Gallarate, indichiamo ai giovani monumenti che siano almeno puliti

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Ricordiamo pure i nostri martiri istriani con l’intestazione di un’area o di un edificio pubblico che, se dovesse finalmente arrivare dopo quindici anni, non impressionerebbe molto per la velocità di realizzo, ma cerchiamo anche di conservare in modo decoroso i patri monumenti già esistenti in città e piuttosto malmessi oltre che sporchi

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Solitamente non ci occupiamo delle questioni locali per il semplice fatto che non le seguiamo costantemente, non le comprendiamo e, quando ci capita d’incocciarvi, neppure ci appassionano. Esistono, però, delle questioni che meritano qualche deviazione dalla regola, se non altro per verificare lo stato di quella linea rossa che dovrebbe sempre separare i progetti fattibili dalla demagogia nella quale la politica è solita sguazzare.

Il corpo della storia del nostro Paese è contrassegnato da ferite che si sono appena rimarginate, come la questione della pulizia etnica tentata dai comunisti di Tito sulla popolazione italianofila della penisola istriana, ma il calmo ricordo di quella povera gente eliminata, soltanto perché portava un cognome italiano, certamente no. Apprendiamo, quindi, con viva soddisfazione da un giornale online locale (l’Inform@zione) che il presidente del Consiglio comunale di Gallarate, Giuseppe De Bernardi Martignoni, si è fatto promotore del reperimento di un’aera pubblica da dedicare a un avvenimento della nostra storia recente o, come ha poi spiegato, “Ai martiri delle foibe e agli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia”, una di quelle iniziative alla quale diamo il benvenuto, considerando che la legge che istituì la giornata del ricordo risale ormai a diciott’anni fa e, nel frattempo, qualche cosina si poteva già fare.

Peraltro, pare di capire, l’iniziativa si riallaccia alla mozione che, in veste di consigliere comunale dell’allora Popolo della Libertà, Martignoni presentò nel 2007, ovvero quindici anni fa… speriamo non siano questi i tempi standard del Comune di Gallarate per mettere una targa di marmo sul muro di qualche edificio pubblico, sennò stiamo freschi per la tempestiva risoluzione di tutti gli altri problemi della città.

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Di là della retorica, la Giornata del ricordo, così come quella del 17 marzo, del 25 aprile, del 2 giugno e del 4 novembre, fa parte ormai del ricordo della via crucis che dovette percorrere il nostro popolo per arrivare alle conquiste dell’indipendenza e della libertà delle quali oggi godiamo e, pertanto, anch’essa va indicata ai giovani, affinché, come scrisse il sublime poeta di Recanati nella poesia All’Italia, conservino memoria delle «…orme del loro sangue». E i monumenti sarebbero un ottimo memento. Il resto potrebbero farlo la scuola e la famiglia, a partire dall’infanzia, con brevi passeggiate commentate presso i monumenti cittadini, curando di spiegare le cose con il linguaggio semplice dei bambini.

Ma è proprio qui che casca l’asino perché i monumenti situati nelle aree pubbliche di Gallarate non godono di un’eccellente salute, eccetto quello di piazza Risorgimento (troppo centrale per essere trascurato…) e qualcuno minore di cui si ricordano, almeno una volta all’anno, le associazioni d’arma come quella dei Bersaglieri e degli Alpini. D’altronde, per rendersi conto dello stato in cui versano i monumenti minori della nostra città (almeno quelli che abbiamo visitati) basta andare d’avanti al Liceo Scientifico e Scienze Applicate del Sacro Cuore, o nell’area d’avanti al cimitero, o nella piccola cappella-famedio dedicata ai caduti e posta a sinistra entrando nel cimitero stesso… se non fosse per i mazzetti di fiori posti da anonime mani pietose, sembrerebbero i ruderi del Colosseo.

Ecco, signor Martignoni, ricordiamo pure i nostri martiri istriani con un’iniziativa che, se dovesse portare finalmente a compimento, non impressionerebbe per la velocità di realizzo, ma cerchiamo anche di conservare in modo decoroso i patri monumenti già esistenti a Gallarate.

Lo comprendiamo, la manutenzione costa e il momento è quello che è, ma la morte della memoria storica potrebbe costare molto di più ai nostri discendenti in termini di libertà e d’indipendenza, non soltanto culturale ma anche politica e militare. Allora, perché non iniziare a organizzare squadre di volontari per almeno pulirli i monumenti di Gallarate?

Da parte nostra ci offriamo già volontari-pulitori e, per dipiù, non chiederemmo neppure il rimborso per l’acquisto del detersivo e della spazzola. Come dire che, per iniziare ad affrontare il rappresentato problema, basta veramente poco e poco tempo.

(Copertina di Donato Tesauro)

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