Il secondo Sessantotto

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L’euro come dogma, la cessione di sovranità nazionale, la messa in piedi di un sistema d’immigrazione che è oggettivamente criminale, la perdita di posti di lavoro e la regressione del sistema produttivo consentiranno alla destra globale di patrocinare un nuovo Sessantotto

– Vincenzo Ciaraffa –

Una delle principali caratteristiche della Sinistra è la propensione alla masturbazione intellettuale, quella compiacenza rievocativa che la porta spesso a titillarsi con il come eravamo belli invece di soffermarsi sulla causa-effetto di certi flussi e riflussi di consenso che la vedono politicamente perdente. A Sinistra, infatti, si continuano a trattare i vari Salvini e Di Maio con insopportabile spocchia, considerandoli poco più che dei capibanda populisti, invece di iniziare ad interrogarsi sui propri errori tattici e strategici.

Per fortuna, indipendentemente dal risultato cui approderanno sul piano di Governo del Paese, queste ultime elezioni hanno avuto anche il merito di smascherare una bufala propalata dal sistema di potere globale: i populisti non sono un’entità indefinita e indefinibile, manipolata da chissà chi. Essi sono banalmente e semplicemente il popolo globale che dice no alle scelte di vertice! Infatti, quello che oggi gli allineati chiamano spregiativamente movimento populista è, in realtà, un secondo Sessantotto, un movimento di pensiero, d’idee e di aspirazioni che, a differenza di quello avutosi mezzo secolo fa, intende cambiare il sistema di potere da destra anziché da sinistra, perché, in fondo, anche una parte del programma dei Cinque Stelle è di destra.

E v’è un’altra inquietudine che agita l’attuale sistema: il primo Sessantotto non ebbe un modello sociopolitico alternativo da proporre (e questo fu il suo principale limite); il secondo Sessantotto, quello in atto, invece sì. A fornirglielo è stato lo stesso sistema con iniziative e provvedimenti che, seppur in linea col contesto internazionale, sono distanti anni-luce dalle comuni aspirazioni, dalle paure e dalle speranze degli amministrati.

Per citare soltanto alcune di queste (infelici) iniziative: l’euro come dogma, la progressiva cessione all’Unione Europea di sovranità con la repentina perdita d’identità, la messa in piedi di un sistema d’immigrazione che è oggettivamente criminale, la perdita di posti di lavoro e la regressione del sistema produttivo in generale a causa dell’altissima pressione fiscale sul costo del lavoro. Non potendo continuare a schiacciare le aziende con l’alto costo del lavoro, gli ultimi tre Governi hanno scelto di schiacciare i lavoratori, grazie anche alla connivenza dei sindacati che, senza fiatare, hanno accettato perfino la soppressione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Che il secondo Sessantotto si avrà senza la Sinistra è emerso, in modo chiaro, proprio dalle ultime elezioni: coloro che – dopo aver votato tutte le leggi antisociali del Governo – si erano eretti a sacerdoti di un cambiamento sociale ed economico, oltre che vindici degli operai e delle classi meno abbienti, sono stati spernacchiati dagli elettori. Alcuni di loro, infatti, sono entrati in Parlamento soltanto perché ripescati in base ad una perversa ed antidemocratica legge elettorale.

È sommamente improduttivo andare in televisione a sbeffeggiare i vari Salvini e Di Maio. Iniziamo piuttosto ad interrogarci com’è avvenuto che essi si sono trovati ad incarnare un cambiamento epocale, perché ciò sia avvenuto e, soprattutto, sul perché gli amministrati non si fidino più del potere che li governa.

La Brexit contro ogni pronostico, l’inopinata elezione di Trump alla Casa Bianca, la sconfitta di Renzi al referendum istituzionale del 4 dicembre 2016 e la sonora batosta presa dalla Sinistra italiana lo scorso 4 marzo sono stati soltanto gli esempi più eclatanti di questa malfidenza dei popoli verso le loro classi dirigenti.

Capito il problema ma non avendo il coraggio, o la possibilità, di contrapporsi al sistema globale, i Governi di democraticissimi Paesi hanno il terrore d’interpellare, tramite elezioni o referendum, i loro popoli su qualsiasi decisione politica temendone la bocciatura senza appello. Così, però, stiamo ineluttabilmente scivolando verso l’inceppamento della macchina della democrazia ed il conseguente dissolvimento di quella Sinistra politica che fino ad oggi se ne era eretta a baluardo. Un po’ come il cane che si morde la coda.

Ecco perché – secondo noi – il secondo Sessantotto sarà guidato dalla Destra.