I plurali della follia collettiva

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Non bisogna aver paura di sostenere che è pura follia quanto sta accadendo in fatto d’identità sessuale. È follia non in nome della religione o della morale, ma in nome di Madre Natura che ha impiegato oltre quattro miliardi di anni per selezionarci secondo un ordito che assicurasse la nascita e il prosieguo della vita mediante l’osmosi dei diversamente costituiti e non degli uguali. Come dire che per far proseguire la vita degli esseri umani su questa terra occorrono, invariabilmente, un uomo e una donna. A meno che non ci smentisca qualcuno con fondate argomentazioni su questo punto
– Enzo Ciaraffa –

Quando ero bambino conoscevo due sessi: il mio e quello del sesso opposto, anche se all’epoca si chiamavano pisellino e farfallina e noi bambini li valutavamo soltanto in termini idraulici, nel senso che pensavamo servissero unicamente per fare la pipì. In verità qualche dubbio sulla diversità tra maschi e femmine cominciò a venirmi quando iniziai ad interrogarmi sul perché di forme così diverse se la funzione era la medesima. Poi, un po’ temuta, un po’ attesa, arrivò l’adolescenza durante la quale, in modo naturale, mi si rivelò l’arcano.

A turbare un po’ la mia leopardiana “…soave, stagion lieta” intervenne l’incontro con un signore, una brava persona tra l’altro, che era vestito da uomo e aveva movenze da donna… mi dissero che era un ricchione e che non faceva del male a nessuno. Insomma, avevo appena iniziato a capire che il pisellino e la farfallina non erano soltanto escretori di pipì, che fui costretto a prendere atto che esisteva un altro mondo di piacere anche se, per fortuna del mio sviluppo psicologico, soltanto più tardi realizzai in quale parte del corpo di alcuni uomini fosse allocato quel mondo. Eppure non provai mai disprezzo o avversione per quelle persone, all’epoca rare, che vivevano la loro sessualità in modo diverso da me. E così venni su nel convincimento che sulla terra esistessero tre generi: il maschile, il femminile e quello degli allora ricchioni, oggi gay.

Ormai giovanotto, eravamo agli inizi degli anni Settanta, appresi in modo documentato dalle varie riviste osé allora in circolazione che esistevano donne inclinanti verso l’amore saffico… ed eravamo a quattro modi di vivere il sesso. Ma la visione di donne saffiche in posizioni inequivocabili neppure mi sconvolse più di tanto anzi, per una sorta di transfert psicologico, mi immaginavo beato – e porcellone – in mezzo a loro.

Poi qualcosa deve esserci sfuggito di mano perché, adesso che sono vecchio, mentre scrivo (ma il fenomeno è in evoluzione), apprendo che alle due identità sessuali che conoscevo da bambino se ne sono aggiunte almeno un’altra decina, come gender, transgender, cisgender, androgino, pangender, demiboy, demigirl, gender fluid, female to male, male to female. Insomma, in nome di un malinteso senso della libertà individuale, ognuno di noi può costruirsi su misura, e magari su base temporanea, l’identità sessuale mentre cattolici, scienza, media e buonsenso latitano o tacciono per vigliaccheria, per paura di eccitare la canea del politicamente corretto, invece di gridare all’abominio e porre un freno intellettuale a tale follia.

Ma come purtroppo sta avvenendo sempre più spesso, in nome del politicamente corretto, le scelte di porzioni marginali della società diventano il vangelo, sicché a ogni estremismo sessuale fa puntualmente eco la dichiarazione di qualcuno/a che si dichiara ancora più estremista, com’è successo negli Usa… e dove altro poteva accadere!

Fino a pochi giorni fa vivevo pasciuto e felice pur senza sapere dell’esistenza di Demi Lovato che, mi dicono, essere una nota cantautrice americana. Ebbene, questa signora si è dichiarata “persona non binaria” nel senso, immagino, che non si riconosce né nel genere femminile, né nel genere maschile e, come se non bastasse, ha chiesto di non essere più appellata con pronomi femminili, ma con essa e loro che in inglese si riferiscono al genere neutro. Certo, però, che essere persona non binaria deve essere proprio faticoso per la signora Lovato perché, da quanto ho capito, chi non si riconosce nella distinzione di genere uomo/donna si può percepire come entrambi o, con una fantasiosa serie di combinazione dei due generi, coniugati con tutti gli altri. Insomma si può essere tutto allo stesso tempo.

Intanto dico chiaro e tondo che considero pura follia quanto sta accadendo in fatto d’identità sessuale, e lo dico non in nome della religione o della cosiddetta morale, ma in nome di Madre Natura che ha impiegato oltre quattro miliardi di anni per selezionarci secondo un ordito che assicurasse la nascita e il prosieguo della vita, mediante la congiunzione dei diversamente costituiti e non degli uguali. Come dire che, per far proseguire la vita degli esseri umani su questa terra la cui sopravvivenza – a parole – starebbe a cuore a tutti, occorrono invariabilmente un uomo e una donna, da qui non si scappa. Chi lo ritenga, provi a smentirmi con fondate argomentazioni sulla questione. Tutto il resto lo si può intellettualmente accettare o non accettare, non è questo il problema secondo me, ma resta la sacrosanta verità di fondo: gli eterosessuali sono in perfetta armonia con la natura, tutti gli altri no. E questa mia è una semplice osservazione scientifica che nulla ha a che vedere col razzismo o con l’intolleranza, che vanno perseguiti sul piano penale, certamente non con disposti ideologici come, invece, vorrebbe il disegno di legge Zan.

Ma il clima di follia che in questi anni si sta creando intorno all’identità di genere non è colpa dei vari coming out di personaggi più o meno noti (o in cerca di notorietà), non è colpa delle minchiate della signora Demi Lovato e non è colpa neppure del silenzio della scienza che non esce allo scoperto, semmai è colpa dei media che, pur nell’ambito di sofisticate analisi, non hanno il coraggio di arrivare a concludere come la Sora Lella cinematografica e un noto trio comico napoletano degli anni Novanta: «A me pare ‘na strunzata».

E questo non per banalizzare il problema di chi non è in pace con il proprio genere, non per circoscrivere spazi di libertà individuale, ma semplicemente per evitare che, coloro i quali si sentono defraudati della loro normalità, facciano ciò che da millenni fa il genere umano quando non ne può più delle soperchierie del sistema: si ribella. E prima o poi dovremo farlo anche noi, perché sarebbe follia anti futurista consentire ai neonazisti del sesso di plasmare la società italiana, ovvero sessanta milioni di individui, ad immagine e somiglianza del più o meno milione di persone Lgbt che dovrebbero vivere in Italia, secondo l’andamento di un rilevamento ISTAT del 2012.

Queste cose si possono ancora scrivere in piena libertà? Si può ancora dissentire da chi vorrebbe costruire (con quali individui poi…) una società umana sterile per scelta e, perciò, senza futuro?

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