Ciò che desiderano le donne trobadore

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Un aforisma al giorno toglie il medico di torno

È da parecchio tempo che ci domandiamo se in un rapporto a due le donne siano veramente le più svantaggiate, perché costrette ad accettare l’iniziativa maschile o, nella migliore delle ipotesi, assecondarla, magari per quieto vivere. Poi la chiara risposta alla nostra domanda ci è arrivata dal Medioevo francese ad opera di una nobildonna provenzale, Beatrice di Dia, nata intorno al 1140 e maritata al Conte Guglielmo di Poitiers.

Donna intellettualmente libera per i suoi tempi, la Contessa di Dia fu una trobadora, o trovatora provenzale, che nel componimento “Il cuor mi duole per un grande affanno” parla con sorprendente spregiudicatezza dell’amore carnale, nonostante la cappa di conformismo che i canoni etici e religiosi vigenti nel Medioevo imponevano alle donne e alle opere letterarie in generale. Infatti, l’amore del quale parla non è di tipo coniugale e neppure finalizzato al matrimonio, come pretendeva la Chiesa, sicché la Contessa di Dia già mille anni fa seppe proporsi come il riuscito prototipo di una (intelligente) femminista d’oggidì.

Il destinatario della sua ardente passione – ricordiamo che la Contessa di Dia era sposata – fu Ser Raimbaut d’Aurenga, signore di Orange e di Aumelas che, a quanto pare, era anche lui un trobadore. Quella loro fu un’assonanza culturale, un amore platonico di due cantori provenzali, o una passione sensuale che consumarono nella complice cupezza del castello dell’ignaro (o accondiscendente…) Ser Guglielmo, il marito della Contessa?

Comunque siano andate all’epoca le cose, a noi la tipologia del legame che unì Beatrice e Ser Raimbaut interessa relativamente perché, in realtà, siamo più tesi ad evidenziare l’eterno femminino che traspare dal suo spregiudicato “Il cuor mi duole per un grande affanno”, specialmente nella chiusura dell’ultimo verso dove lascia inequivocabilmente intendere che cosa vorrebbe fare, a letto, assieme al suo amato neghittoso. È una sorta di chiosa (ma anche una premessa…) che riferita al partner rivela l’obiettivo o il sogno di ogni donna, di ogni condizione e di ogni tempo: «…di fare solamente ciò che desidero». Che precorritrice la Contessa trobadora!

(L’immagine di copertina è tratta da un manoscritto di Rudolf von Ems)

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