Dal Venezuela all’Italia nel sogno della libertà

People queue in front of a supermarket in San Antonio de Tachira, Venezuela, close to the border with Colombia on August 27, 2015. Venezuelan President Nicolas Maduro ordered the border between Tachira and the Colombian department of Norte de Santander closed last week in response to an attack by unidentified assailants on a military patrol, which wounded a civilian and three soldiers on an anti-smuggling operation. AFP PHOTO / GEORGE CASTELLANOS

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Soltanto nel biennio 2015 – 2017, un milione e seicentomila venezuelani, uno ogni venti abitanti, ha lasciato la propria patria per dirigere verso i Paesi confinanti, altri invece hanno raggiunto l’Europa e il Nord America

– Donato Tesauro –

Lo scorso 20 maggio, mentre in Italia dopo sessanta giorni di tira e molla tra i partiti ancora non s’intravedeva uno spiraglio per la formazione del nuovo governo, altre elezioni si svolgevano in quello che da ricco e moderno Paese, dopo pochi anni di Revolucion, si è ridotto letteralmente alla fame: il Venezuela.

Dalla morte di Hugo Chavez, Nicolàs Maduro vi ha assunto il potere, che ha mantenuto nonostante nelle elezioni parlamentari del 6 dicembre 2015 fosse stato battuto dalla coalizione Mud-Unità Nazionale con il 56,22% dei voti. Purtroppo la maggioranza ottenuta alla Asamblea Nacional dagli avversari di Maduro è stata messa in discussione e praticamente annullata dal Tribunal Superior de Justicia che, in effetti, è un organo esecutivo che avrebbe dovuto applicare semplicemente e banalmente le leggi promulgate dalla predetta Asamblea. Come se non bastasse, con un colpo di mano Maduro ha revisionato la Costituzione venezuelana nominando un’Assemblea Nazionale Costituente che di fatto ha esautorato il Parlamento eletto.

Il caudillo venezuelano, quindi, non ha l’approvazione neanche della metà della popolazione perché è al potere grazie a consultazioni elettorali talmente manipolate che le loro risultanze sono state disconosciute da ben quattordici Paesi della sola America Latina. Aggiungendo al tutto il fatto che Argentina, Brasile, Colombia, Canada, Cile e altri Stati hanno intenzione di richiamare i rispettivi ambasciatori di stanza a Caracas.

Nel frattempo, e soltanto nel biennio 2015 – 2017, un milione e seicentomila venezuelani, come dire uno ogni venti abitanti, hanno lasciato la loro patria dirigendo verso i Paesi confinanti, altri invece si sono diretti in Europa e in Nord America.

Intanto l’inflazione galoppa al 5000% annuo, con una moneta che ha perso il 90% del suo potere d’acquisto poiché, soltanto nel 2017, è stata svalutata cinque volte e con essa il salario minimo mensile dei venezuelani, sicché il loro stipendio medio oggi si aggira intorno agli 8000 Bolivares. Per capire in Italia in quali condizioni versano i venezuelani si consideri soltanto che un chilogrammo di zucchero costa 125.000 Bolivares…

Ma nella baraonda di cifre non bisogna dimenticare i protagonisti attivi e sconosciuti di questa tragedia collettiva, le persone e, per quanto possibile, le loro storie. Presso il Museo del Tessile di Busto Arsizio, nel corso di una manifestazione di street food/cibo venduto per strada, mi sono fermato al banco di una coppia di coniugi proveniente da Caracas che cucinava delle stupende e saporitissime arepas, focaccine di farina di mais, per la gioia dei nostri palati. E poi mi sono fermato a parlare anche con un’altra coppia proveniente da Valencia (Venezuela Settentrionale) con la quale, assieme a mia moglie che è anch’essa di origini venezuelane, mi sono cordialmente intrattenuto.

Ebbene, entrambe queste coppie sono emigrate verso il nostro Paese in cerca di una vita migliore e l’unica attività che hanno potuto esercitare per adesso è stata quella della somministrazione di pietanze tipiche venezuelane. Una delle due coppie, tra l’altro, aveva lasciato in Venezuela un tenore di vita elevato ed una professione ragguardevole come quella di architetto, eppure…

Mentre parlavamo coglievo nelle loro parole, nei loro occhi ardenti, un sentimiento che non aveva bisogno di ulteriori parole per farsi capire: «Mille volte meglio l’incertezza della migrazione alla tirannia!».

*Nella foto di copertina: Guardia Nazionale contro la gente affamata

Venezuelani che cercano da mangiare nei rifiuti di un mercato