Ebrei, cristiani, musulmani: arriveranno mai a coesistere?

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Dopo una serena comparazione è facile pervenire alla conclusione che quella islamica non è molto distante dalle altre religioni monoteiste e che il Corano, nel suo insieme, non appare certo meno etico e pervasivo della Bibbia e del Vangelo, anche perché ebrei, cristiani e musulmani ritengono di avere un’unica discendenza: il patriarca Abramo

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Certo che a volte la vita è davvero strana: dopo essere uscito dalla Chiesa di Roma, mi sono messo alla ricerca del senso smarrito delle tre religioni monoteiste esistenti sulla terra! Una ricerca portata avanti non col piglio e la competenza di un teologo ma con quello di un giornalista aduso guardare, con equidistanza, certi fenomeni sociali. Ed è innegabile che la religione sia uno di essi, forse il più importante. 

Partiamo col dire che quello tra cristianesimo, ebraismo e islamismo è sempre stato un rapporto tormentato e complesso, anche se negli ultimi anni stiamo assistendo alla militarizzazione di questa complessità a causa del fatto che la turbolenta situazione politica in alcune aree del mondo, come il Medioriente, sta facendo da detonatore ad alcune degenerazioni religiose e politiche. Da ciò la tendenza ad arruolare anche Dio per i propri inconfessabili fini, sebbene il sociologo Zygmunt Bauman fosse persuaso che, a rendere “liquida” la società, fosse stata la morte di Dio nel cuore degli uomini.

Secondo me non è così, e lo dicono i numeri. In Italia, sette milioni di studenti delle scuole superiori, l’84% del totale, sceglie l’ora di religione (Fonte: Orizzontescuola.it), anche se il dato, pur essendo piuttosto significativo, è in costante calo; gli italiani convertiti alla religione islamica, invece, sarebbero oltre 50.000 (Fonte: Co.Re.Is). Poi, viene l’Interdisciplinary Journal of Research on Religion a dirci che nel mondo ci sarebbero almeno dieci milioni gli islamici convertitisi al cristianesimo negli ultimi anni. Questi dati evidenziano una contraddizione magari oggi pericolosa per gli interessati ma che, a lungo andare, potrebbe rivelarsi perfino feconda: mentre migliaia di occidentali si convertono all’Islam, arruolandosi anche nell’Isis, milioni d’islamici abbracciano la fede cristiana.

Probabilmente, l’interscambio religioso si spiega col fatto che alcuni cristiani in crisi d’identità e di valori preferiscono immergersi nella potente spiritualità dell’islamismo, che peraltro è una religione semplice, concreta e priva di contorcimenti filosofici, mentre molti islamici, stanchi della cieca violenza degli integralisti religiosi e politici, si rifugiano nella religione dell’amore che, almeno sulla carta, è il Cristianesimo. A proposito di questa contraddizione, qualche studioso come Vittorio Messori ha sostenuto che il Cristianesimo e l’Islam si stanno “contaminando” a vicenda. È molto probabile che sia così anche perché, dopo una serena comparazione, sono giunto alla conclusione che quella islamica non è molto distante dalle altre religioni monoteiste e che il Corano, nella sua globalità, non appare certo meno etico e pervasivo della Bibbia e del Vangelo, anche perché ebrei, musulmani e cristiani si ritengono discendenti dallo stesso progenitore: il patriarca Abramo. Anche se tra loro perdurano molte differenze percettive.

Per l’ebreo, Dio è il sommo giudice che consegna all’uomo la sua imperitura legge scolpita su tavole di pietra, rimanendo poi a vigilare sulla correttezza della sua applicazione, premiando i buoni e punendo i trasgressori: la legge del Dio ebraico è la giustizia applicata in terra dall’uomo per l’uomo, il quale sarà ricompensato o punito già durante la sua vita materiale con fame, lutti, cataclismi e pestilenze.

Rispetto al credo ebraico Gesù Cristo introduce due aspetti diametralmente opposti nella relazione con Dio: il primo è quello della bipartizione dei poteri perché, nella risposta che fornisce ai provocatori pubblicani (rendete a Dio quello che è di Dio…), Egli riconosce il legittimo potere terreno. Il secondo aspetto è la mansuetudine che lo contraddistingue dal vendicativo Dio ebraico e, come vedremo secoli dopo, anche da quello islamico, ben più simili, in verità, ad alcune tonitruanti divinità del Pantheon greco e latino.

Il credente islamico, ovvero seguace di una religione che è derivazione e sviluppo sia dell’ebraismo che del cristianesimo, chiama Allah con molti ossequiosi nomi e gli attribuisce tante qualità, ma il Dio-Allah rimane inavvicinabile e inaccessibile per lui, tant’è che perfino il rappresentarlo è considerato blasfemia. Nell’animo del credente musulmano è sì presente il riferimento all’eterna, immutabile giustizia annunciata dal Corano, ma il perseguimento di questa giustizia passa attraverso un travaglio spirituale che è presente nell’ebraismo ortodosso e nel primo cristianesimo. In altre parole, nell’Islam l’uomo diventa il sofferto partecipe della propria esistenza, interpretando con le proprie forze – quindi senza l’intermediazione di un sacerdote – la volontà di un Dio severo, della cui guida, però, sente un intimo e insopprimibile bisogno. Ebbene, a mente fredda i paradossi e le similitudini appena enunciate indicano un dato che forse è difficile da condividere, in un momento in cui il fanatismo sta lasciando dietro di sé una lunga scia di sangue in Europa e, soprattutto, in Medioriente. Ma il dato che emerge, piaccia o meno, è questo: è in atto un silente, sottovalutato flusso e riflusso tra Cristianesimo e Islam. Non si potrebbe spiegare altrimenti il sopramenzionato “scambio” di fedeli. E sì, perché questo lento processo di inter religiosità sarà ancora tormentato per anni, i governi lo gestiranno probabilmente malissimo, la strada da percorrere sarà tortuosa prima di arrivare alla meta della coesistenza, e lungo il cammino non mancheranno altre violenze, altri missili lanciati sulle persone inermi, attentati, minacce e perfino guerre dichiarate. Eppure, basandola su di un calcolo razionale, o se volete delle probabilità, ho maturato la ragionevole speranza che, alla fine, questo flusso/riflusso produrrà dei frutti buoni. Anche se non sarà la nostra folle generazione a raccoglierli.

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