L’impatto negativo delle radiazioni elettromagnetiche del cellulare sulla produzione di spermatozoi, ipotizzato da alcuni ricercatori svizzeri, resta ancora da dimostrare in modo certo e, tuttavia, a titolo precauzionale, noi maschietti potremmo iniziare ad adottare alcuni accorgimenti per ridurre il potenziale danno all’apparato riproduttivo maschile in presenza, peraltro, di un grave crisi demografica
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Pare che esista una certa correlazione tra l’utilizzo dello Smartphone e una ridotta concentrazione di spermatozoi nei testicoli umani, questo a causa delle continue radiazioni elettromagnetiche che esso sprigiona, specialmente quando viene custodito nelle tasche dei pantaloni ritenute pericolosamente vicine ai “bersagli”. Insomma, parrebbe che i nostri onnipresenti megafoni digitali siano un pericolo per la prosecuzione della specie.
Già immaginiamo che cosa starà rimuginando la maggior parte dei maschietti, di ogni età, che ci legge: «…e io non conserverò più lo Smartphone nella tasca dei pantaloni!». Ma, purtroppo per loro, pare che neppure se portassero il telefonino in testa, come i portatori himalayani portano i bagagli, i loro pompons potrebbero ritenersi al sicuro. Ciò è quanto ci è dato desumere dai dati emersi da uno studio pubblicato dall’Università di Ginevra assieme allo Swiss Tropical and Public Health Institute. A supporto delle loro ipotesi, i ricercatori svizzeri hanno analizzato i fattori ambientali e gli stili di vita dei soggetti campione, quali la dieta, il consumo di alcool, lo stress, il fumo e i tempi di utilizzo dello Smartphone appunto.
Parrebbe, però, che tali ricercatori si stiano muovendo ancora in una ridda di teorie, magari coinvolgenti, ma pur sempre teorie, perché le loro rilevazioni sono state effettuate, a nostro avviso, su di un ridotto campione di soggetti, ovvero 2.886 maschi di età compresa tra i diciotto e i ventidue anni. Sicché, l’impatto negativo delle radiazioni elettromagnetiche del cellulare sulla produzione di spermatozoi resta ancora da dimostrare in modo certo. Ma si sa, la scienza ha i suoi tempi perché deve procedere per ipotesi e per tentativi, però nel frattempo, a titolo precauzionale, noi maschietti potremmo iniziare ad adottare alcuni accorgimenti per ridurre il paventato danno ai pendenti e alla loro capacità di fornire le cellule riproduttive alla specie. Quali accorgimenti?
Uno solo, il più semplice ma anche il più difficile da attuare: riporre lo Smartphone ogni volta che non è indispensabile averlo al seguito, e magari mandare a quel paese la miriade di app – giochini fintamente gratuite per andare a innamorarci “in presenza”, a giocare con nostri simili in carne e ossa, magari al bar, a tressette, al parco, a padel e sui campetti di calcio, e crediamo ve ne siano ancora. In ogni caso, anche a quelli che in ragione dell’età cercassero svaghi più proletari e meno tecnologici in sostituzione delle famigerate app, suggeriamo di dedicare una certa cura alle palle… intendiamo quelle delle bocciofile cittadine.
Ma i giovani cosiddetti nativi digitali (sui loro genitori, rincoglioniti dalle app, ormai non facciamo più affidamento) saranno disposti a fare un sacrificio del genere? Siamo possibilisti a riguardo e, perciò, confidiamo che sulla faccia della terra vi siano ancora degli individui di sesso maschile che, una volta informati del potenziale pericolo connesso all’eccessivo utilizzo dello Smartphone, siano – magari soltanto per paura – disposti a tenerlo precauzionalmente lontano almeno dai loro zebedei e, soprattutto, la smettano di utilizzarlo come sostituto del cervello.
La morale che se ne potrebbe ricavare, dunque, è questa: il telefonino va tenuto lontano dalle palle e la testa sulle spalle.
Perché, gli esseri umani iper-tecnologici la testa normalmente dove la portano? A riguardo fateci una domanda di riserva…
(Le vignette sono di Laura Zaroli)
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