Lo smacco e il risentimento di Letta-federatore sono duplici, visto che la coppia politica dell’anno sta per convolare a nozze pur essendo stata eletta nel suo partito che, evidentemente, ha usato come un taxi per raggiungere l’obiettivo finale di ritagliarsi, altrove, una facile e sicura leadership. Certo che, dopo lo “Stai sereno Enrico” di Renzi del 2014 e quello che gli ha appena rifilato Calenda, sarà difficile per il segretario del Pd scrollarsi di dosso la nomea di grande fesso della politica italiana
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Non v’è dubbio che il nostro Paese stia contemporaneamente vivendo un dopoguerra, dopo la pandemia, e una guerra, quella in Ucraina, in uno dei periodi più complessi e difficili della storia dell’umanità, perfino più difficile di quello che fece seguito alla II Guerra Mondiale. Quegli anni non furono facili, né potevano esserlo, dal momento che non dovevamo soltanto tirarci fuori dalle macerie morali e materiali di una bruciante sconfitta, ma anche da quelle di una guerra civile. Infatti, dopo l’attentato al leader dei comunisti Palmiro Togliatti da parte di uno studente squilibrato, il 14 luglio 1948 stava per scoppiare un altro finimondo in Italia, tant’è che il più sanguigno e testa calda tra i comunisti di allora, Giancarlo Pajetta, in un impeto tardo resistenziale, pensò di andare a occupare la Prefettura di Milano. Poveretto, dovette rimanerci male quando, dal suo letto d’ospedale, Togliatti gli chiese: «E adesso che ce ne facciamo di una Prefettura?».
La stessa domanda ce la dovremmo fare in questi giorni di passione pre-elezioni: «E adesso che ce ne facciamo di un Centrosinistra che chissà se sopravvivrà alla sua recente Caporetto, di un Centrodestra che non si mette d’accordo nemmeno sulle fantasiose proposte che Berlusconi e Salvini vanno facendo in questi giorni agli italiani e di un Centro Renzi-Calenda condannato alla damnatio memoriae ancor prima di nascere?». Ciò perché lo smacco e il risentimento di Letta-federatore sono duplici, visto che la coppia politica dell’anno sta per convolare a nozze pur essendo stata eletta nel suo partito che, evidentemente, ha usato come un taxi per raggiungere l’obiettivo finale di ritagliarsi altrove una facile (e sicura) leadership.
Povero Letta, dopo lo “Stai sereno Enrico” di Renzi del 2014 e quello che gli ha appena rifilato Calenda, sarà difficile per lui scrollarsi di dosso la nomea di grande fesso della politica italiana.
Comunque, ammesso che l’alleanza Azione e Italia Viva riuscisse a portare in Parlamento qualche decina di candidati col proporzionale, perché per il resto nisba visto che nei collegi uninominali una tale alleanza non ha possibilità di piazzare candidati, dove si collocherebbe: alla destra del Centrosinistra o alla sinistra del Centrodestra? La domanda non è retorica perché due narcisistici manovrieri, come Renzi e Calenda, molto difficilmente accetteranno di rimanere fuori dai giochi che s’innescheranno a partire dal prossimo 26 settembre, anche perché – a differenza di tutti gli altri – un programma condiviso essi lo hanno: la realizzazione della cosiddetta Agenda Draghi.
Anche se non si capisce con chi, oltre a loro due, la condividerebbero sta’ mitica Agenda, posto che nei tre schieramenti in prefigurazione nel fronte opposto vi sono partiti che hanno sempre votato contro Draghi, e altri che lo hanno addirittura mandato a casa per non fargliela attuare. Togliatti però, alias il Migliore, pur essendo stato il campione di un’aberrante ideologia, aveva i cosiddetti che gli fumavano, e oggi si domanderebbe che cazzo ce ne faremo di una classe politica così malmessa dopo le elezioni.
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