Si potrebbe pensare che ogni caserma sia una piccola isola, un mondo a sé. Invece, dentro una caserma convivono e si confrontano le tante anime del nostro Paese, emergono il carattere, le emozioni e la vera essenza di noi italiani, di ogni ceto sociale, cultura ed estrazione regionale. Tutto questo non poteva sfuggire all’occhio attento di Enzo Ciaraffa, Tenente Colonnello in pensione, che grazie ai lunghi anni di servizio militare ha potuto cogliere la vera essenza di un popolo dalle origini antiche e gloriose ma che, spesso, inciampa nella sua emotività
– Patrizia Kopsch –
Ciò che traspare dalle pagine dell’ultima fatica letteraria di Enzo Ciaraffa, il libro “Perché ci comportiamo da italiani”, è l’inconfondibile ironia e l’affetto critico con cui l’autore – un Tenente Colonnello in pensione, giornalista e responsabile di questo blog ma anche e soprattutto un caro amico – si occupa di un argomento a tratti molto spinoso: quello della storia d’Italia e in particolare di quei fatti che hanno messo in luce a volte in modo deplorevole, a volte invece in modo straordinario, il carattere di un popolo dalle origini antiche e gloriose ma che spesso inciampa nella sua stessa emotività.
È pur vero che a volte si potrebbe pensare che ogni caserma sia una piccola isola, un mondo a sé. Invece, dentro una caserma convivono e si confrontano le tante anime del nostro Paese, emergono il carattere, le emozioni e la vera essenza di noi italiani di ogni estrazione sociale, culturale e regionale. Ed è proprio grazie ai lunghi anni di servizio militare e all’occhio attento di Vincenzo che è nata l’idea di questo libro il quale, in fondo, come recita il sottotitolo altro non è se non un’analisi a volte arrabbiata, a volte semiseria, dei difetti e delle virtù di un popolo unico al mondo, visto da un osservatorio straordinario: il muro di cinta di una caserma italiana.
Ormai Vincenzo ci ha abituati al fatto che, con cadenza quasi annuale, dà alle stampe un libro su di un argomento a lui caro, la storia d’Italia, trattata da tanti punti di vista, attraverso le gesta di eroi semplici ma straordinari, quella che spesso viene definita “gente comune”. Infatti, come tiene ogni volta a precisare, lui non indossa mai le vesti di uno storico ma soltanto quelle di un curioso che ama rovistare tra le pieghe della storia, per scovarvi qualche briciola di non detto, di non scritto, di mai spiegato. Insomma, anche questa ennesima fatica letteraria di Vincenzo non indugia in quei toni aulici che sono la causa principale dell’allontanamento dei giovani dallo studio della storia, ed è certamente originale il fatto che abbia scelto un punto di osservazione particolare, addirittura un mondo rappresentato in ogni sua componente sociale come può esserlo una caserma. Il linguaggio che utilizza, infatti, è a volte un po’ najone, talvolta più ironico, ma sempre fluido e diretto, anche quando penetra come una lama affilata nei nostri limiti e difetti.
Ma per avere un’idea dello spirito del libro e dell’inconfondibile stile dell’autore, basta leggere un passaggio preso a caso: « Il guaio fu che nel corso dei secoli successivi sia la Chiesa, sia lo Stato laico, invece di educare i cittadini al senso del dovere, continuarono a confidare in salvifici protettori che di volta in volta, ebbero le sembianze di San Francesco d’Assisi, di Garibaldi, dei francesi, di Mussolini, dei nazisti e, infine, degli americani. Dopo la II Guerra Mondiale qualcuno provò addirittura a spacciare il Padreterno come proprio esclusivo protettore: tale tentativo andò sotto il nome di Democrazia Cristiana. Ovviamente, il Padreterno che tutto sa e tutto vede, anche le tangenti, se ne tenne alla larga e, difatti, la Democrazia Cristina sparì, con infamia, durante l’apocalisse di Mani Pulite…». Insomma, la narrazione di Ciaraffa si snoda tra i miti, gli anti miti ed i secolari vizi e personaggi della storia patria.
Questo libro era già pronto per essere consegnato alle stampe nel mese di maggio del 2020 ma, a causa della pandemia prima e della guerra in Ucraina dopo, peraltro ancora in corso, l’autore ha dovuto rivederne le pagine finali per ben due volte. E chissà che proprio in questi giorni non capiti che la guerra finisca – se Dio volesse – e che Vincenzo debba mettere mano a una seconda edizione riveduta e aggiornata.
Avendo già avuto il piacere di leggere il libro in anteprima, vi assicuro che, tra testo e appendici, sono 308 pagine di puro godimento intellettuale ed emotivo, anche in quei punti in cui tocca argomenti solitamente ritenuti ostici, spesso soltanto mal sviluppati. In questo periodo di vacanze, insomma, è un’ottima lettura da tenere sotto l’ombrellone o da portare con sé nei momenti di relax, ma anche da regalare: è prenotabile su Amazon e in quasi tutte le librerie online.
Ah, un’ultima chicca: la copertina del libro è stata disegnata dal vignettista de Il Rullo, Donato Tesauro.
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