Quando Indro Montanelli si recò ad intervistare il Generale Mannerheim nel 1939, ai tempi della prima guerra finno-russa, notò una foto dell’allora giovane principessa Jelena Petrovic-Niegos con la dedica: «La tua Jela»
A novembre scorso le spoglie mortali della regina Elena sono arrivate in Italia da Montpellier dove nel 1952 essa morì in esilio, per essere definitivamente sistemate nella Basilica di Vicoforte nel cuneese. Pochi giorni dopo, a distanza di settant’anni, la regina
d’Italia si è ricongiunta col re, con il marito Vittorio Emanuele III. Sono, infatti, giunti dall’Egitto anche i resti mortali del consorte per riposare accanto a lei per l’eternità. Il trasferimento delle spoglie di quelli che possono considerarsi gli ultimi sovrani d’Italia a pieno titolo è avvenuto tra l’indifferenza degli italiani che, in verità, neppure se ne sarebbero accorti se non fosse stato per una misera polemica scoppiata tra i nipoti della regina.
Peccato, perché la discrezione fu la principale dote di Elena che fu una donna semplice, schiva, di solidi principi morali e che, se fosse viva, avrebbe preso sicuramente a sberle i polemici nipoti (e pronipoti) che in questi anni hanno fatto a pezzi ciò che rimaneva della regalità dei Savoia.
Benché nata in Montenegro Elena fu, a nostro avviso, la più italiana delle donne di Casa Savoia, tutte scialbe, mediocri e pressoché sconosciute agli italiani. Lei, invece, era bruna, materna, di statuaria bellezza mediterranea, non suscitò, né alimentò mai pettegolezzi, a differenza dell’irrequieta nuora Maria Josè. All’epoca del suo fidanzamento con l’erede al trono d’Italia che aveva conosciuto nel 1896, a San Pietroburgo nel corso dell’incoronazione dello Zar Nicola II, il regno del Montenegro misurava all’incirca 14,000 chilometri quadrati e vantava una popolazione di 300.00 abitanti, come dire quando Varese, Gallarate, Busto Arsizio e Saronno messi insieme.
Indro Montanelli nella sua “Storia d’Italia” racconta che, quando era una damigella della zarina di Russia, Elena sia stata amata da un giovane Ufficiale finlandese che militava nell’esercito imperiale, il Barone Carl Gustaf Emil Mannerheim, che in seguito sarebbe diventato comandante in capo dell’esercito finlandese.
Montanelli rivela ancora che quando, quale inviato del “Corriere della Sera”, si recò ad intervistare il Generale Mannerheim nel 1939, ai tempi della prima guerra finno-russa, questi aveva su di un tavolino del salotto una foto dell’allora giovane principessa Jelena Petrovic-Niegos con la dedica: «La tua Jela». Ebbene, ci voleva un giornalista italiano per rivelare un legame sentimentale che i diretti interessati avevano custodito con rara discrezione per quasi mezzo secolo.
Bentornata a casa. Maestà.