Il 2021 sarà l’anno che farà per davvero arrabbiare gli italiani?

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Quando il popolo s’ingrugna, sosteneva l’attore Nino Manfredi in un noto film sugli ultimi anni della Chiesa come Stato temporale, il potere ci si rompe sempre il muso. Se, per tutta una serie di congiunture negative ciò dovesse avvenire al 2021 come da più parti si teme, non ci sarebbe governo o ministro-prefetto, non ci sarebbero lacrimogeni, droni o cariche della Polizia, capaci di fermarlo
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Fino all’anno scorso era tradizione per noi de Il Rullo scrivere una letterina di fine anno al presidente della repubblica prima che questi ci narcotizzasse con i soliti luoghi comuni la sera del 31 dicembre a reti unificate, ma il 2021 non sarà così. Non vi nascondiamo che coltivavamo l’inconfessata ambizione che il solerte funzionario di qualche Prefettura italiana inserisse questa nostra voce proveniente dal “basso” nella rassegna destinata all’ufficio stampa del Ministero dell’Interno e del Quirinale. Il Rullo, gli Interni, il Quirinale… ma chi crediamo di essere, il Corriere della Sera? Che volete, un po’ di presunzione alla fine di un annus horribilis come questo che sta per lasciarci proprio ci vuole, per ridarci almeno un po’ di quell’incosciente coraggio che occorrerà per affrontare un anno nuovo che promette di essere, se è possibile, anche peggiore di questo ormai agli sgoccioli.

Stavolta, però, abbiamo deciso di cambiare registro perché riteniamo sia inutile invocare l’intervento – qualsiasi intervento consentito dalla nostra Costituzione – di Mattarella affinché ponga fine all’agonia di un pessimo governo, avendo egli deciso, temiamo, di andare a fondo con i resti di questa malmessa Repubblica, invece che tentare di salvare il salvabile come sarebbe suo dovere. E se ne capisce anche il perché: i signori del potere si sentono imbattibili perché hanno dalla loro l’Unione Europea, una parte della magistratura, l’informazione e la Chiesa. Ma, ed è questo che non vogliono capire, dalla loro non hanno il popolo ma soltanto delle percentuali di rilevamenti che somigliano alla statistica di Trilussa, ciò perché quella parte del popolo che soffre di più resta “invisibile” fintanto che non esplode, e gli inneschi per una tale esplosione nel prossimo anno ci sono tutti. Quali inneschi? Ne elenchiamo soltanto alcuni.

Secondo i dati di Federcontribuenti, nel triennio 2016 – 2019 hanno chiuso i battenti 3 milioni di Partite Iva. Non sono più confortanti i dati forniti dalla Confcommercio secondo la quale, per effetto del Covid e del relativo crollo dei consumi, ai numeri già catastrofici del triennio passato, quest’anno andrà ad aggiungersi la chiusura di altre 390.000 imprese. E provate ad immaginare, tra indotto, dipendenti e famiglie di quante persone stiamo parlando. E che cosa accadrà dal punto di vista sociale e dell’ordine pubblico quando cesseranno anche il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione della pandemia che costa cinque miliardi al mese? Per questa Armata di disperati post-lockdown reggerà ancora il divieto di non occupare le piazze? Non crediamo e, a dirla con estrema sincerità, neppure lo auspichiamo anche se, in proposito, Conte ha già messo le mani avanti per bloccare le manifestazioni di piazza. Infatti, durante la conferenza stampa di fine anno, rispondendo alla domanda di un giornalista sulla durata dello stato di emergenza nazionale che scadrà il prossimo 31 gennaio, ha risposto senza neppure celiare che detto piano sarà prorogato «… fino a quando sarà necessario». Ovviamente il se e il quando lo deciderà lui. E questo è un cattivo segno per la democrazia, ma non è certamente il solo.

Da maggio ad oggi, soltanto con la cassa integrazione, ci siamo mangiati una bella parte degli strombazzati finanziamenti europei, che non si sa ancora se e quando arriveranno. Ebbene, con tali e realistiche prospettive, voler mantenere ad ogni costo al potere un governo tirato su senza rispettare il recente responso delle urne e oggettivamente incapace perfino per la gestione ordinaria del potere, è da criminali e, secondo noi, da questo pesante aggettivo non sfugge nessuno della classe politica e delle istituzioni.

In una situazione così disastrata, l’informazione e le opposizioni dovrebbero fare fuoco e fiamme, ognuna con i mezzi che possiede, per denunciare, spronare, combattere la montante deriva liberticida, economica e politica di questo governo. Sull’informazione in mano a due, tre gruppi di potere economico, storicamente pronubi ai governi, per ragioni che con la politica hanno poco a che fare, non ci contiamo e men che mai contiamo sull’opposizione che è affetta dalla medesima malattia delle forze di governo: l’infantilismo. E sì, perché se questo in carica è il peggior governo che potesse capitare al nostro disgraziato Paese in un momento di straordinaria drammaticità, non è meglio un’opposizione che il giorno prima vota i provvedimenti del governo e il giorno dopo lo attacca, che mentre dice peste e corna del premier c’è una parte di essa (che milita in Forza Italia) che si sta scaldando a bordo campo per andargli a dare manforte nel caso che Renzi – cosa abbastanza improbabile – dovesse davvero ritirarsi dal governo.

Uno spettacolo avvilente di gente che, dopo essersi lasciato imporre dal governo, al quale finge di opporsi, il liberticida divieto di assembramento partorito dal codice penale fascista sotto la voce di radunata sediziosa, ha dimostrato di non avere la benché minima idea di come fare uscire questo Paese dalla più grande crisi sanitaria, economica e sociale della sua storia. E se proprio nella loro testa si agita qualche neurone teso a fare opposizione lo veniamo a sapere non dagli atti del Parlamento ma dalle loro twittate, o con i post su Facebook, o con qualche video casalingo. Infatti conosciamo ogni angolo dalla casa di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni, sappiamo che cosa essi mangiano a colazione e ricordiamo perfino il loro albero di Natale, ma non sappiamo un ca… di che cosa vogliano fare, e con quale programma, per mandare il governo a casa.

Sicché l’unica speranza che coltiviamo affinché questo Paese possa, finalmente, fare i conti con se stesso è riposta nel popolo che – e lo andiamo sostenendo da anni – è migliore della sua classe dirigente. Sarà il popolo imbufalito, nonostante l’annichilimento di questi mesi coltivato ad arte dai covid-terroristi, che secondo noi farà ciò che non ha saputo fare l’opposizione: scendere in piazza. E quando il popolo s’ingrugna, sosteneva Nino Manfredi in un noto film, il potere ci si rompe sempre il muso. E se ciò dovesse avvenire all’anno nuovo come un po’ temiamo, non ci sarebbe governo o ministro-prefetto, non ci sarebbero lacrimogeni, cariche della Polizia o droni capaci di fermarlo perché un popolo, quando brutalizzato ogni oltre limite, diventa più arrabbiato dell’incredibile Hulk dei fumetti.

È al popolo italiano, dunque, che facciamo i nostri migliori auguri per il nuovo anno fidando che, per la seconda volta in settantasei anni, riesca, auspichiamo con le buone, a far risorgere il nostro Paese dalle macerie politiche – che di quelle economiche sono il presupposto – una nazione altrimenti destinata alla dissoluzione.

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