificare una debacle che era nell’aria già dal referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, significa che il Pd è incapace di autocritica e, peggio ancora, di fare i conti con la propria storia.

Non si spiegherebbe altrimenti la riottosità del Pd ad interrogarsi sulle ragioni che, in meno di quattro anni, hanno portato il partito dal 40,81% delle elezioni europee del 2014 al 18,7 delle ultime politiche, dove i lupi del M5S (più simili a Wile E. Coyote in verità), hanno divorato almeno due dei tre milioni dei voti persi dal Pd, in versione pecora sacrificale, sull’altare del dio RenziMoloch.

Qualcuno sostiene anche che al Largo del Nazareno si sono quasi convinti a formare un governo con Di Maio per andare a riprendersi i voti finiti a casa dei pentastellati. Mai visto una pecora entrare nella tana del lupo sperando di far bottino ed uscirne viva.