Il palloncino che sta per scoppiarci in mano

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Il sommovimento delle piazze americane di questi giorni, al netto della motivazione contingente, è l’anticipazione di ciò che sta per accadere nel mondo perché le vicende d’oltreoceano, un po’ come avvenne per la guerra nel Vietnam, hanno sempre avuto il potere d’innescare pari sommovimenti di piazza anche in Europa e nell’intero Occidente. Per il momento hanno iniziato a prendere fuoco le banlieue parigine, poi potrebbe toccare all’Italia della Costituzione tradita, delle tante soperchierie e tantissime contraddizioni di democrazia/anti democrazia
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A proposito della pandemia da Covid-19 e della cura per potervi sopravvivere, il presidente americano Donald Trump ha sostenuto fin da subito che la Cina nascose per molto, troppo tempo, il virus e che l’idrossiclorochina poteva rivelarsi utile nella cura tant’è che lui la stava già assumendo. Apriti cielo! A tale rivelazione, infatti, la maggior parte dei media e l’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS lo trattarono da rincoglionito complottista. Qualche giorno fa la stessa OMS ha dichiarato ufficialmente che la Cina ha nascosto le notizie sull’insorgenza dell’epidemia e che è il caso di riprendere a testare indovinate quale medicinale? L’idrossiclorochina di Trump naturalmente! E siccome neppure negli States i media sono soliti fare autocritica o chiedere scusa ai politici ingiustamente svillaneggiati, riteniamo che queste due notizie passeranno sottotraccia, anche perché l’America è alle prese con le violenze di piazza seguite all’uccisione del cittadino di colore George Floyd da parte della polizia di Minneapolis nel Minnesota.

Ebbene, anche questa uccisione è stata inizialmente attribuita dai media e dai democratici d’oltre Atlantico, ma anche da quelli nostrani, al clima instauratosi negli USA grazie a Trump, dimenticando che Minneapolis ha un sindaco democratico, quindi avversario delle politiche trumpiane, che ha come capo della polizia un afroamericano, quindi non razzista, che il Minnesota è uno Stato il cui governatore è anch’esso un democratico. Sicché, a voler sposare la logica partigiana dei media e dei partiti mainstream, si potrebbe, dati alla mano, rovesciare il loro assunto e sostenere che il partito democratico, dove governa, è un autentico disastro!

Alla nostra stessa conclusione deve essere arrivato anche il diretto avversario di Trump alle prossime presidenziali, il democratico Joe Biden, il quale, mentre raccoglieva fondi per fare uscire dal carcere i facinorosi di Minneapolis arrestati, invitava tutti alla calma ben consapevole, evidentemente, che l’elettorato di un’America in fermento, che ha già collezionato 40 milioni di disoccupati a causa della pandemia, favorirebbe il liberista Trump e non lui. Questo grande numero di disoccupati, peraltro, non è catastrofico come sembrerebbe a prima vista da noi perché gli USA hanno un sistema economico e produttivo che, una volta ripartito, è in grado di riassorbire in breve tempo tutti i disoccupati.  A riguardo, ricordiamo che nel 1933 l’America era un Paese ancora squassato dalla grande depressione iniziata nel 1929 e sette anni dopo già scaldava i muscoli per stravincere la Seconda Guerra Mondiale. Anche se temiamo che la rivolta razziale da loro inizialmente incoraggiata stia per sfuggire di mano ai democratici, trasformandosi in rivolta contro il presidente in carica indebolendo sì Trump ma anche chi dovesse sedere alla Casa Bianca dopo di lui perché lo renderebbe ostaggio della piazza.

Comunque la situazione americana di questi giorni, al netto della motivazione contingente, è l’anticipazione di ciò che sta per accadere nel mondo perché le vicende d’oltreoceano, come avvenne anche durante la guerra nel Vietnam, hanno sempre avuto il potere d’innescare i sommovimenti di piazza anche in Europa e nell’intero Occidente. Per un caso analogo a quello di Minneapolis accaduto, però, nel 2016, per il momento hanno iniziato a prendere fuoco le banlieue parigine, poi potrebbe toccare all’Italia della Costituzione tradita, delle tante soperchierie e tantissime contraddizioni.

Nel frattempo nelle baraccopoli abusive di immigrati altrettanto abusivi e sfruttati, nelle principali città italiane, ostaggio ormai di bande di ogni provenienza, serpeggiano la tensione sociale e la rabbia montante del ceto basso e medio, come quasi in tutti i Paesi d’Europa, anche se è l’Italia la più esposta al contagio di una possibile rivolta e, paradossalmente, lo è per colpa della Sinistra progressista e non per la Destra che si vorrebbe storicamente reazionaria. Ciò per una ragione che è alla portata di qualsiasi onesto analista: l’Italia è l’unico Paese al mondo dove da settantacinque anni l’unica mission dei partiti è quella d’impedire di governare a chi vince le elezioni, e dove da dieci anni governano addirittura quei partiti di sinistra che puntualmente perdono le elezioni, non quelli che le vincono. Assurdo, incomprensibile per chi vive in una democrazia appena più seria di quella nostrana, ma è così e questa costatazione dovrebbe fare a pezzi  il nostro senso civico, dovrebbe farci vergognare un po’ tutti.

A questa esplosiva e diffusa frustrazione di base, alla percezione del cittadino medio di trovarsi in una democrazia-non democrazia, si stanno agglomerando i problemi e i disastri fatti dal governo Conte e dall’Unione Europea nella gestione economica della pandemia da Covid-19, nonché la disoccupazione galoppante (l’Italia ha già perso mezzo milione di posti di lavoro soltanto ad aprile), l’aumento del costo della vita e l’accresciuto carico tributario. Tutto ciò sta avvenendo un po’ perché il premier in carica non ha tutti i soldi che sta promettendo agli italiani, un po’ grazie a un’opposizione inconcludente e remissiva, tesa all’integrazione nel “sistema” piuttosto che alla sua palingenesi. Quanto neppure questo Centrodestra abbia colto il fermento sociale che cova nel nostro Paese lo si è visto alla manifestazione che ha organizzato a Roma in occasione del 2 giugno, un evento che secondo Tajani, Meloni e Salvini doveva richiamare poche persone, distanziate e con la mascherina, insomma un simbolico atto di presenza per tallonare il governo dopo tre mesi di assenza dalle piazze a causa del lockdown. Ebbene, le cose non sono andate esattamente come se le immaginavano i tre segretari che, loro per primi, sono stati presi alla sprovvista dall’alto numero dei partecipanti, che essendo tanti non hanno potuto, evidentemente, osservare la norma sul distanziamento fisico.

Anche in quella circostanza, invece di cogliere il preoccupante dato che i cittadini, epidemia o non epidemia, sono sempre più arrabbiati e disposti a rischiare la salute per rioccupare le piazze allo scopo di togliere il loro destino dalle mani di Conte e di Casalino, il governo è andato a mettere il fiammifero vicino alla benzina: pare che il 2 giugno abbia inviato la Digos a filmare – schedare i partecipanti alla manifestazione. Manco fossimo nel Cile del dittatore Pinochet!

Il nostro sommo guaio, purtroppo, non è tanto l’incapacità intellettuale e funzionale dei dilettanti allo sbaraglio del governo a gestire la res publica, quanto quello della loro mancanza di senso del Paese e dello Stato in un’ottica politica di lungo respiro capace d’interessare intere generazioni. E invece, siamo alla politica twittata da ambo le parti, alla contumelia attraverso i social, all’eversione mediante chat, come pare abbia fatto quel tal magistrato Palamara, che a noi appare sempre più come l’emulo togato del faccendiere Licio Gelli di infausta memoria. Al riguardo di costui, se è vera la decima parte di quanto è emerso dalle intercettazioni disposte dai suoi stessi colleghi magari più corretti di lui, un Paese autenticamente democratico avrebbe subito, come minimo, uno scossone istituzionale, mentre in Italia non è successo quasi niente e, anzi, il presidente della repubblica – che è anche capo del CSM! –  ha detto che lui non ci può fare niente e che a sanificare l’ambiente ci deve pensare il governo, cioè il ministro Bonafede che non conosce neppure la differenza esistente tra reato colposo e reato doloso.

Stante così le cose – ed è questo il pericolo che i campioni che ci governano non sono in grado di cogliere –  al cittadino medio sta venendo sempre di più a mancare la fede nella giustizia e nelle istituzioni, che inizia ad avvertire come nemiche dei suoi diritti e legittimi interessi, optando sempre di più per la protesta di piazza, se non addirittura per la rivolta aperta contro lo Stato. È anche vero che tutto questo non accadrebbe soltanto in Italia ma in molti altri Paesi usciti a pezzi dalla pandemia da Covid-19 e forse in tutto il mondo come, in misura ridotta, avvenne col Sessantotto. Gli altri Paesi, però, hanno in sé gli anticorpi di un fortissimo spirito nazionale e puritano per farvi fronte; noi, invece, siamo ancora l’Italia dei Guelfi e dei Ghibellini con una millenaria storia sulle spalle ma senza una visione del futuro comune; siamo la patria del diritto e abbiamo stuprato la giustizia, abbiamo “la Costituzione più bella del mondo” della quale, però, ci ricordiamo soltanto quando possiamo brandirla come una clava contro i nostri avversari politici.

Pur non auspicandolo, temiamo che il ricorso alla piazza da parte dei cittadini diverrà inevitabile se i governanti italiani, e quelli di tutti i Paesi del mondo, non ritroveranno lo spirito di servizio, se non saranno capaci di instillare nel cuore dei loro amministrati quel sentimento che ha consentito il progredire degli uomini su questa terra da primordi ad oggi: la speranza di un futuro appena migliore del gramo presente.

In questo momento così greve per l’Italia e per l’umanità, in presenza di così gravi elementi di dissoluzione civile, esortiamo ancora una volta il presidente della repubblica a prendere atto che le forze politiche che sono oggi maggioranza nel Parlamento non lo sono nel Paese e favorire, perciò, lo scioglimento delle Camere che in una situazione di crisi del sistema come quella in atto, viene attratto nella sua sfera di competenza anche in presenza di disapprovazione del governo in carica (fonte: giurista Carlo Esposito –  Il Capo dello Stato parlamentare –  Giuffré, Milano, 1960, p. 783, nota 58).  D’altronde già un suo predecessore, il presidente Cossiga, ricorse a questa facoltà quando il 2 febbraio del 1992 sciolse il Parlamento per mandarlo alla verifica del voto popolare dopo che erano vistosamente cambiati gli equilibri politici nel Paese ed era alle viste lo tsunami di Mani Pulite.

Ogni elezione, infatti, altro non è che un patto costituzionale che si rinnova tra il popolo – elettore e la sua classe dirigente, e più si consulta il popolo più si rafforza quel patto, rendendo alla fine tutti e due più responsabili: il popolo e la sua classe dirigente.

Perché soltanto in Italia si continua ad aver paura di questo salutare esercizio di democrazia?