Dopo 300 giorni di guerra, considerazioni del Generale Cosimato

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Secondo l’alto ufficiale e presidente dell’Associazione Centro Studi Sinergie, abbiamo un Parlamento pieno di atlantisti i quali, però, non hanno capito che, dopo l’agreement di Madrid sottoscritto da Mario Draghi lo scorso mese di giugno, l’Italia si è assunta l’impegno di rivitalizzare il suo contributo alla Nato, il che le impone di rivedere il modello di difesa aumentando gli investimenti fino al 2% del Pil, un impegno che come al solito, sostiene il generale, non saremo in grado di rispettare

– Enzo Ciaraffa –

Siamo praticamente arrivati alla fine dell’anno e, purtroppo, anche a 300 giorni di guerra, dall’invasione russa dell’Ucraina, un Paese che, nonostante sia quotidianamente sotto i missili, sta facendo pagare un duro prezzo agli invasori. Va da sé che questa situazione di sostanziale stallo non può durare un altro anno, anche se al momento non si vede una soluzione all’orizzonte. Per tentare un’analisi a riguardo, ospitiamo il Generale della riserva Francesco Cosimato, che è anche il presidente dell’Associazione Centro Studi Sinergie, al quale facciamo la prima domanda quasi a bruciapelo: il neo imperialismo russo impone di reimpostare, e rapidamente, la nostra sicurezza?

Sì, certo, anche perché con la cosiddetta “riforma Di Paola” del 2014 avevamo smesso di ritenere possibili dei conflitti convenzionali e ridimensionate le forze per le attività di mantenimento della pace. Quel documento è stato superato dagli eventi, perché i conflitti convenzionali sono evidentemente possibili, anche in Europa che, però, non ha una sua dimensione militare e si muove a rimorchio degli Stati Uniti. L’Italia, in particolare, non ha avuto sinora una classe dirigente capace di immaginare un ruolo internazionale per il nostro Paese.

Ma la nostra sicurezza è anche una questione di “volumi”, ossia di uomini e di armamenti, e non mi pare che in questi due settori i nostri numeri siano rassicuranti. Sicché, per evitare in futuro di subire il brutale trattamento che la Russia sta riservando all’Ucraina, forse ci conviene tenere ben stretto l’alleato americano.

La firma da parte di Mario Draghi del nuovo concetto strategico del giugno scorso a Madrid chiede proprio un deciso innalzamento del nostro ruolo: tener stretto un alleato senza avere nessuna capacità militare e strategia politica serve solo a farsi coinvolgere nella lunga serie di guerre Usa che ci sono state e ci saranno, anche a nostro danno come quella in Libia e l’attuale in Ucraina. Poi, bisognerebbe capire se siamo noi che ci dobbiamo tenere stretti gli alleati americani, o sono loro che ci tengono stretti con il meccanismo degli impegni Nato che noi non rispettiamo mai.

Su quest’ultimo punto spiegati meglio Generale.

Dagli anni Sessanta noi accettiamo obblighi di spesa militare e di livelli di forze che non rispettiamo mai e di cui gli americani si lamentano. Abbiamo un Parlamento pieno di partiti atlantisti i quali, però, non hanno capito che dopo l’agreement di Madrid dobbiamo reimpostare il nostro modello di difesa portando la spesa militare al 2% del Pil, un impegno che non siamo in grado di rispettare. Sicché, non raggiungendo la capacità operativa richiesta, continueremo a essere irrilevanti e, allo stesso tempo, non potremo rifiutarci di sprecare inutilmente contingenti in giro per il mondo senza averne alcun pratico vantaggio.

A proposito della guerra in Ucraina, ogni tanto spuntano fuori gli accordi di Minsk: vuoi spiegare ai lettori del blog in che cosa consistono.

Gli accordi di Minsk furono un tentativo di soluzione della crisi della Crimea del 2014, quella che ha portato poi alla guerra attuale. Furono voluti da Angela Merkel e Francois Hollande. Articolati in due protocolli, uno del 2014 e uno del 2015, essi avrebbero dovuto portare al riconoscimento dei confini ucraini, da una parte, e ad una autonomia delle regioni russofone dall’altra. Nel frattempo l’Ucraina ha preferito stabilire un accordo di partenariato con gli Usa che, revisionato più volte fino allo scorso mese di novembre, dichiarava di volere la pace in Europa, ma ha spinto la Russia alla guerra. Si è preferito, da entrambe le parti, buttare all’aria quegli accordi e fare una guerra in Europa, che è quello che, secondo me, volevano gli americani.

Ho la molto sgradevole sensazione, lo confesso, che tu voglia mettere in qualche maniera sullo stesso piano la Russia di Putin e i nostri alleati statunitensi. È così?

No, ma non m’interessano le questioni teoretiche, non mi interessa sapere chi deve comandare il mondo, che dovrebbe essere libero. Gli Usa hanno da molto tempo intrapreso la strada dei conflitti che sono funzionali ai loro interessi, mentre la Russia ha la sua dottrina che prevede un’area di sicurezza che non è disposta a cedere per un allargamento indiscriminato della Nato.

E allora come la mettiamo con l’ingresso dell’Ucraina nella Nato.

Forse non è chiaro a tutti che l’Ucraina, per le sue dispute territoriali con la Russia, non ha le caratteristiche previste dal Trattato del Nord Atlantico per l’ingresso della Nato.

Putin come uscirà dal pantano ucraino.

Come ne uscirà al momento non sono in grado di prevederlo, resta il fatto che la Russia rimane una potenza transcontinentale, energeticamente autosufficiente, che non si potrà ridurre a una potenza regionale, anche per i legami che si stanno formando con Cina, India e Paesi del Golfo Persico: un pessimo risultato della politica dei gruppi di pressione statunitense su Biden.

Per quanto riguarda l’instabilità dell’Africa, con la Cina, la Russia e la Turchia sempre più presenti in quel continente specialmente nell’area mediterranea che per noi è vitale, come potremmo contenerne la pressione senza avere gli Stati Uniti e la Nato alle spalle. Sull’Unione Europea non c’è molto da far conto perché, come si sta vedendo in questi giorni, alcuni suoi membri, qualcuno anche di alto livello, sono pronti a vendersi al migliore offerente in barba a schieramenti e principi.

Devo rammentare che gli Stati Uniti, insieme alla Francia e alla Gran Bretagna, sono stati i primi a ledere in nostri interessi energetici ed economici in Libia. Perciò, sperare in un aiuto degli Usa per rimettere a posto il nostro bilancio energetico è una pia illusione. L’Unione Europea, in Libia come su altri temi, ha dimostrato di essere una burocrazia preda di chiunque gli metta una mazzetta di denaro in mano, come dimostrano le recenti risultanze dell’indagine belga al Parlamento Europeo. Va bene essere alleati con gli Usa per la difesa dell’Europa, ma questo non vuol dire che noi non si possa avere la capacità di giocare un ruolo nel Mediterraneo, ora al minimo storico proprio perché abbiamo seguito l’America e l’Unione Europea.

Generale, non trovi che la ragione dei problemi dell’Italia, e, in ultima analisi, anche di quelli dell’Ucraina sia in un paradosso a scatole cinesi: noi siamo un protettorato dell’Europa che a sua volta lo è degli Usa e dell’Alleanza Atlantica.

Sì, certo, con una classe dirigente che sa solo dire «Ce lo chiede l’Europa – Siamo atlantisti», ma senza metterci mai un euro, noi possiamo anche arrivare ad autodistruggerci come si sta autodistruggendo l’Ucraina.

Così scivoliamo verso il sovranismo.

Il sovranismo non è una bestemmia, è un grido di libertà.

Generale, puoi sostenere che la tua visione complessiva su quanto sta accadendo in Europa e nel mondo sia immune da pregiudizi antiamericani?

Non ho pregiudizi contro gli americani, credimi, ho lavorato con loro in molte occasioni, ho dovuto imparare la loro lingua. Unico italiano in Kossovo, ho vissuto cinque mesi in un loro accampamento e il solo giornale che potevo leggere era “Stars and Stripes”. Grande apprezzamento per la gente, al netto delle isterie del radicalismo chic del “liberal” della costa est, ma questo non mi impedisce di vedere i problemi che essi ci creano. Io sono italiano e non sopporto che si provochi una guerra in Europa per acquistare gas Usa in forma liquida. Dietro gli aulici ideali d’Oltreoceano ci sono interessi chiari e gretti.

Chiudo proponendoti una considerazione alla quale spero tu voglia dare un contributo di pensiero finale. La considerazione è questa: tra lobbisti europei (pare che soltanto a Bruxelles ve ne siano 14.000,00 accreditati) e oligarchi russi quali sono gli spazi per l’indipendenza della politica?

Purtroppo, gli oligarchi non stanno solo in Russia, ma ovunque nel mondo.

E quindi?

Soltanto avere un Dio, una Patria e una famiglia ci può salvare dalla corruzione. L’Europa sarà indipendente soltanto se saprà diventare una nazione o qualcosa di molto simile; l’Italia dovrebbe avere più facilità a tornare a essere una nazione, visto che lo era già.

Vale a dire che…

Dietro le ideologie globaliste ci sono solo valigie piene di soldi.

Stante la plumbea situazione internazionale che volente o nolente ci coinvolge tutti, come faresti gli auguri di Natale agli italiani.

Affidandomi al mio Re spirituale, Gesù Cristo, a lui raccomanderò l’Italia e le persone alle quali voglio bene.

E a quelle che non te ne vogliono?

Anche a loro augurerò un sereno Natale.

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