Per sostenere una parte politica o un’ideologia e non, invece, la necessità di dover raccontare la realtà di un Paese sfasciato in preda ad un’epidemia dalla quale, grazie a una classe politica e dirigente ancora più sfasciata, non riesce a venir fuori, alcuni media, forse troppi per una reale democrazia, sono soliti fare sciacallaggio sulle notizie invece di raccontarle, fare il tifo per una tesi invece che essere narratori oggettivi
– Enzo Ciaraffa –
A proposito del coronavirus ieri abbiamo pubblicato sulla pagina facebook de “Il Rullo” alcune riflessioni che ci ha inviato il nostro amico italo-americano Frank Martinelli da New York dove vive in pianta stabile da alcuni anni. Le riflessioni di Frank, che per inciso non opera nei media ma è soltanto un acuto osservatore della realtà americana, hanno ricevuto tantissime visualizzazioni, con molte espressioni di assenso ma anche di dissenso com’è giusto e comprensibile in democrazia e sul social. C’è stato, infatti, qualcuno che sulla nostra pagina ha definito quello di Martinelli “sciacallaggio giornalistico”, e il perché non l’ho capito dal momento che – come leggo sul dizionario – compie opera di sciacallaggio chi sfrutta informazioni riservate per colpire l’avversario.
Non era il nostro caso evidentemente anche se l’improprio utilizzo di questo termine mi offre il destro per richiamare l’attenzione su chi, nella tremenda vicenda del coronavirus, si è comportato da sciacallo, pur di poter colpire gli avversari politici o perlomeno le loro idee, approfittando di una contingenza sanitaria la cui portata poteva essere più limitata se soltanto avessimo avuto una classe politica capace di farsi trovare a piè fermo sul problema e non, invece, costretta a rincorrerlo, come sta accadendo.
Partiamo dall’inizio. Con il propagarsi del coronavirus in Cina, i presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Trento, chiesero al governo centrale di decretare un periodo di quarantena per coloro che rientravano dal Paese del Dragone come, peraltro, esortavano a fare alcuni virologi. Ebbene, per aver presentato al governo un’istanza permeata di buonsenso, i governatori richiedenti furono corbellati da Giuseppe Conte e definiti, dai più morigerati nel PD e nel M5S, “fascio – leghisti”, una parola d’ordine sulla quale il governo avrebbe sciaguratamente apparecchiato la rovina sanitaria degli italiani, facendoli trovare scoperti e impreparati di fronte all’epidemia del secolo.
Chi ha contribuito a questo bislacco modus operandi del governo, più o meno consapevolmente, è stato Mattarella che il 6 febbraio scorso si era recato a visitare una scuola multietnica del quartiere romano dell’Esquilino, un gesto che come osservato da Tony Capuozzo, «…ha legittimato tutti quanti ad abbassare la guardia, a non comportarsi con la dovuta cautela. Quella visita è stato un gesto simbolico e anche una guida per l’azione, non avrebbe portato i fotografi con sé altrimenti».
Com’era prevedibile, esaltati anche da un endorsement così autorevole e a fronte di un pericolo che si faceva via via più vicino, il governo e la classe politica che lo sostiene hanno messo in scena la follia!
Il 27 marzo, infatti, il sindaco di Milano Sala e il segretario del PD Zingaretti, per il gusto di fare l’ennesimo sberleffo a Salvini & C., hanno organizzato un aperitivo in un ristorante cinese sui Navigli, assieme a tanti giovani del PD milanese, con questa motivazione: «Vogliamo stare lontani dalle polemiche e vicini alle persone. Sono convinto che l’Italia ce la farà, sconfiggeremo il virus». Il sospetto di essere stato “troppo vicino” alle persone per poter contribuire a sconfiggere il virus non lo ha neppure sfiorato ma tant’è… l’importante era lanciare un altro messaggio subliminale al Centrodestra e, purtroppo, agli italiani che, dopo le rassicurazioni di Mattarella, quelle sue e di Sala, si sono convinti che, se del contagio non si preoccupavano cotanti statisti, forse il pericolo era soltanto teorico. Adesso quel genio di Zingaretti si trova in quarantena perché infettato dal coronavirus deducibilmente ai Navigli. Grazie a tali esempi, molti nostri connazionali, ancora oggi, ignorando i tardivi, contrastanti e lacunosi avvertimenti del governo continuano a vivere come se non stesse accadendo niente.
Beh, se non è sciacallaggio quello di personaggi politici capaci di sfruttare un problema così serio, sulla pelle dei cittadini, per iniziare a costruirsi sui Navigli la dote di visibilità e di consenso per il dopo Conte … .
Una volta fatta la tremenda frittata, a fronte dei dati riferiti ai contagiati ed ai decessi che, specialmente in Lombardia, si vanno facendo allarmanti, tanto da far prevedere una Caporetto del nostro sistemo ospedaliero, il capo del governo non ha trovato di meglio che attaccare la sanità lombarda, per dare addosso indirettamente alle giunte regionali governate dal Centrodestra. Il risultato? Siamo diventati gli zimbelli della stampa estera e gli untori – noi non la Cina! – della diffusione del coronavirus.
Beh, se non è sciacallaggio quello di un capo di governo che approfitta di una grave epidemia per cercare di rimanere al governo sulla pelle dell’eroico personale della nostra sanità …
Poiché uno sconosciuto genio della comunicazione politica ha fatto arrivare ai media una copia del decreto del governo che, da lì a poche ore, avrebbe praticamente recintato idealmente la regione per raffrenare la diffusione del contagio, nella notte tra sabato e domenica scorsa le stazioni ferroviarie lombarde sono state prese d’assalto da torme di meridionali terrorizzati che, con un bagaglio a mano raffazzonato, in alcuni casi anche senza biglietto, hanno preso d’assalto i treni diretti verso il Sud. Erano perfino seduti nei corridoi, gli uni a ridosso degli altri, stipati nelle carrozze ferroviarie, incuranti del contagio che una tale promiscuità avrebbe veicolato ed accresciuto. Tra un tiramolla e l’altro, lo specifico decreto del governo è stato reso pubblico quanto le uova si erano già rotte, alcune ore dopo e, anche in quel caso, si è cercato di dare la colpa della sua anticipata diffusione al governatore lombardo Fontana, una malevolenza che poi è stata dissolta dalla stessa testata che dall’estero aveva anticipato il decreto.
Beh, se non è ripetuto sciacallaggio quello di un capo di governo che approfitta di una contingenza così difficile per poter attribuire ad altri i suoi limiti ed errori … .
E veniamo più specificatamente a quello che il visitatore della nostra pagina ha definito “sciacallaggio giornalistico”, che invito ad andare a leggere cosa, a proposito del coronavirus, hanno scritto i media nazionali, sia di destra che di sinistra, negli ultimi venti giorni: tutto e il contrario di tutto! Questo per sostenere una parte politica o un’ideologia e non, invece, la necessità di dover raccontare la realtà di un Paese sfasciato, in preda ad un’epidemia dalla quale, grazie a una classe politica e dirigente ancora più sfasciata, non riesce a venir fuori. E il non voler raccontare la verità per continuare a servire un’ideologia, per continuare a “cibarsi” delle briciole di un potere al tramonto, è – questo sì – la più ributtante forma di sciacallaggio giornalistico, peraltro pericoloso per la tenuta democratica del Paese. Nessuno, ad esempio, dei tanti media antifascisti che esistono in Italia si è posto una domanda: ma il sistema di potere vorrà poi smobilitare questo regime di compressione della libertà in nome dell’emergenza? Stiamo attenti, perché sul Corriere della Sera di oggi qualcuno ha già scritto che questo «Non è il momento di disquisire di libertà personali».
È, invece, certamente democratica, abituata a parlar franco e lontana anni – luce dall’intento di voler fare sciacallaggio una persona perbene che dall’America, con semplicità e onestà intellettuale, racconta ciò che vede, anche quelle verità che, per molte ragioni, possono risultare indigeste a qualcuno. Eppure, soltanto quando i media nazionali ed esteri hanno pian piano cominciato a raccontare con la medesima franchezza (cioè senza fare più sciacallaggio…) che l’Unione Europea si era tenuta colpevolmente distante dal primo, grande problema riguardante tutta la comunità europea oltre all’Italia, si è incominciato a muovere qualcosa nella testa sempre impeccabilmente pettinata della signora Ursula von der Leyen, la presidentessa della commissione europea. Tanto da farle affermare «Siamo tutti italiani» e promettere un po’ di miliardi per farci uscire in piedi dalle grinfie del Covid -19.
E d’altronde – anche se Conte continua a non volerlo capire – non si può fare tutto da soli, non si può dopo che ha fatto la terribile frittata, invocare la solidarietà di tutti se qualcuno poi non si spende per fare una cosa a lui piuttosto ignota: raccontarla giusta agli italiani. Anche a costo di beccarsi dello “sciacallo” o anche peggio per dire, ad esempio, che nella comunicazione fatta da Conte al Paese poche ore fa c’era poca farina del suo sacco e molti dei suggerimenti dell’odiato Centrodestra.