La Legione Straniera meglio della leva militare del Generale Salvini

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Pochi soldati professionisti in più sono meglio che niente perciò, con i soldi che vorrebbe spendere Salvini per la sua leva, arruoliamo un altro pugno di volontari e costituiamo una Legione Straniera italiana, dove il servizio prestato sarebbe condizione indispensabile per ottenere la cittadinanza, perché chi è disposto a battersi per l’Italia è degno di diventarne cittadino

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Mentre la buriana mega giudiziaria di Mani Pulite contro la classe politica della prima repubblica procedeva, nel 2004 il Parlamento realizzò di dover recuperare un minimo di credibilità e di consenso tra gli italiani, sicché rispolverò il progetto di abolizione (in realtà la chiamarono “sospensione”) della leva militare. Fu così che, con 396 voti a favore, 12 contrari e 21 astenuti, in Italia fu di fatto abolita la leva militare obbligatoria a favore di un esercito pro­fessionale che ormai è invecchiato senza avere i ricambi. Per marcare la propria presenza e scrollarsi di dosso un po’ del fango di quegli anni, in Parlamento ogni politico volle dire la sua sull’abolizione della leva, gareggiando il più delle volte a chi sparava la cazzata più grossa. La maggior parte di essi, infatti, parlava di un mutamento di forze armate delle quali non aveva capito niente perché non se n’era mai interessato, se non per criticarle o per chiederne l’abolizione.

Il deputato ex comunista Pietro Folena, la cui levatura intellettuale, secondo il mitico Francesco Cossiga, gli avrebbe consentito al massimo di fare il modello, così salutò il provvedimento sospensivo della leva ob­bligatoria: «Quella di oggi è una splendida giornata per la demo­crazia del nostro Paese. La Camera, approvando la proposta del Governo da anni sollecitata dal Ds, da un lato cancella l’obbligo di leva militare, ormai anacronistico e classista, e dall’altro accelera il processo di professionalizzazione e di trasformazione delle Forze Armate […] In questo strumento migliaia di giovani volontari potranno trovare nuove opportunità di lavoro e di formazione». Come dire che se Salvini ha scambiato il servizio militare per un centro di recupero sociale, l’ex comunista Folena lo concepì addirittura come un ufficio di collocamento!

Orbene, quando in Parlamento il deputato Gabriele D’Annunzio, l’imma­ginifico, come si autodefiniva, passava disinvoltamente dai banchi della Destra a quelli della Sinistra e viceversa, si giustificava sostenendo di andare verso la vita. I nostri politici, invece, quando fanno il salto della quaglia oppure rinnegano alcune delle loro idee politiche, non ci ritengono degni neppure di un’immaginifica spiegazione. Sì, perché il Folena non ritenne necessario spiegare ai suoi elettori e agli italiani di buona memoria perché per Palmiro Togliatti, il padre putativo del suo partito, l’esercito di leva era il solo capace di offrire garanzie democratiche, mentre per lui, di appena una generazione dopo, era da ritenersi «…anacronistico e classista».

Peraltro tra i 396 voti a favore della sospensione della leva militare obbligatoria v’erano anche quelli della Lega che oggi, tramite il suo segretario Matteo Salvini, ne vorrebbe il ripristino per una serie di motivazioni, una più sciocca dell’altra come, per dirne una, quella di “educare” i giovani, compito che spetta alla famiglia e alla scuola, idea questa ribadita dal presidente del Senato Ignazio La Russa. Ma l’ineffabile Ignazio, che adesso non è d’accordo con Salvini sulla leva, non è lo stesso che nel 2008, quando era ministro della Difesa, s’inventò la mini naja, cioè un periodo di quindici giorni durante i quali alcune centinaia di ragazzi avrebbero giocato a fare i soldati, fruendo di vestiario, vitto, alloggio e paga giornaliera e, dopo la scampagnata in grigioverde, se ne sa­rebbero ritornati a casa? Oddio, la coerenza non è mai stata il forte dei politici italiani e di noi elettori che continuiamo pervicacemente a sceglierli.

A sua discolpa, il presidente del Senato può addurre il fatto che 16 anni fa la situazione geopolitica era profondamente diversa e che la Nato (cioè gli Usa) pareva tenerci tutti al riparo sotto il suo ombrello atomico. In ogni caso Salvini è fuori dalla realtà perché, in questo momento storico, il nostro dispositivo di difesa avrebbe bisogno di ben altro che di soldatini con qualche mese di addestramento militare. E, poi, dove andremmo a prendere le caserme per alloggiare la leva salviniana, visto che la maggior parte di quelle dismesse le abbiamo cedute o sono ormai a pezzi? E i centri di reclutamento, dal momento che abbiamo chiuso i distretti militari? E le armi? Il vestiario? Il vettovagliamento? Il supporto sanitario? La paga? E invece, con la Russia che preme sull’Est Europa e con la Cina che sta minacciosamente sovrastando l’area dell’Indopacifico, Dio soltanto sa se le nostre striminzite forze armate non abbiano bisogno almeno di altre quaranta/cinquantamila unità e della decuplicazione di carri armati, aerei e navi.

Questo per abbozzare un credibile dispositivo di “dissuasione minima”, cioè quell’insieme di forze capaci, all’occorrenza, di far pagar caro a un eventuale nemico l’invasione del nostro territorio e, soprattutto, rimanere credibili nel sistema di alleanze del quale facciamo parte. Ma per raggiungere un tale obiettivo non basterebbe neppure la spesa del 2% del nostro Pil come concordato in sede Nato a Vilnius l’11 e il 12 luglio del 2023, e forse non basterebbe neppure il suo raddoppio, perché per troppi anni, non cogliendo la contraddizione in termini, abbiamo spacciato quelle nostre come “forze armate di pace”, dicendo evidentemente una grande cazzata perché nessuna forza armata al mondo si costituisce per inseguire la pace! Semmai è il Paese al quale appartengono le forze armate a fare professione di pace, tant’è che neppure la Svizzera, che è neutrale da oltre due secoli, ha rinunciato alla difesa militare del suo territorio.

Tuttavia, inviteremmo a non farsi troppe illusioni sulla capacità economica del nostro Paese di sostenere un dilatamento delle sue forze armate. Posto che pochi soldati professionisti in più sono meglio che niente, con i soldi che vorrebbe spendere l’ineffabile Salvini per la sua leva provvediamo piuttosto all’arruolamento di un altro pugno di volontari e alla costituzione di una Legione Straniera italiana “proiettabile”, dove il servizio prestato sarebbe, eventualmente, condizione indispensabile per ottenere la cittadinanza, perché chi è disposto a battersi per l’Italia è certamente degno di diventarne cittadino e con tutti gli onori. Sappiamo già che una proposta del genere farà di certo inorridire tutto il caravanserraglio della Sinistra che, per buona parte sarebbe addirittura favorevole alla nostra uscita dall’Alleanza Atlantica alla quale, invece, dovremmo rimanere tenacemente abbarbicati invece di stare a perdere tempo e risorse appresso alle stramberie di Salvini che, superata la fase razzista, la federalista e quella inedita di nazionalista, adesso che frequenta i Generali ha scoperto l’ordinamento militare.

(Copertina di Donato Tesauro)

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