Scoppia la guerra in Ucraina e il “Capitano” diventa fra’ Matteo

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In frangenti così grevi per la pace, la figura di un Salvini dai mille volti e nessuno di essi affidabile si sta rivelando semplicemente infantile, inutile per una nuova politica italiana, in una nuova Europa, nel nuovo mondo di rapporti   politici e militari che emergerà dalle macerie dell’Ucraina. Rapporti che non saranno facili per nessuno, specialmente per noi che negli ultimi anni abbiamo scientificamente distrutto la possibilità di diventare autosufficienti nel campo energetico, così come abbiamo privato di ogni capacità di dissuasione minima le nostre forze armate

– Enzo Ciaraffa –

Lo scorso 28 febbraio il leader della Lega, Matteo Salvini, era ad Assisi per pregare sulla tomba di San Francesco, mentre in queste ore pare abbia in mente addirittura di organizzare una marcia della pace per fermare la guerra nella morente Ucraina sotto i missili dei nuovi barbari dell’Est. Si tratta di una versione pacifista del leader leghista che non conoscevamo, pur avendoci egli abituati a ogni sorta di riposizionamento mentale e ideale o, se vogliamo, alla sua propensione a piegare la realtà, non un suo progetto politico che, di solito, è contenuto nelle 280 parole di un tweet, ma al sussulto emotivo del momento. Meglio di lui hanno saputo fare soltanto i grillini che sono riusciti a contenere il loro programma politico in una sola parola: vaffanculo.  Ed è esattamente dove sta andando il nostro Paese da quando è in mano a loro.

Nonostante tutto ciò, ho molto rispetto per coloro che trovano nella preghiera quelle ragioni che la ragione solitamente trascende, pur rimanendo convinto che un’invocazione al cielo faccia più effetto quando l’invocante stringe in mano un nodoso randello. Non dileggio, quindi, il leader leghista perché si è recato a pregare con i confratelli di San Francesco anche se, in tempo di calamità (e la guerra è la prima di esse), non è questo che mi aspetto da un leader, a maggior ragione da uno che non ha mai rinunciato a farsi chiamare “Capitano” dai suoi seguaci e ha l’ambizione di governare l’Italia. Con quale articolato programma, obiettivo e alleanze, lo sa soltanto il Padreterno.

A questo punto dobbiamo iniziare a interrogarci sul chi sia realmente Matteo Salvini, se esiste come lo vediamo noi, oppure se è la solidificazione provvisoria di una massa gelatinosa come in quel film americano di fantascienza degli anni Cinquanta dal titolo Blob – Fluido mortale, capace di assumere ogni forma. Egli, infatti, come tutte le persone che non ne hanno nessuna, si rivela ogni giorno sempre più capace di prendere una nuova sembianza.

È sostenitore del diritto di armarsi dei cittadini con la facoltà di sparare al ladro che entra in casa, ma è anche quello che sbaciucchia i rosari durante i comizi. È amico di Putin perché lo va a trovare ogni tanto a Mosca, ma è anche suo nemico perché gli ha appena votato le sanzioni per avere attaccato la povera Ucraina. Si dice amico pure degli stessi ucraini, ma non vuole inviar loro le armi per difendersi dall’aggressore russo, adducendo a pretesto che queste siano “letali”. Beh, forse qualcuno nella Lega che abbia fatto almeno il soldato di leva dovrebbe spiegare al Capitano che le armi, in quanto tali, sono tutte letali, soprattutto quelle che stanno usando i suoi (ex) amici russi sulla popolazione civile. Non sappiamo più che cosa pensare… ormai dal carniere dei trasformismi salviniani manca soltanto una proposta di matrimonio a Carola Rackete!

Ma, come abbiamo anticipato, il segretario della Lega in questi giorni si è ritagliato il compito di recitare ancora un altro ruolo: quello di Martin Luther King che, alla guida della famosa marcia pacifica su Washington del 1963, rivelò al mondo di avere in testa il sogno della pace tra bianchi e neri, mentre Matteo Salvini in testa ha soltanto una gran confusione.

Ammesso e non concesso che si riesca a organizzarla davvero la marcia per la pace diretta in Ucraina, possiamo soltanto augurarci che, una volta arrivato a Kiev col suo salmodiante esercito dai vessilli arcobaleno, il caro tovarišč Vladimiro non faccia arrivare qualche missile tra le chiappe di fra’ Matteo.

Tuttavia, non possiamo misconoscere che un risultato in patria Salvini l’ha già ottenuto: tutti quelli che erano tiepidi nei confronti di Mario Draghi come capo del governo, oggi sudano freddo al solo pensiero che, in un momento così drammatico per la tormentata storia del mondo, il governo del nostro Paese potesse essere in mano a gente come lui che, per carità, non è il solo politico italiano che dovrebbe andare più proficuamente a zappare e, tutto sommato, non è neppure un cattivo ragazzo. È semplicemente inutile, infantile se non proprio una zavorra per una nuova politica italiana, in una nuova Europa, in un nuovo mondo di rapporti politici e militari, un mondo che emergerà più incattivito dalle macerie dell’Ucraina.

E non saranno rapporti facili per nessuno, specialmente per noi che negli ultimi anni abbiamo scientificamente distrutto la possibilità di diventare autosufficienti nel campo energetico, così come abbiamo abdicato a perseguire una politica estera autonoma e, di riforma in riforma, abbiamo privato di stanziamenti e, quindi, di ogni capacità di dissuasione minima le nostre forze armate.

Altro che le preghiere e le marce di fra’ Matteo: a questa Italia infantile, litigiosa, divisa, indebitata, indifesa e senza risorse, nel futuro prossimo servirà un miracolo per farla sopravvivere libera e indipendente!

(Copertina di Donato Tesauro)

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