Per quanto riguarda i simboli runici, bisogna prendere atto del fatto che quelli adottati dal nazismo furono carpiti a una tradizione religiosa appartenente alle culture euroasiatiche, come quella indiana per esempio, millenni prima dell’affermazione della folle ideologia hitleriana. Al contrario, la falce e martello sono i simboli più recenti del comunismo che, nella sua versione integrale, non fu meno sterminatore del nazismo anche se esercita ancora un certo fascino sulla Sinistra e non solo
– dalla Lituania, Silvio Cortina –
Ciò che, fin dalle prime fasi della crisi ucraina, ha caratterizzato gli scambi di accuse dei protagonisti del conflitto è stato paragonare il governo avversario e i rispettivi presidenti al nazismo e a Hitler. Ma chiunque abbia un minimo di buon senso, e passabile conoscenza della storia, non può prendere sul serio il fatto che – come sostenuto da Putin – in Ucraina vi sia una deriva nazista, considerato anche che il presidente Zelensky è ebreo. E, poi, in Ucraina non v’è mai stata nessuna persecuzione razziale verso chicchessia, se non scontri di tipo politico su base regionale, sicché tutta la manfrina del nazismo, montata dai russi, poggia sul traballante pilastro di qualche nostalgico del Reggimento Azov e sull’ancora più traballante teoria della “nazistità” dei simboli runici adottati da alcune Unità dell’esercito ucraino.
Sui primi neanche perdo tempo perché di nostalgici imbecilli ve ne sono dappertutto, e poche decine o anche centinaia di loro non valgono un commento, figuriamoci condannare un’intera nazione per colpa loro. Per capirci, è come se l’Italia fosse considerata un Paese fascista soltanto perché c’è Forza Nuova. Ma, a mio modo di vedere, i più pericolosi per la democrazia non sono quelli con la svastica (facilmente individuabili e neutralizzabili), ma coloro che nel Dna hanno la falce e martello e godono di tante, molte, complicità nella Sinistra internazionale e nazionale, in alcuni settori della Destra, nei media, nei partiti e nelle istituzioni statali… in Italia ne abbiamo a bizzeffe: preoccupiamoci semmai di questi.
Comunque, ritornando ai simboli runici, bisogna prendere atto del fatto che quelli adottati dal nazismo furono abusivamente carpiti a una tradizione religiosa appartenente alle culture euroasiatiche, come quella indiana per esempio, millenni prima dell’affermazione della folle ideologia hitleriana. Al contrario, la falce e martello sono i simboli più recenti del comunismo che, nella sua versione integrale, non fu meno sterminatore del nazismo anche se esercita ancora un certo fascino sulla Sinistra e non solo. E in ogni caso, nello stato di diritto, nessuno dei seguaci di queste ideologie può essere oggi condannato se non si pone contro la legge: i processi alle intenzioni lasciamoli ai comunisti di ritorno tipo Putin. Peraltro, di reati a carico degli appartenenti all’Azov non vi è alcuna traccia in giro, soltanto voci sparse dalla propaganda russa e senza alcun riscontro da parte di un’istituzione indipendente: neppure al tribunale internazionale per i crimini di guerra è stata presentata alcuna denuncia in tal senso.
L’unica istituzione indipendente e affidabile, il Commissariato per i diritti umani dell’Onu, registra, semmai, nel periodo 2014-2021, 1.500 casi di filorussi maltrattati e/o torturati nel Donbass, senza specificare chi ne sia stato l’autore, a fronte di 2.500 ucraini che hanno subito il medesimo trattamento dai filorussi che in quanto a milizie che utilizzano metodi nazisti neppure scherzano, ne ho contate sette: Battaglione Sparta, Gruppo Oplot, Interbrigate, Unità Nazionale Russa, Unione Gioventù Euroasiatica, Battaglione Batman e il famigerato Gruppo Wagner. E nondimeno, com’è loro tradizione, i carnefici veterocomunisti si spacciano per vittime.
Questo spiega perché, dal momento in cui Putin è stato messo al bando anche dalla Sinistra europea ufficiale, i nazisti ucraini non fanno più così schifo, e la campagna isterica contro il “risorgente nazismo” in quel Paese, iniziata nel 2014 e fondata, come al solito, sulle azioni di pochi cretini nostalgici, è finita e il Reggimento Azov è stato inquadrato nella sua reale consistenza che è di reparto nazionalista, non nazista.
Il guaio è che la Sinistra italiana in particolare, non appena vede qualche simbolo lontanamente riconducibile al passato (quello degli altri…), carica a testa bassa in modo fazioso e anche acritico. A questo riguardo, voglio ricordare il povero Carabiniere, in servizio a Firenze, che nel 2017, avendo appesa al muro della sua stanzetta la bandiera della Kaiserliche Marine della I Guerra Mondiale fu messo in croce perché qualcuno, con un riflesso pavloviano del tutto degno della sua ignoranza, scambiò il II Reich prussiano (il primo fu il Sacro Romano Impero) per il III Reich di Hitler e, come tale, lo segnalò all’altrettanto ignorante ministro della Difesa dell’epoca, Roberta Pinotti, che senza neppure andare a documentarsi, condannò il poveretto al pubblico ludibrio per aver esposto una «…bandiera nazifascista».
Quindi, il fatto che alcune unità dell’esercito ucraino abbiano simboli runici non significa che siano di idee naziste. La Guardia Civil spagnola, per esempio, ha il fascio littorio nel suo stemma ma nessuno si sognerebbe di affermare che la repubblica spagnola sia fascista. Il fanatismo della Sinistra è arrivato al punto di vedere il nazismo anche nel Sole nero, un simbolo esoterico runico, soltanto perché fu trovato rappresentato in un mosaico, tra tanti, in una stanza, tra le tante, di una villa fatta ristrutturare all’epoca da Himmler, il criminale architetto della Shoah.
A questo punto viene da domandarsi che cosa avrebbe fatto la Sinistra se nel mosaico della villa di qualche gerarca nazista fosse stata raffigurata una zebra… avrebbe affibbiato alla squadra e alla società della Juventus la qualifica di organizzazione neonazista?
Ma per favore, pensiamo a cose più serie dedicando la nostra ammirazione e amicizia a un piccolo popolo che, da quattro, interminabili mesi si sta battendo leoninamente contro i russi invasori. Slava Ukraine!
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