Giulia Cecchettin: la messa è finita andate in pace. Tutti?

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Per il femminicidio di Giulia Cecchettin, la sorella e le sinistre sono arrivate a prendersela perfino col governo perché sarebbe misogino, patriarcale e suprematista, mentre per l’uccisione a bastonate di Meena Kumari da parte del marito pochi giorni dopo, sono stata mute e la notizia è stata data con appena qualche trafiletto sui media cosiddetti progressisti

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Nella basilica di Santa Giustina a Prato della Valle in Padova si sono appena conclusi i funerali della povera Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato lo scorso 11 novembre. Tutto come da copione in questi casi: commozione della gente comune, presenza di scolaresche, applausi, lancio di palloncini bianchi discorso del padre (…impareremo a danzare sotto la pioggia), presenza di personalità politiche e istituzionali come il ministro Nordio, una bella omelia dell’officiante, il vescovo di Padova. Ebbene, mentre guardavamo le immagini della folla dentro e fuori la basilica, ci è tornata in mente l’esortazione a non indignarci ad intermittenza lanciata dal presidente Mattarella durante la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ma è esattamente ciò che sta avvenendo. Andiamo un tantino indietro.

Il 29 novembre del 2023 un immigrato indiano, residente in Salsomaggiore Terme, ha ucciso la moglie Meena Kumari a bastonate, anzi con una mazza da Cricket, tra la totale indifferenza della Sinistra italiana che, con una vasta mobilitazione, appena due settimane prima, aveva messo in subbuglio il mondo politico per l’uccisione di Giulia Cecchettin da parte del fidanzato psicopatico a Fossò, in provincia di Venezia.

Eppure il femminicidio di Salsomaggiore non è stato meno efferato di quello di Fossò … riuscite ad immaginare la lucida sofferenza di una donna che viene uccisa bastonata dopo bastonata? Ma nel caso di Giulia la Sinistra era arrivata a prendersela perfino col governo (guidato per la prima volta da una donna in tremila anni di storia scritta!) perché, a dir suo, sarebbe misogino, patriarcale e suprematista, mentre per il femminicidio di Meena, v’è stato soltanto qualche trafiletto sui media. In compenso, in questi giorni, sul femminicidio hanno parlato i familiari di Giulia ovunque vi fosse un microfono aperto. Ha iniziato la sorella Elena con delle insopportabili castronerie: «Il femminicidio è un omicidio di potere, è un omicidio di Stato – Tutti gli uomini devono fare mea culpa». Arrivando a prendersela anche col vice premier Matteo Salvini il quale, per una volta, non era stato forcaiolo nei confronti di chi in quel momento era soltanto un indiziato per omicidio, insinuando il sospetto che quelle del segretario leghista fossero parole tese, non alla prudenza, ma alla comprensione per un assassino di pelle bianca. Poi, subito dopo la “sparata” contro il povero Salvini è corsa a farsi tatuare un orsetto sul braccio in ricordo, ha assicurato, della sorella uccisa.

Non ha smorzato la nostra perplessità neppure il padre di Giulia, Gino, che si è prodotto in un profluvio di banalità ogni volta che apriva la bocca, del tipo «L’unica mano alzata su una donna deve essere quella per invitarla a ballare» … a quanto pare, questa del ballo è proprio una sua fissa!  A parte il fatto che non abbiamo capito perché, per invitare a ballare una donna, bisognerebbe alzare le mani. Era proprio quello l’esempio da farsi al cospetto del corpo di una figlia uccisa con ventisei coltellate? Ma mica era finita con questa sconcertante famiglia perché, mentre il medico legale vivisezionava il corpo di Giulia per eseguire l’autopsia, sua nonna Carla Gatta era così affranta dal dolore che partecipava alla presentazione di un suo libro…  Orazio avrebbe detto che, come la nipote, anche la nonna ha saputo cogliere l’attimo. 

Cara Elena Cecchettin, guerriera dei social, scombiccherata Sinistra partigiana del vuoto, pochi giorni dopo le vostre accuse a Salvini per la sua presunta difesa di un assassino bianco indiziato di femminicidio, al governo e all’intero genere umano maschile, v’è stata l’uccisione a bastonate di una donna di colore da parte di un uomo anch’egli di colore, il marito. Però non ci è parso di sentire la vostra voce di pasionarie dell’ultima ora nella lotta contro i femminicidi. Come mai? L’uccisione di una extracomunitaria provoca meno sdegno e fa meno notizia della morte di una donna bianca? Non è che i suprematisti bianchi siete voi?

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