L’Associazione dei Legionari Cecoslovacchi con sede a Praga ha voluto creare una replica del treno “Legiovlak” cercando di riprodurvi fedelmente le condizioni di vita dell’epoca, ossia il vagone della posta militare, il vagone riscaldato per il personale, lo spaccio, il cinema, la sartoria, l’infermeria, il vagone dello Stato Maggiore e due vagoni blindati dotati di mitragliatrici e di cannoni inerti tra i quali uno donato dall’Italia affinché i visitatori del treno capiscano quanto costò la pace della quale tutti oggi godiamo
– Romana Jezkova –
L’Anabasi è, in effetti, un resoconto dello storiografo greco Senofonte, risalente al IV secolo a. C., nel quale si narrano le vicissitudini di un’armata di diecimila soldati greci i quali, dopo la vittoriosa battaglia di Cunassa, dovettero aprirsi la strada verso la Grecia combattendo città per città, villaggio per villaggio.
Qualcosa di altrettanto eroico accadde ad una Legione di soldati cecoslovacchi negli anni della Grande Guerra, anche se della sua costituzione e impiego il mondo se ne accorse soltanto nel 1917. Avvenne, infatti, che a Zborov, oggi in Ucraina, il 2 luglio del 1917 la Legione Cecoslovacca sconfisse gli austroungarici in quella che fu l’unica vittoria nell’offensiva militare voluta dal governo provvisorio della Russia post zar. Quando, però, i bolscevichi esiliarono il moderato Kerenskij e presero il potere in Russia, i cecoslovacchi decisero di rientrare in patria anche se – come i greci di Senofonte – anch’essi dovettero combattere città per città. Nella circostanza, il centro e vettore di punta della logistica della Legione fu un treno, il “Legiovlak”, che muovendosi in autonomia divenne semplicemente “Il treno della Legione Cecoslovacca” per gli abitanti delle regioni che via via invittamente attraversava.
L’Associazione dei Legionari Cecoslovacchi ha voluto creare una fedele replica del “Legiovlak” cercando di riprodurvi fedelmente le condizioni di vita dell’epoca, come dire il vagone della posta militare, il vagone riscaldato per il personale, lo spaccio, il cinema, la sartoria, l’infermeria, il posto di comando, il vagone dello Stato Maggiore e, infine, due vagoni blindati dotati di cannoni e di mitragliatrici.
Particolare interessante per noi italiani, è che su uno dei vagoni armati è stato collocato l’obice Škoda 7,5 cm Gebirgskanone uscito dalla catena di montaggio dalle famose acciaierie Škoda Werke AKT – AG di Plzeň, con i seguenti dati “anagrafici”: 7,5 cm M.15 GK. L/13, numero di matricola 192. Questo pezzo, però, rimase per poco tempo al servizio dell’Austria perché nel 1915 fu catturato dagli italiani sul fronte tridentino e, una volta inserito nel registro delle nostre artiglierie nazionali al numero 112/2794, trasmutò in Obice 75/13 Modello 1915 dal Regio Esercito.
Purtroppo su tutto il territorio della Repubblica Ceca, anche se è difficile da credersi, non esisteva neppure uno di quegli obici da utilizzare per scopi museali. Ma grazie al lavoro di preparazione svolto dalla signora Ambasciatore dell’amica Repubblica Ceca in Italia, S.E. Hana Hubáčková, dall’allora consigliere d’ambasciata il dottor Jozef Spanik, dal Colonnello di artiglieria Arnò già Comandante del Centro Documentale di Milano, dal Tenente Colonnello in pensione Vincenzo Ciaraffa e dal Maggiore Saponaro dei Carabinieri presso SMD, il governo italiano ha fatto dono dell’obice in questione alla Repubblica Ceca tramite l’Associazione dei Legionari Cecoslovacchi.
Ma ritornando al “Legiovlak”, bisogna dire che nei vagoni sono esposte anche le uniformi più significative delle diverse Legioni (anche italiane), oggettistica, utensili, armi inattive, foto e perfino guide indossanti le divise cecoslovacche di quel periodo eroico.
Ebbene chi recandosi nella Repubblica Ceca volesse visitare il treno della Legione crediamo possa rivolgersi alla sede praghese dell’Associazione Legionari Cecoslovacchi di Praga ai seguenti recapiti: e-mail sekreteriat@csol.cz oppure provando a telefonare al numero +420 224 266 235… per i fortunati, e per la giusta percezione della pace, sarebbe un’esperienza unica come si può già arguire dalle foto che ci ha spedito il dottor Jozef Spanik da Praga.