Jan Všetula, un Ceco innamorato dell’Italia

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Originario della Moravia meridionale, Všetula era il nipote del guardaboschi Antonín Benedik che, in gioventù, aveva militato in Italia nei ranghi dell’esercito austriaco, agli ordini di un altro Ceco della Boemia meridionale, il generale Josef Radetzky. Come tutte le persone anziane, nonno Benedik amava parlare della sua giovinezza e, in modo particolarmente entusiastico, del suo servizio militare in Italia, sicché il giovane Jan galleggiò sui ricordi del nonno, e pian piano incominciò a innamorarsi di quella terra a lui sconosciuta e tanto lontana, così meravigliosamente descrittagli

– Jozef Špánik* –

A partire dal 2015, assieme al tenente colonnello italiano Enzo Ciaraffa e all’allora sindaco del Comune di Solbiate Olona, Luigi Melis, abbiamo cercato di documentare e far rivivere l’eroica stagione di collaborazione che connotò la storia dei nostri due Paesi dal 1918 al 1938. Ma, come si sa, la storia è fatta di uomini e donne reali e, pertanto, è inevitabile ma anche moralmente giusto rappresentarla attraverso di essi.

Questa volta tocca al nostro connazionale Jan Všetula, originario della Moravia meridionale e che, a mio parere, era predestinato a servire il nostro Paese dall’Italia. Všetula, classe 1897, era infatti il nipote del guardaboschi Antonín Benedik che, in gioventù, aveva militato per dieci anni in Italia nei ranghi dell’esercito austriaco, agli ordini di un altro Ceco della Boemia meridionale, il generale Josef Radetzky.

Come tutte le persone anziane, nonno Benedik amava parlare della sua giovinezza e, in modo particolarmente entusiastico, del suo servizio militare in Italia, sicché  il giovane Jan galleggiò così tanto sui ricordi del nonno che pian piano incominciò a innamorarsi di quella terra tanto lontana e così meravigliosamente descrittagli. Chissà che il poeta italiano Giuseppe Giusti non avesse incontrato proprio nonno Benedik in chiesa quando, nel 1852, scrisse la nota poesia antiaustriaca Sant’Ambrogio: “Entro [nella chiesa di Sant’Ambrogio], e ti trovo un pieno di soldati/ di que’ soldati settentrionali/come sarebbe Boemi e…”.

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Da giovane Všetula, per mantenersi fece il commercialista ma, nel frattempo, aveva iniziato a studiare l’italiano ed era anche diventato un membro del Sokol, che, per la buona comprensione degli amici italiani, semplifico in associazione patriottica della rinascita nazionale Ceca sotto copertura ginnico-sportiva.

Nell’autunno del 1915, in veste di sottufficiale, Jan fu chiamato alle armi dall´’esercito austriaco e inviato a combattere sul fronte del Piave ma, proprio verso la fine della guerra, cadde prigioniero degli italiani con i quali, nel frattempo, si era alleato il governo cecoslovacco in esilio, fornendo alla causa comune una Legione Cecoslovacca costituitasi su base volontaria.

Jan fece in tempo, però, ad arruolarsi nella Milizia Territoriale che si stava costituendo in Italia dopo la guerra e, ancora una volta in veste di sottufficiale, prestò servizio nel Battaglione numero XXVII, dislocato a San Macario, una località della provincia di Varese che oggi si trova suddivisa tra il Comune di Ferno e quello di Samarate, venendo impiegato presso il comando del reparto come sottufficiale contabile.

Quando fu smobilitato, Jan scelse di rimanere in Italia come impiegato presso il nostro Consolato di Milano che all’epoca si trovava al civico 9 del piazzale della Stazione Nord, oggi piazzale Cadorna.

Durante la sua permanenza nel capoluogo lombardo, durata sedici anni, completò gli studi superiori e sposò una signorina del posto che noi conosciamo soltanto col nome di battesimo, Silvia, dalla quale ebbe un figlio. Durante la lunga permanenza nell’incarico presso il Consolato, Všetula si dedicò con grande impegno allo sviluppo delle relazioni commerciali tra l’Italia e la Cecoslovacchia, tant’è che nel 1929 divenne rappresentante, per la Lombardia, della Camera di Commercio italo-cecoslovacca che si trovava al numero 5 di piazza Castello in Milano.

Dopo aver militato nei suoi ranghi, Jan Všetula divenne uno dei dirigenti dell´’Associazione Milizia Territoriale Cecoslovacca d’Italia e, in tale veste, ebbe un ruolo importante per organizzare e coordinare gli eventi commemorativi presso il cimitero militare cecoslovacco (l’unico all’epoca esistente in Italia) nato nella neonata provincia di Varese, precisamente a Solbiate Olona: è molto probabile che Jan Všetula fosse presente il giorno della sua consacrazione avvenuta il 19 aprile del 1927.

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Per l’intelligenza propositiva e per il merito di aver contribuito ad accrescere gli ottimi rapporti già esistenti tra la Repubblica Cecoslovacca e l’Italia, il Governo italiano concesse a Všetula la decorazione di Cavaliere della Corona d’Italia.

Nel 1938 il nostro connazionale assunse un incarico diplomatico a Ginevra, presso la missione permanente cecoslovacca nella Società delle Nazioni, ricoprendovi anche il ruolo di addetto stampa dall’estero per l’agenzia di informazione nazionale – ČTK.

Ma, quando la Germania nazista riuscì ad impadronirsi della Cecoslovacchia, Jan Všetula fu richiamato a Praga nel 1939 e, nel marzo dell’anno successivo, giocoforza collocato fuori servizio.

Nel corso della II Guerra Mondiale lavorò per la casa editrice Compass e, quando quel conflitto finì, divenne un agente di commercio estero, ma l’incarico durò poco perché, dopo il colpo di stato comunista e la conseguente nazionalizzazione delle aziende private, il nostro Jan dovette acconciarsi a lavorare presso l’azienda statale “Bituma”. Morì nel 1967, l’anno prima della Primavera di Praga e, perciò, non riuscì a vedere i nascenti aneliti di libertà dal comunismo del nostro popolo.

Al di là dei suoi reali meriti, che non furono pochi, ho inteso ricordare la figura di Jan Všetula perché, attraverso di lui, voglio ricordare tutti gli uomini e donne, sconosciuti o poco conosciuti, che hanno contribuito all’edificazione della millenaria storia del nostro Paese, in silenzio e con abnegazione, spesso anche a costo della vita.

Amo pensare che, almeno, un attimo prima di chiuderli per sempre, gli occhi di Jan Všetula abbiano rivisto la Milano che tanto amò. Lo avrebbe meritato perché fu un sincero amico dell’Italia e un buon patriota per il suo Paese.

* Funzionario del Ministero Esteri della Repubblica Ceca e autore del libro “Historie Československé domobrany v Itálii”

Gentile dottor Špánik, nel mentre la ringrazio per l’interessante rievocazione di Jan Všetula che ha voluto condividere col nostro blog, mi piace congratularmi per la profonda conoscenza che ha del mio Paese e che, quando accenna a Milano, si rivela anche minuziosa e accurata, frutto, evidentemente, di una buona memoria e di metodiche ricerche. Ma questo, in fondo, non dovrebbe stupirmi avendo già avuto il piacere di condividere con lei una recente fatica editoriale in lingua ceca.

(Enzo Ciaraffa)

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