L’azione più devastante per la tenuta dei governi e per la nostra democrazia la sta compiendo certa magistratura, la quale il più delle volte, arrogandosi dei poteri che sono propri della politica e talvolta addirittura della Corte Costituzionale, inclina a sterilizzare in sede giudiziaria le iniziative dei governi. Essa, ad esempio, ha surrettiziamente introdotto nel nostro ordinamento il principio che l’immigrato abbia diritto ad ogni tipo di attenuante in sede giudiziaria, indipendentemente dal reato commesso
****
Fino a non molti anni fa i movimenti migratori erano poco estesi ma anche quando furono costantemente “alimentati”, come nel caso irlandese e italiano, non provocarono irreparabili stravolgimenti sociali poiché nelle nazioni accoglienti esistevano quelle che il professor Costantino Caldo in un libro definì “Cellule immobili del territorio”. Secondo questo studioso, infatti, una massiccia, costante immigrazione riesce soltanto per poco tempo a sconvolgere l’ordine esistente nel Paese accogliente, di solito più progredito di quelli dai quali essa proviene, perché in breve tempo vi si ricostituiscono quelle cellule immobili del territorio ostili ai sovvertimenti sociali.
Non ce la sentiamo di condividere appieno il parere del professor Caldo sul ripristino dello status quo ante da parte del “sistema” perché il capitalismo – anche nei suoi aspetti più deteriori – è per sua natura e fini dinamico, se non altro perché l’immobilità non genera né business e né progresso, tant’è che fino a una cinquantina di anni fa l’immobilità era la caratteristica delle aree sottosviluppate del pianeta.
È partendo da queste considerazioni che si coglie al meglio il paradosso dell’attuale governo assiso su di un carro tirato da due cavalli che vanno in direzioni opposte: il M5S e la Lega. I primi vorrebbero governare un Paese moderno facendo l’esatto contrario di ciò che fanno i Paesi moderni, cioè congelando il suo sviluppo tecnologico, il TAV ne è soltanto un esempio. Mentre la Lega, schifata dall’UE – e con qualche ragione in verità – vorrebbe risolvere, o almeno ripartirli con gli altri membri dell’Unione, i problemi che ci vengono dall’Africa e dall’Asia, come l’immigrazione, andando ad allearsi, però, con quei Paesi dell’Est Europa che di immigrazione non ne vogliono proprio sentir parlare. E, come abbiamo esordito, l’immigrazione non è un problema da prendersi sottogamba perché, in un’era di vacche magre come questa che stiamo vivendo, essa sottrae ingenti risorse alla finanza pubblica a tutto vantaggio di coloro che tra i nuovi arrivati possono arruolare mano d’opera a basso costo, spesso anche in nero. Come dire che l’immigrazione selvaggia avvantaggia il “sistema” ma non i cittadini.
A questo stallo di forze politiche contrapposte nel governo o, se volete, di “immobilismo dinamico” (mi si perdoni la contraddizione in termini) si va ad aggiungere quello che è il vero dramma della democrazia italiana: l’ingerenza di poteri non eletti. Ci riferiamo alla magistratura, ai burocrati europei, alla Chiesa, ai media e alla finanza, dai quali essi sono talvolta condizionati, spesso anche per meri interessi personali come dimostrano gli ultimi fatti di cronaca che hanno investito perfino il CSM. Sicché questi cinque organismi, vuoi per mantenere il potere d’interdizione sui governi, vuoi per interessi corporativi, dopo Mani Pulite hanno preso a sabotare sistematicamente quegli esecutivi che intendono realizzare la riforma della magistratura nell’ambito di una politica autonoma e, proprio per tale scopo, scelti dall’unico sovrano regnante in ogni democrazia: il popolo.
L’azione più devastante per la nostra democrazia, dunque, la sta compiendo la magistratura, la quale il più delle volte, arrogandosi dei poteri che sono propri della politica e talvolta addirittura della Corte Costituzionale, inclina a sterilizzare in sede giudiziaria le azioni dei governi e del Parlamento, soprattutto in materia d’immigrazione. Essa, infatti, ha introdotto, de facto, nel nostro ordinamento giudiziario il principio che l’immigrato abbia diritto ad ogni tipo di attenuante in sede giudiziaria, indipendentemente dalla gravità del reato commesso; l’italiano invece – colui che paga lo stipendio ai magistrati e il sussidio agli immigrati – è sempre da punire severamente, anche se fa soltanto buh! verso i nuovi arrivati.
Tra i poteri pericolosi per la nostra democrazia abbiamo messo al primo posto l’operato di certa magistratura perché ormai essa persegue i propri fini con scientifica e sfacciata efficacia: la Lega (che vuole riformarla) ha un forte consenso popolare? Allora bisogna ridimensionarlo! Qualche giorno fa il tribunale di Agrigento ha disposto il dissequestro dalla nave ONG “Mario Jonio” che così potrà continuare a inondare d’immigrati le nostre coste, evenienza questa che ridimensionerebbe lo stop all’immigrazione illegale imposto da Salvini. Invece, mentre scriviamo, la Corte di Cassazione. che è sempre un pochino “più avanti” della magistratura di prima istanza, pur essendosi prescritti i reati di truffa nell’utilizzo dei rimborsi elettorali per Umberto Bossi e per l’ex cassiere della Lega Nord, per i quali ha annullato le condanne e le confische di beni personali, ha tuttavia mantenuto la confisca di 49 milioni di euro alla Lega odierna che poco o niente ha da vedere con la vecchia dirigenza, ben sapendo che un partito privo di fondi si blocca operativamente, a meno di non andarli a cercare altrove. Ecco perché, scambiando i desideri per realtà, qualche mese fa la magistratura ha fatto partire l’inchiesta sui rubli russi alla Lega, un’inchiesta tra le più scombiccherate che si siano mai viste in Italia dal momento che mancano i presupposti del reato ipotizzato: i rubli e il petrolio. A proposito, a che punto è siffatta inchiesta?
La conseguenza della deliberata azione di cotanti entità è un Paese sfilacciato e un governo che, dopo quanto accaduto ieri in Parlamento sul TAV, probabilmente non mangerà neppure le castagne di ottobre, un’evenienza questa che, a quanto pare, tenta la Lega e rallegra molto gli oppositori del governo gialloverde. Essi, però, non capiscono che se questo governo, espressione nel suo insieme di un forte consenso popolare, dovesse cadere, neppure per le nuove maggioranze ci sarebbe autonomia e libertà di manovra, perché tutti i governi che si costituiranno in futuro, da questo attualmente in carica in poi, dovranno passare sotto le forche caudine della magistratura, della Chiesa, dell’UE, della finanza e dei media.
Sicché, grazie a queste che oramai sono diventate cinque metastasi, la nostra democrazia muore di consunzione un po’ ogni giorno, e con essa la nostra fiducia nella classe dirigente, la speranza in un futuro migliore, muore il nostro stanco e vilipeso spirito civile. Ed è per questo popolo di morti viventi che l’attuale governo – bisogna dargliene atto – pur con le scarse forze a disposizione nel Parlamento europeo, ha tentato di conquistarsi, peraltro senza riuscirvi, una sedia nel salotto buono di Bruxelles, dove si prendono le decisioni in Europa. Una sedia che nessuno ci concederà facilmente perché i litigiosi capataz dei popoli in declino non li invita nessuno nel salotto buono, come dimostrano i periodici, esclusivi rendez – vous tra Germania e Francia.
Ave Europa, morituri Te salutant!