Frank Martinelli è un giovane pragmatico e coraggioso che si è fatto da solo, il classico self-made man. Ricordo ancora la mattina che mi venne a salutare prima di lasciare l’Italia, anche se già non ero più il suo comandante di reparto da alcuni anni. Nei suoi occhi colsi sì l’ansia della sfida per la nuova vita che si era scelto, ma anche un sottile velo di mestizia per la comunità militare, per il Paese, per gli amici, per i commilitoni che stava lasciando
– Enzo Ciaraffa –
Da questo mese “Il Rullo” avrà un corrispondente Oltreoceano, e che corrispondente! Infatti, oggi inizia una sorta di ponte sia giornalistico che fotografico con gli Stati Uniti, precisamente con New York, o meglio con Brooklyn, grazie ad un’idea del nostro indimenticato amico e commilitone Frank Martinelli.
«Ma chi è costui!» potrebbero domandarsi i frequentatori del nostro sito e avrebbero ragione anche se, per poter definire compiutamente Frank, bisognerebbe prendere in prestito il titolo del romanzo di un suo famoso conterraneo, Uno, nessuno e centomila di Pirandello. Il nostro, infatti, incarna molti “tipi” poiché, di volta in volta, ha saputo rappresentare l’immagine trasognata e pulita dell’Italia, la solarità della Sicilia antica ed onesta, il lavoro italiano nel mondo, quell’inventiva della nostra gente che, da quasi due secoli, sta contribuendo alla crescita del continente americano.
Per quanto giovane di età, Frank è un uomo pragmatico e coraggioso che si è fatto da solo, il classico self-made man come direbbero a New York. Ricordo ancora la mattina di un mese imprecisato del 2009 quando, prima di lasciare l’Italia, mi venne a salutare anche se non ero più il suo comandante di reparto già da alcuni anni: nei suoi occhi colsi sì l’ansia della sfida per la nuova vita che si era scelto, ma anche un sottile velo di mestizia per la famiglia militare, per il Paese e per gli amici che stava lasciando.
D’altronde, la decisione di emigrare negli Usa non era stata facile per Frank che, in veste di volontario, serviva con passione e dedizione la patria in armi da ben 11 anni, in Italia e nelle missioni militari all’estero. Ho adoperato il verbo “servire”, perché per certi uomini il servire la comunità nazionale, il proprio Paese, non è soltanto un dovere ma anche un imperativo morale. Ma che cosa volete, la voce del cuore talvolta sa essere anche più imperativa di quella del dovere, specialmente quando ha un bel viso e un nome: Sheila.
Appena arrivato negli Stati Uniti Frank, in virtù del suo multiforme background, intraprese un’attività nel mondo della ristorazione ma, quando la crisi economica iniziò a spopolare i ristoranti della Big Apple, non si perse d’animo e prontamente si riciclò nel settore del giardinaggio dove tutt’ora opera. Attualmente Frank vive a Brooklyn con la signora Sheila e i figli Dylan e Davide.
Sulle immagini inviate da Frank Martinelli per inaugurare il nostro ponte italo-americano e che, non a caso, esordisce con alcune foto del ponte di Brooklyn e della statua della libertà, v’è poco da aggiungere perché esse anche senza le didascalie sarebbero comunque capaci di rapirci – com’era negli intenti del loro autore – a nuovi orizzonti di amicizia e di libertà tra i popoli.
Grazie, caro Frank, buon Natale a te e agli amici di Brooklyn.