Dopo essersi presumibilmente beccato un cazziatone dal Colle per le castronerie dette del suo ministro della salute in televisione, Conte ha un bel dire che non ha mai ha pensato di mandarci le teste di cuoio in casa in occasione dell’affollato compleanno della nonna, e che quella di non far festa in casa era soltanto una sua personale raccomandazione affinché non invitassimo più di sei persone, oltre agli occupanti fissi della casa. E poi c’è il problema delle famiglie numerose
– Enzo Ciaraffa –
Non so quale sia il team giuridico che supporta il governo (che ormai si avvale del parere di un team tecnico scientifico anche per andare a cesso), ma di certo non deve essere un granché perché l’ultimo DPCM sul Covid-19 è ancora più astruso e, se possibile, più illogico dei precedenti, ma soprattutto denota una scarsa cultura giuridica. Infatti, una delle disposizioni contenute nel predetto documento e poi stralciata è stata anticipata dal ministro della salute Speranza in televisione, che evidentemente pensava di essere nella Russia dello zar e di disporre dei cosacchi del Don invece che della Polizia di Stato: «Proveremo a incidere su alcuni pezzi della vita delle persone che consideriamo non essenziali. Ci sono cose che sono fondamentali e cose che non sono fondamentali […] Io ho proposto che vengano vietate tutte le feste, che possono essere evitate […] Ma è chiaro che aumenteremo i controlli, ci saranno le segnalazioni». Cioè le spiate dei vicini? Questo è certamente cretino! E mi assumo tutte le responsabilità penali per un tale, dichiarato convincimento.
Dopo cotanta uscita, per una rampognata di Mattarella immagino, il premier Conte, per tentare di mettere una toppa alle castronerie dette dal suo ministro appena qualche giorno prima, se n’è venuto con una precisazione che voleva essere rassicurante ma, in realtà, è sembrata esattamente ciò che era, una regale condiscendenza: «Non manderemo le forze di polizia nelle abitazioni private. È comunque fortemente raccomandato di evitare feste e di ricevere persone non conviventi di numero superiore a sei». Come dire che la polizia potrebbe irrompere nelle nostre case ma non lo farà, almeno per ora, perché abbiamo un governo buono, bello ed efficace, sulla cui democraticità vigila lui, il mitico “Don Giuseppi 0’ pallonaro”. Perché, vende le palle? No, le dice!
Sì, perché in un Paese che definire sinistrato è eufemistico, mette davvero il morale a terra il rilevare che un ministro laureato in scienze politiche e un premier avvocato non conoscano neppure l’articolo 14 della nostra Costituzione: «Il domicilio è inviolabile. Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale…». È la Costituzione che ci fa sentire al sicuro, non le loro minchionate!
Dopo essersi beccato il cazziatone dal Colle, Conte ha un bel dire che lui è un democratico autentico, che mai ha pensato di mandarci le teste di cuoio in casa all’affollato compleanno della nonna, e che quella di non far festa in casa era soltanto una sua personale raccomandazione affinché non invitassimo più di sei persone, oltre a noi occupanti fissi della casa. E qui, per me, sorge un altro problema: in famiglia siamo dodici!
Oddio, pur non avendo mai potuto immaginare che saremmo scesi a livello della Cina Comunista per quanto riguarda la famiglia (quanti figli fare da quelle parti lo decide il partito-stato), ci provai tanti anni fa a consigliare la continenza ai miei figli ma quelli, giovani, fiduciosi nella vita e nel futuro di questo Paese non se ne diedero per inteso e, a mio dispetto, si moltiplicarono come ormai non possono più fare neppure i cinesi. Visto che siamo così numerosi che cosa farò adesso, riceverò a tranche figli, generi, nuore e nipoti? Stabilirò una sorta di Parents day, nel senso che i primi sei che arriveranno nel giorno stabilito entreranno in casa e gli altri resteranno fuori? O mi adeguo alla moda del momento e mi metto a fare il padre in smart working con un bel video collegamento interfamiliare tutte le sere?
Anche se ritengo che questa epidemia da Covid-19 stia giovando in modo particolare ai governi con scarso mandato popolare e nessun senso della democrazia, ne ho ancora rispetto, perché rispetto i miei simili e, pertanto, neppure in ipotesi vorrei essere causa del male di qualcuno. Indosso, perciò, puntualmente la mascherina senza credere nella sua utilità all’aperto, mantengo il cosiddetto distanziamento sociale e curo con accresciuta attenzione l’igiene. Tutto questo, però, non mi impedisce di fare un’amara considerazione: nella sua storia futura, difficilmente questo Paese avrà a governarlo una banda di pericolosi cretini come questi che oggi occupano molte delle più alte cariche dello Stato.
E non sono neanche d’accordo sul fatto che il presidente Mattarella sia l’ultimo baluardo contro la deriva istituzionale perché, dopo i tanti suoi silenzi e l’indifferenza di fronte all’acclarata disarmonia tra volontà del Paese e rappresentanza parlamentare, non sta affatto espletando il ruolo di baluardo della deriva istituzionale ma, semmai, di arbitro cieco e sordo. Quando vuole lui però.
Non si offenderà, perciò, il signor presidente se la sera del prossimo 31 dicembre non starò ad ascoltare le sue litanie, che quest’anno avranno anche il discutibile sapore della novità, bensì le urla, i litigi e le grida festose dei miei nipotini. Fidando, ovviamente, che non bussino alla porta i cosacchi del compagno Speranzoff e, dopo averci contati, ci deportino in qualche gulag sulla Maiella, dove ci infliggerebbero la terribile tortura di farci ascoltare il discorso presidenziale ogni dieci minuti.